La gara del Sachsenring ha riproposto ancora una volta il duello fratricida tra i due separati in casa della Yamaha: Valentino Rossi e Jorge Lorenzo. E ancora una volta a spuntarla è stato il Dottore di Tavullia. Dopo Barcellona, Assen e Laguna Seca il giovane talento spagnolo ha dovuto inchinarsi ancora una volta, seppure a malincuore, alla superiorità del pluricampione del mondo.
Due sono i dati evidenti che sono emersi dopo le ultime quattro gare disputate. La Yamaha, tra il lotto delle partecipanti nella classe regina è la moto da battere. Precisa negli inserimenti, maneggevole e ora anche veloce. Ducati e Honda seguono, tra alti e bassi, un passo dietro.
Per Valentino, nella corsa al titolo mondiale, il nemico numero uno ora sta al di la del muro che divide il box del team Fiat Yamaha e si chiama Jorge Lorenzo. Stoner e Pedrosa sembrano far fatica a tenere il passo dei due della casa dei tre diapason: il primo a causa dei suoi guai fisici e di una Ducati che non è più la stratosferica moto del 2007. Il secondo ancora alla ricerca di una costanza di risultati e rendimento mai raggiunta da quando corre nella MotoGP. Il pilota maiorchino, invece, ha dimostrato carattere, ha imparato in fretta, sa di essere maturato, di saper gestire al meglio e, in alcuni casi anche meglio di Rossi, la sua Yamaha e dimostra di non avere nessun timore reverenziale nei confronti del più titolato compagno di squadra. A Barcellona è stato infilato all’ultima curva quando meno se lo aspettava, quando forse già pregustava la vittoria nel granpremio di casa; a Laguna Seca, pur correndo acciaccato ha dato del filo da torcere al pesarese e solo un errore dettato forse dalla presunzione o dalla foga, lo ha privato della seconda piazza alle spalle di Pedrosa ma davanti a Rossi. In Germania si è presentato risoluto più che mai a ribaltare finalmente il risultato: veloce sull’asciutto, più del compagno di squadra, in gara, pur piazzando una brutta partenza delle sue, si è riportato sotto, ha passato Valentino, ma non è riuscito, poi, a rispondere all’attacco del dottore. Eppure è arrivato a soli 99 millesimi dalla vittoria. Gli manca, come lui stesso ha affermato, e di questo bisogna dargliene atto, la staccata vincente che è l’arma migliore e oggi più che mai necessaria per vincere, di Valentino.
Non gli manca, invece, quella presunzione che potrebbe costargli cara. Quella, cioè, di credere di essere anch’egli il numero uno alla pari con il pilota italiano. E di comportarsi di conseguenza, chiedendo alla Yamaha, per esempio, di ritoccare l’ingaggio perché altrimenti potrebbe pensare ad altri approdi (leggi Honda). Per gli ingaggi c’è sempre tempo, ma per essere dei numeri uno, bisogna mettersi alle spalle la concorrenza, e quando questa di nome fa Valentino Rossi, serve innanzitutto umiltà. Perché la presunzione, alla lunga, non paga.
Ora arriva Donington, uno dei circuiti più belli del motomondiale e uno dei preferiti da Rossi: lì il mondiale potrebbe prendere una piega decisiva, restringendo ulteriormente il campo dei pretendenti al titolo, magari a due soli piloti. Rossi e il rampante Lorenzo, appunto.