Mostro di Firenze: la possibile svolta nel cold case, iniziato nel 1974 con la serie di duplici omicidi di coppiette che insaguinò le campagne fiorentine fino al 1985, potrebbe arrivare da un Dna ignoto isolato su uno dei proiettili dell’ultimo crimine, l’uccisione dei francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili a Scopeti. Si tratta di una traccia che ricorrerebbe, secondo l’ematologo Lorenzo Iovino consulente dei familiari dei due giovani uccisi, in almeno altri due delitti attribuiti al serial killer, quelli del 1983 e del 1984 in cui morirono Horst Wilhelm Meyer, Jens-Uwe Rüsch, Pia Rontini e Claudio Stefanacci.



Kraveichvili, prima di morire, potrebbe aver lottato con l’assassino come un’altra vittima del Mostro, Stefania Pettini, assassinata con il fidanzato Pasquale Gentilcore a Sagginale, Borgo San Lorenzo, proprio nel 1974. Ed è per questo che l’avvocato Vieri Adriani, che assiste le famiglie dei francesi, chiede anche la riesumazione della ragazza. La famiglia di quest’ultima, 50 anni dopo l’omicidio, ha rotto il silenzio ai microfoni di Repubblica attraverso le parole della cugina di primo grado, Tiziana Bonini, fornendo il consenso ad un eventuale esame sul cadavere. L’ipotesi è che sotto le sue unghie possano esserci tracce chiave per arrivare all’identità del Mostro di Firenze e chiudere, una volta per tutte, un giallo che va avanti da mezzo secolo senza soluzione.



Mostro di Firenze, il corpo di Stefania Pettini potrebbe “parlare”: la famiglia dice sì alla riesumazione

Se mi chiedono l’autorizzazione per riesumare il corpo di Stefania perché c’è una, una sola possibilità di scoprire la verità, io gliela do“. Sono passati 50 anni dal primo duplice omicidio ufficialmente attribuito al Mostro di Firenze in cui furono assassinati i fidanzati Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore (se si esclude quello del 1968 eseguito con la stessa arma, una Beretta calibro 22 proiettili Winchester serie H e a tutt’oggi di dubbia natura, vittime Barbara Locci e Antonio Lo Bianco), e la famiglia della ragazza, uccisa il 14 settembre 1974 a Borgo San Lorenzo, ha parlato per la prima volta con un intervento della cugina Tiziana Bonini ai microfoni di Repubblica.



I due giovani, poco più che 18enni, furono sorpresi dal killer mentre si trovavano a bordo di una 127 su una strada sterrata, immersi in un momento di intimità. Fu un duplice omicidio sconvolgente: Pasquale Gentilcore attinto da cinque colpi di pistola, Stefania Pettini accoltellata, trascinata fuori dall’auto e finita con una violenta scarica di fendenti. Nella vagina, un tralcio di vite. Secondo le risultanze medico legali, la ragazza avrebbe lottato con l’assassino prima di soccombere e forse, nonostante i decenni trascorsi, il suo corpo potrebbe fornire una risposta all’interrogativo emerso di recente con il ritrovamento di un Dna ignoto sulla scena dell’ultimo duplice omicidio avvenuto a Scopeti. Sotto le unghie di Stefania Pettini, proprio alla luce della colluttazione che avrebbe avuto con il serial killer, potrebbe trovarsi una traccia determinante per dare un nome e un volto all’assassino seriale che scatenò una vera e propria psicosi nell’Italia a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Non si esclude che lo stesso Dna, che ricorrerebbe in altri due casi, quelli del 1983 e del 1984, possa essere presente quindi anche nel caso Pettini-Gentilcore.

Mostro di Firenze, la firma del serial killer sui corpi delle vittime e sui reperti?

Potrebbe arrivare così la conferma di una “firma” del Mostro di Firenze, sebbene il tempo trascorso complichi notevolmente le possibilità di arrivare alla verità e ad una efficace comparazione: “Forse questa cosa doveva essere fatta 30, 40 anni fa – sostiene la cugina di Stefania Pettini –. Allora forse avrebbe avuto uno scopo. Oggi serve alla mia coscienza. Ammettiamo che si trovi quel Dna nei resti di Stefania, con chi si va a comparare? Oggi probabilmente il mostro è morto. In questi anni non ho mai pensato che si fosse vicini alla verità. Mai. Hanno voluto dare un Mostro alla popolazione. Pacciani, Vanni e Lotti (i cosiddetti “compagni di merende”, ndr) bene che siano finiti in galera ma non potevano essere gli esecutori“.

Tiziana Bonini sottolinea le falle investigative che hanno compromesso la scena del crimine nel caso di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore: il luogo del ritrovamento non fu isolato, vi entrarono decine di persone e senza alcuna cautela. Oggi, riporta ancora Repubblica, l’avvocato dei familiari delle vittime francesi, Vieri Adriani, ha pensato ad una raccolta fondi per la riesumazione del corpo di Jean Michel Kraveichvili in Francia e non si esclude che anche Stefania Pettini possa essere riesumata.