Dopo l’addio a Fabbrica Italia e la successiva ondata di polemiche, Sergio Marchionne ha lanciato il 20 dicembre scorso il nuovo piano di investimenti di Fiat. “Una giornata importante”, quella avvenuta proprio nello stabilimento di Melfi, dove 5.500 dipendenti hanno potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo aver affrontato solo nel 2012 ben 150 giorni di cassa integrazione, pur avendo prodotto cinque milioni e mezzo di vetture in quasi 20 anni. “Sarà l’unico impianto al mondo a produrre il piccolo suv Jeep, a regime produrrà 1.600 auto al giorno. Ma è il primo di una serie di investimenti che faremo senza chiedere aiuti pubblici”, aveva assicurato l’ad del Lingotto, sottolineando che proprio “all’impianto di Melfi saranno destinati due modelli totalmente nuovi la cui produzione inizierà nel 2014 quando saranno completati i lavori di adeguamento dell’impianto”. Con ogni probabilità, invece, la data dovrà necessariamente slittare: la Fiat ha infatti richiesto per lo stabilimento in provincia di Potenza la cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale dal prossimo 11 febbraio al 31 dicembre 2014. Lo ha di recente fatto sapere la Fiom-Cgil, che ha ovviamente espresso “forte preoccupazione perché ad oggi ancora non si conoscono i dettagli degli investimenti per lo stabilimento, dopo gli annunci in pompa magna dei giorni scorsi, alla presenza del Presidente del Consiglio, Mario Monti”. Secondo il piano presentato poco prima di Natale da Elkann e Marchionne, Fiat avrebbe dovuto a breve avviare a Melfi la produzione di due vetture: “La prima – aveva dichiarato Marchionne – sarà un utility vehicle del marchio Jeep, che rappresenta anche la prima applicazione dell’architettura small wide che apparterrà a un segmento di mercato nel quale il marchio oggi non è presente”. Oltre alla Jeep, aveva poi aggiunto, “verrà prodotta anche la nuova Fiat suv 500x, una ulteriore evoluzione della famiglia 500, più grande, spaziosa e capace della 500l che è in commercio da circa 3 mesi. La 500x permetterà al marchio di entrare in una fascia di mercato che si sta espandendo in Europa”. 



Dopo la delusione del progetto Fabbrica Italia, nato e rimasto tale nonostante la promessa di investimenti per 20 miliardi di euro fatta nel momento del suo lancio, avvenuto nell’aprile del 2010, difficilmente Marchionne potrà permettersi ulteriori passi indietro che scatenerebbero una nuova, ancor più grande bufera.

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