Potrebbe ripartire la caccia al Mostro di Firenze: su un proiettile usato contro le ultime due vittime è stato trovato un Dna sconosciuto, presente anche sui proiettili di altri due omicidi. La scoperta è stata possibile grazie al lavoro del legale che assiste i familiari di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, le vittime francesi del serial killer delle coppiette, ma soprattutto all’esame dell’ematologo Lorenzo Iovino, il quale è partito dal lavoro svolto all’epoca dall’équipe del professor Ugo Ricci sul proiettile individuato nel 2015 nel cuscino della tenda della coppia uccisa nel 1985.



Il loro lavoro rilevava la presenza di un Dna completo, mentre Iovino grazie a tecniche sofisticate è riuscito a scorporare totalmente la sequenza, scoprendo che una parte si trova anche sui due proiettili usati in altri due duplici omicidi, quelli di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch del 1983 e quelli di Pia Rontini e Claudio Stefanacci dell’anno successivo.



L’ipotesi è che quel Dna sia la “firma” del Mostro di Firenze, rimasta sui proiettili quando ha ricaricato la sua arma. L’ematologo italiano, che lavora al Fred Hutch cancer research center di Seattle, negli Usa, a Repubblica ha dichiarato che quel Dna non corrisponde a quello delle vittime né al perito balistico che ha maneggiato il reperto né ad alcuni indagati, inoltre non risulta alcuna compatibilità con le tracce di Dna di altri sconosciuti che sono state isolate sui pantaloni delle vittime francesi.

“PRONTO A CHIEDERE RIESUMAZIONE DEL CADAVERE DI STEFANIA PETTINI”

Ora l’avvocato Vieri Adriani, che assiste la famiglia delle vittime francesi del Mostro di Firenze, chiede che vengano effettuati tutti gli accertamenti possibili, a partire dalle comparazioni con i reperti disponibili e col profilo delle persone indagate negli anni, ma preannuncia la possibilità, in caso di via libera dei parenti, di una richiesta alla procura di riesumazione del corpo di Stefania Pettini che, in base a quanto scoperto dal medico legale, potrebbe aver lottato con il killer, quindi non si può escludere che ci siano dei campioni biologici sotto le sue unghie.



La ragazza, che all’epoca aveva 18 anni, fu uccisa insieme al fidanzato 19enne, Pasquale Gentilcore: fu uno dei primi delitti attribuito con sicurezza al Mostro di Firenze. L’auspicio è che la chiave del giallo sia rimasta impressa sul corpo della giovane.

Del resto, quella del Mostro di Firenze è una vicenda ricca di presunti colpevoli, come Pietro Pacciani che è morto da innocente, mentre i compagni di merende, da Mario Vanni e Giancarlo Lotti, sono stati condannati definitivamente, ma solo per alcuni omicidi. L’ultima inchiesta, invece, è stata archiviata pochi mesi fa, ora però c’è un nuovo colpo di scena.

MOSTRO DI FIRENZE, SVOLTA DOPO 50 ANNI?

Non deve stupire, comunque, che una svolta del genere arrivi a quasi 50 anni da quei terribili fatti perché, come rimarcato da Iovino, all’epoca non esistevano esami genetici, quindi una seconda autopsia potrebbe fornire indicazioni utili. L’ematologo mette le mani avanti: potrebbe non emergere nulla a causa degli anni passati e dello stato di conservazione del cadavere, così come potrebbe emergere un Dna incompleto o non comparabile, ma Iovino ritiene che vadano effettuati gli accertamenti proprio per non lasciare nulla di intentato. Ora il legale chiederà alla famiglia di Stefania Pettini l’autorizzazione per procedere con la richiesta di riesumazione del cadavere.