La Fiom che applaude Marchionne. E’ accaduto sul serio. A Grugliasco, alle porte di Torino, dove l’ad Fiat, inaugurando il nuovo stabilimento (assieme a John Elkann, il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, il sindaco di Torino, Piero Fassino, e il presidente del Piemonte, Roberto Cota) è stato accolto da un tripudio di consensi. Motivo di tanta euforia, tra gli altri, l’annuncio dell’assunzione, entro l’anno, di tutti i 1.000 dipendenti della ex Bertone. «L’entrata in produzione della Ghibli e la successiva salita produttiva ci permetterà di assicurare un pieno impiego dei tutti i lavoratori dello stabilimento entro la fine dell’anno», ha dichiarato, spiegando che i prodotti che usciranno dal nuovo polo del lusso – Grugliasco-Mirafiori – «sono cruciali per riposizionare il marchio e avviare una fase di espansione senza precedenti». Abbiamo chiesto a Pierluigi Bonora, vice caporedattore de Il Giornale, specializzato in automotive, ci spiega come sta evolvendo il gruppo automobilistico.



Perché un simile entusiasmo?

Marchionne torna a parlare, con maggiore determinazione e più sicurezza, di polo del lusso. Lo aveva fatto anche diversi anni fa. Poi, tutto era naufragato. E’ stato lui stesso a ricordare, durante il Salone dell’auto di Detroit, come attraverso la realizzazione dell’Alfa Romeo 159, il marchio fu snaturato; ha ammesso, infatti, che il gruppo fu obbligato a realizzarla, in base a un accordo con Gm, con un motore australiano. Il nuovo polo del lusso, invece, punta su sinergie decisive, specialmente con il know how della Ferrari. Da uno stabilimento ormai inattivo come il Bertone è riuscito, quindi, a originare qualcosa di innovativo che, oltre a rappresentare il centro del lusso italiano, sarà un prestigioso biglietto da visita per Fiat nel mondo. Direi che l’entusiasmo è giustificato.  



Chi compra, oggi, auto di lusso?

Ovviamente, il mercato italiano, da questo punto di vista, è pressoché nullo. Oltre alla crisi, che connota – più in generale – il mercato europeo, da noi chiunque circoli con un’auto di lusso viene, come minimo, fermato dalla Finanza. Per questo, la nuova filosofia di Marchionne prevede di fare della nuova Fabbrica Italia un hub per l’esportazione. Intende, cioè, cogliere l’opportunità offerta, oltre che dagli Usa, dai mercati asiatici e dal Sud America. Del resto, tenendo conto degli elevati costi dell’export europeo, il lusso consente margini maggiori rispetto alle auto normali. Non dimentichiamo, in ogni caso, che Marchionne sta cercando di intercettare tutte le nuove tendenze del mercato. A Melfi, per esempio, verranno prodotte la  Fiat 500X e la Fiat500X Jeep: faranno concorrenza a modelli quali la Captur Renault o alla Opel Mokka. Significa che c’è una quota di mercato che si sta orientando verso auto più pratiche, meno ingombrati, con maggior caratteristiche di versatilità ed efficienza.



E’ credibile Marchionne quando afferma che Fiat non lascerà l’Italia?

Marchionne ha aperto Pomigliano, Melfi e, ora, Grugliasco. Entro Pasqua Mirafiori (che sarà impegnato con Grugliasco nella fabbricazione dei modelli di gamma più alta): sarebbe un kamikaze se non rispettasse la parola data. Si giocherebbe tutta la credibilità se lasciasse il Paese dopo aver fatto tanto per salvare il gruppo e per creare un azienda di portata mondiale. Sappiamo che il suo unico problema consiste nella crisi e nell’utilizzo adeguato degli stabilimenti. Significa che ora non può sbagliare. Credo, da questo punto di vista, che si possa essere ottimisti. Il Made in Italy automobilistici ha enormi potenzialità in termini di design e know how dei motori. Siamo all’avanguardia e si spera che, prima o poi, la crisi si attenui e la gente riprenda e comprare auto. Resta il fatto che il 2013 sarà un altro anno estremamene difficile e gliocchi sono puntati sull’azione del prossimo esecutivo.

Cosa può fare?

Il vicepresidente della commissione europea sta contrattando un piano che aiuti le aziende del settore senza mandare a casa dei lavoratori. Occorre, in tal senso, un’accelerazione. Deve essere l’Europa a cercare di salvare la propria industria automobilistica. 

 

(Paolo Nessi)