Ha suscitato scalpore, entusiasmo, critiche e quant’altro la notizia che Michael Scumacher, dopo tre anni sabbatici, ha deciso di rimettere casco e tuta per sfidare se stesso e i piloti emergenti del mondiale di Formula 1.

Ma perchè mai un sette volte campione del mondo, fra gli sportivi più ricchi della storia, dovrebbe rimettersi al volante e affrontare nuovamente il rischio? La Ferrari, per bocca del presidente Montezemolo, è sicura che sulla Mercedes siederà il “fratello” di Schumacher, perchè quello vero non avrebbe mai tradito la Ferrari. Ma, ragionandoci bene, in cosa consisterebbe il tradimento?



Quando Schumacher era stato chiamato dalla Ferrari a sostituire l’infortunato Massa, il tedesco aveva fatto il possibile per dare una mano al casa di Maranello che, nel 2009, stava vivendo una delle peggiori stagioni, con una sola vittoria all’attivo. In realtà il collo, offeso da una caduta in moto, non aveva permesso all’asso tedesco di ritornare clamorasamente in pista, ma gli aveva consentito di elaborare una serie di riflessioni.



Il collo, molto sollecitato su una F1, non era una scusa, ma era anche vera la considerazione che la monoposto della Ferrari non era competitiva e, senza test, vietati per regolamento, era improbabile, se non in certe condizioni che potesse vincere (Fisichella con la Force India aveva sfiorato la vittoria e con la Ferrari non ha ottenuto neanche un punto).

Ma cosa era scattato nella mente di Schumi che, per testare le sue condizioni fisiche, aveva guidato una monoposto di due anni prima? È la molla che si attiva automaticamente in tutti i piloti, compresi i dilettanti come il sottoscritto.

Perchè si corre? Perchè si sale su una macchina da corsa per andare al massimo? Semplicemnte per assecondare un desiderio, per dare corpo a una passione o, più banalmente, per il gusto di farlo. Chi non ha questa molla, vi assicuro che non salirebbe su un’auto a girare intorno a un circuitio per un’ora e mezza.



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Aggiungo, anche se sono un modestissimo gentleman driver, che nessun pilota è incosciente. Percepisce benissimo i rischi che corre e anzi, il gusto maggiore che prova è andare ogni giro più veloce, andare sempre più vicino al limite superando il quale si va fuori pista. Con questa coscienza del nostro limite, guidare un’auto da corsa è un’esperienza entusiasmante che trasmette un indescrivibile piacere che non vorresti che finisse mai.

Per tornare alla scelta di Schumi, nessuno ha parlato di questa passione che lo ha spinto al ritorno in pista. Ma secondo voi, uno che ha dentro questo enorme gusto di correre, di fronte alla prospettiva di rimanere "uomo immagine" della Ferrari oppure diventare il "numero 1" del team Mercedes, cosa avrebbe dovuto scegliere?

(Giuseppe Finocchiaro)