Due giorni dopo, cominci a realizzare veramente quello che hai fatto o stai ancora planando nel limbo, preso dalla gioia?

“Assolutamente sì. E’ stato un giorno molto speciale. Per me, personalmente, è stato molto bello, ma anche il fatto che la squadra abbia raccolto un’altra doppietta è molto importante benché si direbbe quasi che sia stato dimenticato. Nelle ultime due gare, abbiamo sfruttato al massimo il nostro potenziale. Non avremmo potuto far meglio. Avevo già conquistato un paio di secondi posti, per cui sapevo che la tendenza e l’inerzia erano quelle giuste e che sarebbe presto toccato a me vincere. E’ bello esserci finalmente riuscito”.



Sabato sera, dopo aver conquistato la pole position, avevi detto “…adesso proveremo a fare il passo successivo e metterci tutto ciò alle spalle”. Nel senso che la soddisfazione è quasi maggiore della consapevolezza di quanto compiuto?

“E’ probabilmente così. Ho disputato molte gare e nella gran maggioranza di esse non ho avuto la possibilità di provare a vincere perché la macchina non ne era in grado, per giunta spesso c’era un tipo chiamato Michael Schumacher che costituiva un problema per conto suo. A quell’epoca, per puntare al successo bisognava avere una Ferrari od una McLaren. Ora, in questa nuova era della F1, si sono mischiati alla lotta altre squadre e sono felice che in questa nuova situazione alla Red Bull Racing siamo –finché lavoriamo nel modo giusto- in grado di lottare per posti sul podio e per la vittoria ad ogni Gran Premio”.



Hai ricevuto almeno un centinaio di messaggi di auguri prima della gara. Questo ha costituito una pressione extra?

“Ne ho ricevuti forse 80 o 90 dopo le qualifiche e forse 160 dopo la gara. Non so quanta gente ha il mio numero, accidenti! Ma per essere onesti, ero abbastanza rilassato in gara. Mi auguravo che si svolgesse sull’asciutto, perché questo avrebbe implicato un minor numero di decisioni da prendere. Sentivo che avremmo gestito le Brawn, e che la rivalità più preoccupante per me sarebbe stata quella di Sebastian ad un certo punto della gara. Poi, la corsa è ‘esplosa’ abbastanza velocemente con piloti come Heikki (Kovalainen) che sono entrati nella mischia ed anche con la mia penalità drive-through. Verso il quarantesimo giro circa, sapevo però che dovevo solo restare al mio posto ed arrivare al traguardo”.



Alcuni piloti come Mansell ed Hakkinen per esempio, hanno messo molto tempo per diventare numero uno. Ma in seguito sono stati inarrestabili. A parte il fatto che hanno, ovviamente, disposto di macchine competitive, ritieni che l’aver rotto il ghiaccio della prima vittoria, ti renderà più facile dare la caccia alla seconda ed alle altre?

“Ho attraversato il difficile guado della pole position e della vittoria, e questo può solo esser d’aiuto. Di certo non sarà un ostacolo. Già il fatto d’esser al comando e non alla rincorsa è stata una ‘prima’ per me. Spero, ora, che tutto ciò continui anche se non ho dubbi che ci aspettano alcune gare difficili in futuro. Cogliere il primo successo significa, comunque, che quando vincere sarà alla nostra portata ma la lotta intensa, le gare mi sembreranno più facili d’ora in poi”.

Dove e come hai festeggiato?

“Credo d’aver commesso alcuni errori da allievo alle prime armi. Sono rientrato in Gran Bretagna domenica sera tardi, proprio mentre agli antipodi, in Australia, si stavano appena svegliando… per cui, dopo aver dovuto rispondere e soddisfare tutta la stampa qui in Europa, ho dovuto ricominciare con quella del mio paese. Non ho smesso dalle ventuno alle due del mattino. Un sacco di gente mi ha anche chiamato per complimentarsi con me. Non sono riuscito a decidermi a spegnere il telefonino, per cui non ho dormito molto. Questo è certo!”.

Hai preso parte al debriefing alla sede della Red Bull Racing lunedì. Che tipo di accolgienza hai ricevuto?

“E’ stato incredibile. Come introduzione, hanno messo in diffusione l’audio della registrazione delle mie comunicazioni radio coi box quando ho tagliato il traguardo. Non avevo realizzato per quanto tempo avevo urlato. La risposta è stata incredibile. In fabbrica c’è ancora un sacco di gente con cui avevo lavorato già ai tempi della Jaguar e siamo rimasti assieme un bel po’. Ci sono anche un sacco di volti nuovi, che non sono in F1 da così tanto tempo e che sono al via di un incredibile avventura. Come squadra e come gruppo che lavora insieme, inclusi quelli della Renault, tutto quello che Dietrich (Mateschitz) ha fatto, ed Adrian (Newey) col suo gruppo e Christian (Horner)… abbiamo finalmente fatto saltare il lucchetto del successo. Gli scorsi ultimi anni sono indubbiamente stati tosti, ma oramai è chiaro che abbiamo sfruttato al meglio le nuove regole e mostrato che la nostra macchina lotta per le prime posizioni. Sappiamo che dobbiamo esser pronti alla sfida di altre squadre quest’anno, ma questa è la legge dello sport e siamo pronti per essa”.

Lunedì sera, hai cenato con la squadra australiana di cricket. Com’è andata?

