Al Meeting di Rimini uno spazio di rilievo, che ogni anno attira numeroso pubblico, è quello riservato alle mostre. Tra le quindici di questa edizione ci sarà Il cavallo rosso di Eugenio Corti: le prove della storia, il lievito della vita. Abbiamo approfondito questa mostra con Elena Rondena, prima curatrice, docente dell’Università Cattolica, tra i fondatori del “Cantiere Corti” e collaboratrice del Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita Francesco Mattesini”, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Come è nata l’idea di questa mostra?
È nata in occasione della ricorrenza dei quarant’anni dalla data della prima pubblicazione del Cavallo rosso, 1983. Essa è una tappa ulteriore del “Cantiere Corti” che dal 2016 propone attività di studio, di ricerca e convegni per onorare la figura dello scrittore brianteo. Questa e le precedenti iniziative sono state promosse dall’Associazione Eugenio Corti, fondata e presieduta da Vanda di Marsciano Corti, vedova dello scrittore, e dal Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita Francesco Mattesini” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Come si è arrivati a definire il titolo?
Dopo un confronto fra i curatori, si è scelto per la mostra il titolo suggerito da Giuseppe Langella, già ordinario di letteratura italiana contemporanea e già direttore del citato Centro di ricerca: Il cavallo rosso di Eugenio Corti: le prove della storia, il lievito della vita. Riassume molto bene il percorso dell’esposizione presente al Meeting, infatti il romanzo storico di Eugenio Corti pone di fronte al lettore le numerose prove che l’uomo è chiamato ad affrontare, alcune date dal naturale svolgimento delle tappe della vita (l’infanzia, la giovinezza, la ricerca di un lavoro, l’innamoramento) e altre generate dalle scelleratezze degli uomini, quali lo scoppio della Seconda guerra mondiale con tutte le sue conseguenze. Ma Eugenio Corti attraverso le molteplici storie dei protagonisti del romanzo ci presenta ciò che permette alla loro vita di prendere forma, di lievitare, proprio come si evince dalle parabole del Regno alle quali con il titolo della mostra si allude.
Come si sviluppa la mostra ?
È suddivisa in cinque sezioni per un totale di circa una trentina di pannelli, un terzo dei quali sono grandi foto o sulla ritirata di Russia, o dell’Archivio Corti. All’interno ci saranno documenti inediti (ad esempio una significativa lettera di Eugenio Corti a Mario Apollonio), oggettistica bellica dello scrittore e tre filmati con letture dal Cavallo rosso interpretate dall’attore Matteo Bonanni, interviste rilasciate dallo stesso Corti, interventi di personalità significative. Al termine della mostra vi sarà anche uno spazio Arena, nel quale, oltre a ulteriori video di approfondimento, giornalmente i curatori e altri esperti di Corti daranno vita a momenti di dialogo e confronto sui personaggi del romanzo e sull’autore.
Quali problemi avete incontrato per la sua realizzazione?
Non abbiamo incontrato difficoltà particolari, semmai la vera sfida è stata quella di lavorare su molti materiali di prima mano, documenti, lettere, minute, e ricercare fotografie e interviste, mai visionate prima d’ora, non da ultimo la consultazione del Fondo Eugenio Corti presso la Biblioteca Ambrosiana, ancora in attesa di un’adeguata catalogazione.
Chi ha collaborato? Ci sono più realtà che portano il nome di Eugenio Corti: Associazione, Centro Studi, Associazione Culturale Internazionale. Che ruolo hanno avuto nella realizzazione della mostra?
