Nuovi aggiornamenti sul Mose di Venezia, al centro del dibattito politico nel corso delle ultime ore. Il segretario federale della Lega Matteo Salvini si è schierato al fianco del governatore Luca Zaia ed ha dichiarato in conferenza stampa al Senato: «Uno degli emendamenti che depositeremo alla manovra prevede 100 milioni di euro, i costi di gestione annua di manutenzione delle barriere anti-alluvione del Mose per i prossimi tre anni». L’obiettivo, ha aggiunto l’ex Ministro dell’Interno, è quello di mettere in esercizio «un’opera costata miliardi di euro e ferma sott’acqua». Come dicevamo, c’è anche chi si scaglia duramente contro il Mose, è il caso dell’attivista Luca Casarini: «Mi fa male vedere Venezia così perché Venezia è la mia città. Ma c’è anche tanta rabbia perché se è successo questo è colpa dell’incuria, dei miliardi buttati in una grande opera finta e inutile come è il Mose, solo un volano per intascare tangenti. Si dovrebbe smettere di trattare Venezia come un luna park», il suo commento ai microfoni dell’Huffington Post. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MOSE DI VENEZIA, IRA DI ZAIA
«Con Mose attivo avremmo evitato tanti problemi ma non a San Marco»: il Governatore del Veneto Luca Zaia analizza senza messi termini l’emergenza del maltempo che grava su Venezia, con relative polemiche attorno a quel Mose che ancora non funziona a regime. «Una cosa è certa – spiega ancora Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia – il Mose va finito e vogliamo partecipare alla gestione del sistema di barriere mobili, inserendolo in un piano più generale di regia che coinvolga anche idrovore, sistema antincendio o fognature. Dobbiamo difendere la città. Dopo i 194 centimetri del 1966 lo Stato capì che Venezia meritava una Legge speciale, biglietto da visita di tutto il Paese. Lo è oggi come allora. Di fronte a questa tragedia siamo tutti veneziani e abbiamo due scelte: o ci dividiamo o ci uniamo, anche come istituzioni»; nel frattempo a muovere critiche contro il Mose e la sua realizzazione ci pensa il Presidente della municipalità di Venezia-Murano-Burano, Giovanni Andrea Martini «Brugnaro? Non ha fatto nulla, ma le responsabilità sono di tutti quelli che dovrebbero portare questa voce a Roma, Regione compresa. Negli anni dell’approvazione del Mose con il sindaco Cacciari la città era rappresentata, aveva espresso la sua contrarietà, c’era stato un ascolto. Da allora in poi gli ostacoli non si sono mai risolti perché cresceva questa potenza di malaffare che ha imbavagliato un po’ tutto, che è riuscita a comprare un po’ tutto e a raccontare alla gente che sarebbe stato stupendo».
BRUGNARO (E CACCIARI) CONTRO IL GOVERNO
Secondo il Patriarca di Venezia e il sindaco Brugnaro stesso dietro al fallimento del Mose c’è la volontà del Governo di Roma di non voler più coinvolgere la Laguna dopo i noti scandali del passato: risultato però, lentezza ancora su tempi per commissario e lavori che al rilento non hanno evitato l’alluvione e l’alta marea eccezionale su Venezia. «Sul Mose non sappiamo niente. Sarebbe il caso ci facessero partecipare, non sappiamo niente, è gestito tutto da Roma, ma stavolta la gente è molto arrabbiata. E’ il momento in cui dobbiamo vedere assolutamente che funzioni, ci devono dire come è la situazione. Qui il Paese è di fronte al mondo: dobbiamo essere all’altezza di questa sfida», attacca il sindaco di Centrodestra questa mattina ad Agorà. Nel pomeriggio sono attesi Conte e il Ministro De Micheli, e proprio con la titolare del Mit il sindaco Brugnaro ha parlato questa mattina «La conta dei danni è inestimabile, una cifra enorme. Ho parlato con il ministro De Micheli, il governo ci sta aiutando, questi sono gli effetti degli sconquassi climatici». Chi invece attacca decisamente il Mose di Venezia, al di là dei ritardi, è l’ex sindaco Pd Massimo Cacciari: raggiunto dal Corriere Ticino, spiega «Al di là che ancora non sia in funzione, ma di base è sempre stata un’opera complicatissima. E ciò al netto degli aspetti di corruzione sorti attorno a essa, aspetti che in questa sede, in questo momento, non mi interessano. Un progetto di difficilissima realizzazione. La cosa è stata detta, denunciata, in modo anche tecnico, specifico, scientifico. Nessuno ha mai ascoltato. Tutti dietro al Mose e ai soldi del Mose, dai politici ai giornali, a tutti. E questo è il risultato».
