Che il rapporto tra i giovani e le automobili stesse cambiando lo avevamo percepito tutti. Ma ora, grazie alla pubblicazione della ricerca del US Pirg Education Fund 2013 (Frontier Group) intitolato “A New direction”, abbiamo molti dati su cui riflettere. “Il boom automobilistico – si legge nella ricerca sul mercato Usa – è finito. Dalla Seconda guerra mondiale al 2004, gli americani hanno fatto crescere per anni l’utilizzo dell’automobile in termini di miglia annue percorse. Oggi questo valore è rimasto identico al 2004. Contemporaneamente l’utilizzo dei mezzi pubblici è cresciuto del 10% nel 2011 rispetto al 2005. E’ aumentato in modo significativo anche l’utilizzo di biciclette e degli spostamenti a piedi”.
A che cosa è dovuto questo nuovo trend? Alla generazione dei “Millenials” conosciuta anche come Generazione Y, cioè di quelle persone che sono nate tra il 1983 e il 2000. Attualmente questo gruppo è il più importante degli Stati Uniti in termini di crescita e nel 2030 sarà quello dominante, occupando la fascia di età strategica che va dai 35 ai 54 anni. Le esigenze e la visione della vita di queste persone sarà quella trainante per le scelte future. E se analizziamo alcuni dati della ricerca possiamo capire subito che l’automobile non rappresenta più un sogno per questi giovani.
Infatti, le persone di età compresa tra i 16 e i 34 anni hanno percorso nel 2009 soltanto 7.900 miglia annue, il 23% in meno rispetto ai pari età del 2001 (10.300 miglia cad). Questo calo è attribuibile in parte alla crisi economica, ma questo da solo non basta a spiegare il trend. La Generazione Y, infatti, predilige vivere in aree urbane e di conseguenza questa scelta rende possibile gli spostamenti sia a piedi, sia in bicicletta, sia utilizzando sistemi di trasporto pubblici alternativi all’automobile. Inoltre i “Millenials” incarnano il prototipo di coloro che vivono realmente connessi, che utilizzano Internet e le tecnologie a esso collegate per “viaggiare” in modo diverso.
Durante il “driving boom” il numero degli americani che possedevano l’auto è aumentato in modo costante dal dopoguerra in avanti. Dal 2006 questo fenomeno ha fatto segnare un calo continuativo del 4%. Negli ultimi anni è scesa anche la percentuale di americani in età da patente (dai 16 anni in avanti) che l’hanno conseguita. Si è passati dal 90% di una decina di anni fa al 67% del 2011, a testimonianza di un minore interesse per l’automobile. A questa situazione si è affiancato l’invecchiamento complessivo della popolazione, con una maggior predilezione per sistemi di trasporto alternativi come treni, tram, bus e anche spostamenti a piedi.
Certo, anche l’inasprimento delle regole per i neopatentati ha avuto un effetto disincentivante su questo gruppo sociale, ma più di tutto ha pesato il modo in cui vive la Generazione Y. In un’analisi condotta da Zipcar risulta che il 35% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ritiene la perdita del computer la peggior sventura che possa capitare, seguita da quella dello smartphone (30%) e da ultima quella dell’automobile (28%). La stessa domanda posta ai “Baby boomers” (nati tra il 1946 e il 1964) porta a risultati rovesciati: il 50% ritiene la perdita della propria automobile la peggior disgrazia che possa accadere. Ancora più significativo il dato sui “car enthusiast”. Solo il 15% della Generazione Y, contro il 30% dei Baby Boomers.
Del resto i “Millenials”, come accennavamo in precedenza, adora viaggiare, ma in un altro modo. Intanto questa generazione è dedita a Internet al 95%, contro il 52% degli americani over 65. Inoltre, il social networking è diventato per loro altrettanto importante degli incontri personali. Questo si traduce in un’esigenza di mobilità ridotta o diversa, rispetto ai giovani di qualche anno fa, sia per lavoro che per piacere: teleconferenze, videoconferenze, e-learning, telelavoro, Skype, Facebook e Twitter (solo per citarne alcuni) hanno ridotto le distanze e consentono di fare dal proprio tablet o smartphone quello che prima richiedeva uno spostamento e il raggiungimento della casa di un amico, della fidanzata, di un luogo di lavoro, della sede di una riunione. Viaggiano, ma in rete.
La tecnologia li aiuta anche in un altro senso. Le App hanno reso bike sharing, car sharing e trasporto pubblico molto più appetibili. Grazie alle applicazioni, infatti, si hanno informazioni aggiornate in tempo reale che consentono di verificare orari di treni, tram e bus e di ottimizzare i viaggi in modo ideale. Tutto questo, ovviamente, avrà sempre più un impatto anche sulla politica dei trasporti dei Paesi in termini di diminuzione della congestione del traffico, minore dipendenza dal petrolio, calo delle emissioni e dell’inquinamento, riduzione delle esigenze di manutenzione delle strade, potenziamento dei servizi di trasporto pubblico o alternativi (biciclette, percorsi pedonali, eccetera).
Resta una domanda. Quale sarà la mobilità di domani? Difficile dare una risposta definitiva. Quello che è chiaro è che le istituzioni devono tenere conto delle esigenze della Generazione Y e che il futuro sarà diverso dal passato. Ecco perché le Case automobilistiche più orientate al futuro, da qualche anno parlano di mobilità sostenibile e di integrazione tra i vari attori presenti nel mondo della mobilità, con grande attenzione alla connettività di bordo. Prepariamoci a un mondo sempre più interconnesso. Il tempo del cambiamento è adesso.