I curatori sono i seguenti: Elena Rondena e Giuseppe Langella, del Centro di ricerca “Letteratura e Cultura dell’Italia Unita Francesco Mattesini”, Università cattolica del Sacro Cuore di Milano; Giulio Luporini, Paola Scaglione, Renato Mambretti, Franco Camisasca, Alessandro Rivali, Francesco Righetti, Camilla Gaetano, Gianfilippo Filippi. Alla mostra hanno collaborato diversi enti: l’Associazione Eugenio Corti presieduta, come detto sopra, dalla signora Vanda di Marsciano, il cui apporto è stato fondamentale, non solo per la sua realizzazione, ma anche per aver aperto casa Corti, permettendoci di fare foto e di reperire quei materiali che sono ancora da lei custoditi; l’Associazione Culturale internazionale Eugenio Corti, il cui presidente è Francesco Righetti, che da anni divulga gli eventi cortiani; la casa editrice Ares, che da decenni pubblica le opere di Eugenio Corti e che ci ha permesso di ricostruire alcuni passaggi significativi della storia editoriale del Cavallo rosso; da ultimo ha collaborato anche il Centro Studi Eugenio Corti di Besana in Brianza, il paese natale di Eugenio, che è stato inaugurato il 31 maggio 2022, nato per promuovere lo studio e la ricerca sulla figura e l’opera del concittadino, grazie al quale potremo portare in mostra alcuni oggetti personali dell’autore. Infine si è aggiunta l’Associazione Culturale “Tu fortitudo mea” di cui è presidente Giulio Luporini.
Quali sono gli aspetti più rilevanti della mostra e cosa i curatori vorrebbero suscitasse?
La mostra intende evidenziare, nella sua vera luce e in una prospettiva di autentica comprensione, il posto fondamentale che Il cavallo rosso ed Eugenio Corti occupano all’interno della letteratura del Novecento, sottolineandone il loro straordinario valore umano e cristiano per la cultura di oggi. Si propone una rilettura delle 1280 pagine del Cavallo rosso, con particolare attenzione alle dinamiche che hanno portato l’autore a concepire l’attività dello scrivere come un compito assegnatogli dalla Provvidenza. Il percorso infatti intreccia la biografia dell’autore brianteo con le vicende narrate nel romanzo, osservando, per certi aspetti, quasi una sovrapposizione fra la sua vita e il contenuto dell’opera. Corti, salvatosi durante la tragica esperienza della ritirata di Russia, si è sentito chiamato a obbedire a una speciale investitura. Consapevole che avrebbe dovuto render conto dei talenti ricevuti, non si è accontentato di essere un “figlio del secolo”, ma si è assunto, piuttosto, il ruolo di “profeta del suo tempo”, provando a leggerne i segni, anche tragici, le insidie e le minacce spaventose, senza mai deflettere o venire a compromessi, denunciando il male fino a coglierne le dimensioni più profonde.
Un autore che ci aiuta a comprendere i segni dei tempi.
Assolutamente sì. Non ha disdegnato, all’occorrenza, il confronto polemico, quando si trattava di difendere le “tavole della legge”; si è fatto anche, forte della sua fede, giudice della storia, in una prospettiva però escatologica, che non chiude mai le porte alla virtù teologale della speranza, come esemplarmente dimostrano la struttura e i titoli delle tre sezioni in cui è scandita la vicenda del romanzo, comprensibile solo sulla falsariga dell’Apocalisse: Il cavallo rosso, Il cavallo livido e L’albero della vita. Confidiamo che con questa mostra si torni a leggere Il cavallo rosso e si riscopra un autore della nostra letteratura italiana che ha contribuito e ancora contribuisce a leggere i segni dei tempi che quotidianamente ognuno di noi si trova a dover affrontare.
Oltre la mostra e lo spazio Arena con spazio di dibatti e confronto con curatori e altri esperti ci sono stati altri eventi legati a Corti?
Nei padiglioni del Meeting si è tenuta la sesta edizione del Premio Internazionale Eugenio Corti. Nato nel 2018 per promuovere lo studio e la ricerca dello scrittore brianzolo, al conferimento del premio per la miglior pubblicazione e la miglior tesi di laurea hanno partecipato più relatori, costruendo così un seminario a più voci. Hanno dato la loro adesione il professor Giuseppe Langella, Vanda Corti, moglie dello scrittore e presidente dell’Associazione Eugenio Corti, Mons. Massimo Camisasca, già vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e il professor Uberto Motta, Université de Fribourg. In chiusura, i vincitori del Premio hanno dato conto delle loro ricerche sull’opera di Corti. Brani toccanti dell’autore sono stati interpretati da Matteo Bonanni e accompagnati da un Coro di Alpini Universitari.
(Marina Seregni)
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