CAOS A VENEZIA, POLEMICHE SUL MOSE
Venezia si allaga, il maltempo imperversa e l’acqua alta raggiunge il secondo livello più alto dal 1966 (187 centimetri di marea questa notte). Inevitabile e con profonda amarezza/rabbia da parte dei cittadini, la domanda spontanea: ma il Mose di Venezia perché non sta funzionando? Il Modulo Sperimentale Elettromeccanico è un’opera di complessa ingegneristica che servirebbe a separare la Laguna di Venezia dal Mare Adriatico, di fatto proteggendola da alata marea e alluvioni come quelle tragicamente in corso d’opera tanto ieri, quanto oggi e purtroppo anche domani. Una protezione avveniristica dall’altro costo che però ad oggi, purtroppo, non sta funzionando: i motivi sono semplici, non è ancora terminata nonostante sia in costruzione dal lontano 2003. Per 11 anni i lavori si sono avvicendati senza però arrivare a risultati concreti visto l’intervento della magistratura che ha indagato i principali membri (dall’ex Governatore Galan in giù) per aver ricevuto fondi illeciti. Dopo il patteggiamento ottenuto sulla pena, lo Stato nel 2014 ha di fatto commissariato il Consorzio Venezia Nuova (Cvn, ovvero l’ente concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione dei lavori) rendendo il Mose un’opera in costante incompiutezza visti i tanti commissari che si sono succeduti in pochi anni.
CHE COS’È IL MOSE DI VENEZIA E PERCHÈ NON STA FUNZIONANDO
Il Mose di Venezia nell’idea originale (degli anni Ottanta, poi aggiornata negli ultimi anni) doveva difendere la Laguna dall’acqua alta oltre i 110 centimetri: sarebbe servito eccome durante questa alluvione straordinaria e forse avrebbe evitato i due morti sull’Isola di Pellestrina oltre a diminuire gli enormi danni che l’alta marea sta provocando tanto agli edifici quanto alla Basilica di San Marco completamente allagata da ore. 78 paratie con meccanismo fatto di cassoni in cemento armato, cerniere e paratie è ancora un progetto in fase di costruzione e purtroppo i lavori sono in enorme ritardo: per questo, nonostante i 7 miliardi di spesa complessiva e il termine lavori che doveva essere del 2016, oggi la Laguna di Venezia ancora non riesce ad essere difesa dal “suo” Mose. «Ho sentito Zaia, c’è almeno mezzo miliardo di euro di danni. Ormai il Mose per mettere in sicurezza gran parte della città ed evitare questi disastri è pronto a entrare in funzione, occorre la cifra di 100 milioni di euro. Per evitare di mandare solo solidarietà andrò in Senato per presentare un emendamento che già in questa manovra trovi 100 milioni di euro per Venezia e i veneziani», ha rilanciato stamane l’ex Ministro Matteo Salvini, con tutta la politica che è intervenuta per spingere l’accelerazione di lavori e commissariamenti. Il Ministro D’Incà ha da poco annunciato «presto un Commissario al Mose, ho parlato con il sindaco di Venezia Brugnaro. Sarò nominato nei prossimi giorni». Intanto però San Marco è allagata e il conteggio delle vittime è gia a due persone: non certo un risultato “entusiasmante” per 7 miliardi già spesi di un’opera che potrebbe servire molto e che per il momento fa solo che arrabbiare i cittadini di Venezia (oltre ad indignare l’Italia intera).