Graziano, il papà di Valentino Rossi, ci racconta come ha visto la stagione che ha incoronato il pilota italiano campione del mondo per la nona volta. E non nasconde che gli piacerebbe che il figlio emulasse il grande John Surtees, l’unico finora capace di vincere il mondiale sia a bordo di una moto che di una vettura di Formula 1.



Graziano, è arrivato il nono titolo per Valentino, in una stagione, come anche lui ha affermato, difficile, anzi forse la più difficile. Secondo te quali sono stati i motivi?

Il motivo è semplicemente la presenza di avversari così forti come Jorge Lorenzo, Casey Stoner e Dani Pedrosa e per un pilota, il primo dei problemi da affrontare per vincere le gare e il campionato è quello degli avversari. Anche se poi, questa, diventa anche la maggiore delle motivazioni e il risultato di quest’anno, di conseguenza, diventa uno dei più importanti e dei più goduti di sempre per Valentino.



Il fatto che lui abbia avuto per compagno di squadra, quindi in casa sua, un peperino come Lorenzo lo ha condizionato?

Avere un avversario tra i più forti in casa comporta dei pro e dei contro: i contro sono senz’altro che lui adopera i tuoi stessi materiali e i vantaggi… gli stessi.

E Stoner e Pedrosa?

Stoner, purtroppo, ha avuto dei problemi di salute e non è stato della partita perché abbiamo visto, alla fine della stagione, quanto sarebbe stato efficace. Pedrosa, per fortuna, ancora non è continuo come gli altri, ma lo sarà presto. Addirittura, a tutto vantaggio dello spettacolo, l’anno prossimo potrebbero esserci due nuovi protagonisti in più. Quindi questo è stato un campionato con piloti straordinari e vincerlo è stato altrettanto straordinario.



Soprattutto nella seconda parte della stagione, abbiamo visto un Valentino che già al venerdì zoppicava con la messa a punto della sua moto, quasi sempre in ritardo rispetto al compagno di squadra Lorenzo. Perché?

Questo è un problema serio, di cui ha parlato anche Valentino ultimamente e dipende, secondo me, dal fatto che quando lavori da tanto tempo con lo stesso gruppo di persone, con le quali hai ottenuto molti risultati importanti, può succedere che il gruppo, pilota in testa, si sieda un secondo. Quando hanno cominciato quest’avventura con la Honda questo non succedeva. Mai, in nessuna gara. Poi, cinque anni dopo, succedeva che una volta in una stagione questo capitasse. Oggi è successo più volte. Semplicemente adesso occorre che i componenti del team di Valentino, e Valentino stesso, si guardino negli occhi e si rimbocchino le maniche e decidano di ripartire da dieci anni più indietro. Questa non è un’operazione così facile ma credo che sarà una delle cose più importanti per Valentino l’anno prossimo.

Tu hai visto Valentino crescere e maturare. Qual è la cosa che più ti ha colpito in questo senso? In che cosa lo vedi maggiormente cambiato?

Lo vedo cambiato di più nell’essere esattamente lo stesso di quando incominciò in 125. Questa straordinaria forza di non cambiare l’approccio alle gare e di partire oggi con la stessa voglia di vincere con la quale partiva nelle 125 è una cosa straordinaria, perché è una preparazione mentale molto importante e capisci anche quanto sia difficile da mantenere.

Tu hai affermato recentemente che ti piacerebbe vederlo guidare una “rossa” però a quattro ruote. Quali sono le cose che ti affascinano in questa sfida?

Non molte, solo alcune. Intanto la sfida di vincere con quattro ruote oltre che con due, che è riuscita a un solo pilota nella storia (John Surtees, ndr.): sarebbe quindi una sfida assolutamente affascinante. Significherebbe anche la voglia, la forza di decidere di smettere con le moto quando ancora sei il primo attore, il numero 1 perché se uno non trova una cosa altrettanto importante difficilmente ce la fa. E la Ferrari, così si chiamerebbe la “rossa”, sarebbe quest’altra cosa altrettanto importante.

 

Però lui pare attratto anche dalla sfida sulla “rossa” su due ruote che si chiamerebbe, in questo caso, Ducati. Anche questa altrettanto importante…

 

Assolutamente sì. Quella per Valentino sarebbe una sfida che anche lui ritiene affascinante: io sono sicuro che lui sarebbe veloce con la Ducati quanto lo è oggi Stoner. Io sono un po’ di parte in questo giudizio. Comunque resta una cosa molto intrigante. Per contro c’è il fatto che Valentino con Yamaha ha stabilito un rapporto tale che se non è la Yamaha in qualche modo a creargli un dispiacere, lui farà fatica a romperlo.

 

Perché?

 

Non solo per il grande rispetto che ha per Yamaha, ma per la grande stima che ha in Yamaha e per la soddisfazione che gli dà. Faccio un esempio: nei test di lunedì e martedì a Valencia la Yamaha è stata la più veloce, parecchio di più di quanto lo fosse stata nella gara di domenica e probabilmente, per l’anno prossimo, sarà ancora quella più competitiva. Per un pilota avere come compagna la moto più veloce conta abbastanza. Non per fare un confronto con la Ducati che è altrettanto veloce e competitiva, ma per dire che un pilota ha sempre un rapporto di grande amore con la sua moto e i rapporti di grande amore non sono facili da sciogliere.

 

Allora per il 2010 lo vedremo ancora combattere con i vari Lorenzo, Stoner e Pedrosa…

 

Ci metterei anche Spies e Simoncelli.

 

Quale sarà il più ostico per Valentino tra questi? Lorenzo?

 

Io provo una certa antipatia per Lorenzo che non provo, invece, per Stoner. Quindi dico che Stoner è un pochino più veloce degli altri. Però i risultati mi dicono che anche Lorenzo è veloce e quindi sono questi due gli avversari più temibili.

 

(Maurizio Saporiti)