Saad Chehab è un nome che non dirà nulla a molti. Ma era uno dei più giovani collaboratori di Sergio Marchionne (ora ha 48 anni) e in poco più di un lustro aveva scalato posizioni all’interno dell’azienda Fca fino a diventare responsabile del marketing di Maserati a livello mondiale. Con Olivier Francois, l’attuale capo del brand Fiat, aveva vissuto l’arrivo dell’azienda italiana a Detroit. Sua, e di Francois, è l’idea del lunghissimo spot di Eminem per Chrysler con il claime “Imported from Detroit” che scatenò un interesse senza precedenti. Sua e del francese, quella del lancio durante il Superbowl della nuova immagine del marchio americano. Poi aveva preso il posto di Francois a capo dei brand Chrysler e Lancia. E scalato posizioni fino a diventare il numero uno di Chrysler quando era stata rivista la struttura organizzativa del gruppo italo americano. Nel novembre del 2013 era diventato responsabile marketing di Maserati accollandosi una delle sfide più importanti per l’azienda automobilistica: moltiplicare le vendite di un marchio prestigioso ma soltanto di nicchia. Aveva cercato di farlo sfruttando ancora il Superbowl americano e sfornando uno spot diventato molto popolare negli Usa per lanciare la più piccola della gamma, la Ghibli.
Saad Chehab ha dato le dimissioni “per ragioni personali” ieri (lunedì 5 ottobre) e, forse, lo vedremo in qualche altra azienda. O forse i forsennati ritmi di lavoro di Marchionne gli hanno fatto preferire una vita più tranquilla. Ma non si può fare a meno di pensare che la sua uscita sia legata ai pessimi risultati del marchio modenese negli Stati Uniti. Meno 8,2% nei primi nove mesi del 2015 e -33,8% nel solo mese di settembre, mentre gli altri marchi premium crescono a doppia cifra e il mercato sale del 15,8%. Marchionne ha investito 1,3 miliardi di dollari per portare a sei i modelli della gamma Maserati e dare l’assalto al segmento più ricco del settore, quello dove i margini di guadagno sono più interessanti. Da Maserati passa anche una parte importante del rilancio degli stabilimenti italiani e la strategia del marchio dovrebbe aprire la strada a quella, più su larga scala, di Alfa Romeo. E l’uscita dell’enfant prodige del gruppo non è un buon segnale.