Alice e Celine sono due amabili vicine di casa. La loro vita nei primi anni Sessanta scorre felice con pochi rimpianti, accessoriata di marito, figlio, casa elegante, giardino e televisore in salotto. Un mondo rassicurante e amichevole che si distrugge nell’attimo della morte accidentale di uno dei due figli, caduto da un terrazzo. L’amica del cuore, che si è accorta del pericolo, avrebbe potuto salvarlo?
Dalla pietà al rancore, dall’affetto al sospetto, dalla pace alla guerra, dalla difesa all’attacco, dalla colpa all’allucinazione. In un attimo è tutto e il contrario di tutto.
Mothers’ Instinct è il remake di un recente film europeo Doppio sospetto, prodotto da Francia e Belgio. Un appassionante thriller, sia nella versione originale, sia nella più recente versione americana, che ricalca però una trama che suona piuttosto consueta.
L’intrattenimento è piacevole, la tensione palpabile, ma la storia già vista. E rivista.
A impreziosire il film Mothers’ Instinct, l’interpretazione di Jessica Chastain e Anne Hathaway che il film l’hanno voluto e vissuto. Interpreti solide, viscerali, capaci di trasferire l’atroce dolore della perdita e l’incubo scarnificante del sospetto. Due donne rispettabili, nel film ambientato nei pastellosi anni Sessanta, grondanti di conformismo e stereotipi. Due donne capaci di conquistarsi il rispetto e l’ammirazione del vicinato, mostrandosi amabili mogli e amabili madri, come il “protocollo” suggeriva a quel tempo, e per molto altro tempo. Una struttura sociale (e abitativa) fondata su modelli preconfezionati di felicità, dove vigeva (e ancora vige) la legge dei “Joneses”, l’American Way of Life a cui tendere, come progetto di vita.
Lo scenario ricostruito, che puzza di verità, incornicia le emozioni incontrollate e incontrollabili di due mamme, una rapita dall’assenza, l’altra, confusa e infelice, travolta a giorni alterni dalla paura o dal senso di colpa.
È tutta immaginazione o un glaciale progetto di immeritata vendetta?
La domanda, che tiene vivo il film Mothers’ Instinct, si fa strada minuto dopo minuto a intorbidire la purezza dei sentimenti profondi che legano tra loro due madri, amiche di vicinato, interpreti di perfetta sorellanza.
D’altra parte, la santa legge del sospetto, il teorema hitchcockiano dell’inaspettato e la laurea in thrillerologia (che qualunque appassionato del genere potrebbe esibire) rovinano l’intensità delle scene, accompagnandoci per mano verso il finale. Già scritto nelle due o tre opzioni che la cinematografia riconosce come possibili.
Ed ecco dunque che, se andrete al cinema solamente per divertirvi, godrete del talento fattoriale e scenografico degli autori. E nulla di più. A volte, d’altra parte, bisogna sapersi accontentare.
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