A poco meno di 40 anni dall’ultimo delitto mai attribuito al cosiddetto ‘Mostro di Firenze‘ – nel quale persero la vita Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, una coppia di francesi che si erano accampati in una piazzola di San Casciano Val di Pesa – potrebbe arrivare una svolta significativa che potrebbe mettere definitivamente la parola fine ad uno dei più misteriosi gialli italiani. Chi ha vissuto sul finire degli anni ’70 ricorderà bene la paura che si generò attorno alla figura del Mostro che nell’arco di solamente 11 anni uccise almeno 14 persone, tutte coppie e tutte appartate nei dintorni di Firenze; così come si ricorderà anche benissimo la lunga – lunghissima – sequenza di indagini, piste e nomi che negli anni si sono susseguiti e che continuano ancora oggi.
Per dovere di cronaca, è bene ricordare che negli anni ’90 si è giunti ai nomi di Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Pietro Pacciani – passati alla storia come ‘i compagni di merende‘ – e ritenuti tutti e tre colpevoli di almeno una parte dei delitti del Mostro di Firenze; ma è altrettanto vero che contro i tre uomini non sono mai state trovate prove concrete e tangibili, salvo la confessione parziale di Lotti.
L’interrogazione a Piantedosi: “La genealogia del Dna potrebbe risolvere il caso del Mostro di Firenze”
Tornando al presente, la ragione per cui si parla del Mostro di Firenze è legata ad un’interrogazione parlamentare visionata da AdnKronos e posta dalla deputata pentastellata Stefania Ascari al ministro degli Interni Matteo Piantedosi perché impieghi per le indagini le più moderne tecnologie sulla genealogia del Dna che – ricorda la deputata – “hanno permesso di risolvere numerosi cold cases negli Stati Uniti, inclusa l’identificazione del Golden State Killer”. Tecniche che dovrebbero essere utilizzate per identificare quel Dna trovato sui pantaloni delle ultime due vittime del Mostro di Firenze e che fino ad ora non ha mai dato alcun riscontro con le banche dati genetiche italiane.
“Queste tecniche”, continua Ascari sempre citata da AdnKronos, “attraverso il confronto dei dati genetici non elaborati, permettono di risalire fino ai cugini di quinto grado, facilitando così l’identificazione di parenti e, di conseguenza, del colpevole” e che potrebbero tornare utili “non solo per il caso citato del Mostro di Firenze ma anche [per] molti altri casi, come, ad esempio, quello dell’unabomber friulano”. Insomma, a fronte di un parare positivo da parte del ministro Piantedosi presto potremmo vedere riaperto il caso del Mostro di Firenze, e giungere finalmente – conclude la pentastellata – “dopo decenni” ad una “piena verità storica e giudiziaria [che] non è ancora stata accertata”.