“Ricky Ponting ha organizzato una cena della Fondazione per beneficienza, ed è stato un grande evento. E’ stato tanto gentile da riservare un fantastico tavolo per me ed Ann. E’ stato l’ideale per restare coi miei idoli del cricket ed è stata una gran bella serata cui hanno preso parte oltre un migliaio di persone. Hanno gestito il fatto che fossi presente ed è stato bello. L’accoglienza da parte degli inglesi presenti all’evento è stata pari a quella degli australiani e mi hanno fatto stare molto bene”. C’è stata una grande reazioni in Australia alla tua vittoria.

Si tratta di un paese veramente fanatico di sport, no?

“Sì, ci vuole un po’ per conquistarsi lo spazio sulle prime pagine dei giornali, ma sono uno di quelli ed anche questo è fonte di belle sensazioni. E’ bello per la Red Bull ed è vero che in Australia quando uno dei loro sportivi riesce a fare qualcosa di buono sulla scena mondiale, la cosa viene riconosciuta e sottolineata”.

Si è parlato molto, la scorsa settimana, anche di Sir Jack Brabham. Vi siete sentiti dopo la gara?

“Sì. Ho ricevuto un’email da lui e da suo figlio David. Mi ha fatto piacere. La famiglia Brabham è sempre stata un grande esempio per me. Mi ricordo che quindici anni anni fa Jack moi aveva detto d’aver sempre trovato bello venire e battere gli europei, anche se non è sempre stato altrettanto diplomatico! Indubbiamente almeno in parte questa mia vittoria è merito di Jack, perché mio padre era un suo grande ammiratore e probabilmente non mi sarei interessato mai alle corse in auto se non fosse stato per Jack che ha, a suo tempo, acceso la fiamma della passione nella famiglia Webber”.

A giudicare dalla voce, sembravi quasi in lacrime nel giro di rientro dopo il traguardo. A cosa hai pensato mentre riportavi la macchina al Parco chiuso?

“Ho avuto due pensieri principali: volevo vedere la mia squadra. E’ sempre la prima cosa che volevo fare. Il giro di rientro va bene, ma hai veramente voglia di concluderlo e rivedere i membri della squadra. L’altro pensiero è che ero impaziente di udire l’inno nazionale australiano sul podio. Il mio inno”.

Prima della gara, avevi detto che se fossi stato in testa sarebbe stata la gara più lunga della vita. E’ stato così, o c’è stato talmente da fare e pensare, tra collisione al via, drive-through, eccetera, da far volare il tempo?

“E’ stato abbastanza normale e non ho avuto l’impressione che durasse in eterno. O forse l’ho trovata lunga tra il giro 40 e 47 quando il cielo si è fatto nero ed ho cominciato a pensare ‘accidenti, sta a vedere che si mette a piovere!’. Volevo poter gestire e guardare in la a quel punto, senza dover prendere ulteriori difficili decisioni. Gli ultimi dieci giri, non sono stati interminabili. Mi sentivo bene, ero rilassato e persino stupito che fosse così e di poter pensare solo a controllare la gara fino alla bandiera a scacchi”.

Ci sono solo 1,5 punti tra te ed il tuo compagno di squadra. Come credi che gestirete la situazione, ora, voi due?

“La cosa buona è che tutto ciò è incredbilmente semplice. Tutti noi, piloti e membri della squadra, dobbiamo trovare la soluzione e fare il miglior lavoro possibile. Sappiamo quant’è importante la qualifica del sabato, e forse un giorno di questa parte del fine settimana potrebbe non essere così agevole per me o per Sebastian. Inoltre, la lotta è aperta anche ad altri rivali per cui, purtroppo, non è solo una questione riservata a noi due. Io e Sebastian ci siamo incrociati spesso nelle gare e questo si riflette nella situazione di punteggio. Credo che continuerà ad essere una lotta equilibrata, finché uno dei due non commetterà un passo falso prestazionale o avrà una battuta a vuoto, per una ragione o per l’altra. Non è, del resto, realistico pensare che possiamo continuare ad inanellare doppiette da qui alla fine dell’anno, per cui ci aspettano Gran Premi interessanti. Per la squadra si tratta di una situazione incredibile: avere entrambi i piloti virtualmente a punteggio identico, cosa che suona molto bene per il Campionato Costruttori. Jenson (Button) è l’ostacolo più difficile per noi, considerando che è in cima alla classifica con due vittorie di vantaggio in termini di punti”.

Dopo la gara, tuo padre ha detto: “Questo è il più bel giorno della mia vita…” e poi si è corretto da solo, precisando “…almeno alla pari con un paio d’altri”. Come riassumeresti quanto e come tuo padre ti ha aiutato nella vita e nella carriera?

“E’ stato incredibile, in particolare agli inizi quando ero molto giovane. Quando si è teenager non si possono prendere facilmente da soli certe grandi decisioni e si ha bisogno di un supporto esterno. Papà è sempre stato un uomo da monoposto e mi diceva: ‘Non mi piacerebbe che diventassi pilota di gare da tassisti, e credo che i migliori piloti al mondo siano quelli delle monoposto’. E’ stato questo l’insegnamento che ho sempre seguito. E’ eccezionale quant’è sempre stato equilibrato nei miei confronti, quand’ero fuori dalla macchina, e quanto ha sempre fatto attenzione a non mettermi pressione aiutandomi a rispondere al meglio delle mie possibilità. Non ha mai avuto problemi con coloro per cui o con cui correvo, contrariamente ad altri padri che ho visto in azione nel tempo. Non s’è mai lasciato coinvolgere troppo. Il suo stile è sempre stato questo: restare un po’ distaccato. Ovviamente, oggi è fiero ed orgoglioso, ma mi ha sempre lasciato le briglie sciolte. E’ stato molto bello averlo al mio fianco in occasione di questa mia prima vittoria, in questo giorno speciale”.