Non voglio lanciarmi in previsioni e tanto meno in giudizi sulla nuova Alfa Romeo Giulia. Ma posso dire che il lancio di quest’auto è talmente importante che ha un solo possibile paragone nella storia di Fiat-Chrysler: quello della nuova 500 avvenuto otto anni fa. Allora era il modello-icona che poteva far tornare in linea di galleggiamento i conti del gruppo automobilistico in difficoltà. Oggi, invece, la Alfa Romeo Giulia è l’architrave su cui poggia tutta la strategia che l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha cercato di disegnare negli ultimi anni.
L’obiettivo, assolutamente ambizioso e dichiarato, è quello di alzare il livello della gamma per aumentare i margini di guadagno esportando anche negli Stati Uniti. E questo fine, in parte, è già stato perseguito rilanciando con nuovi modelli e nuovi mercati Maserati, che infatti ha archiviato performance straordinarie. Ma la casa di Modena, come Ferrari, che registra margini per pezzo venduto molto consistenti, produce auto troppo costose per assicurare volumi interessanti.
Anche il debutto della 500 negli Stati Uniti è stato prima difficile e ora onorevole, ma in ogni caso insufficiente per chi dispone di un’imponente rete commerciale oltreoceano come Fiat Chrysler. Anche gli investimenti su Jeep sono importanti, ma non basterebbero a raggiungere gli obiettivi che si è posto Marchionne, senza il successo di Alfa Romeo.
Lo storico marchio italiano, da anni bistrattato, abbandonato, stravolto nei suoi valori e banalizzato, è l’unico che vanta una storica popolarità oltreoceano, una notevole componente sportiva e financo un lignaggio che gli permetterebbero di sfondare in mercati difficili come quelli americani ed europei. E il primo passo per il rilancio di Alfa Romeo si chiama Giulia.
Maniacalmente seguita da Marchionne in fase di progettazione e di realizzazione, coperta da un segreto industriale che non ha paragoni nella storia recente dell’automobile prima del debutto, attesa con trepidazione dai tanti amanti del marchio del Biscione, la nuova Alfa Romeo Giulia dovrà mostrare cosa intende essere Alfa Romeo nel prossimo futuro e aprire la strada ai nuovi modelli che sono in rampa di lancio.
Dovrà piacere ai vecchi alfisti e conquistare nuovi spazi di mercato in un segmento, quello premium delle automobili di gamma medio alta, che la vecchia Fiat non occupa con dignità da decine di anni. E dovrà essere un’auto straordinaria perché dovrà scontrarsi, ultima arrivata, in un segmento occupato quasi totalmente da tre icone dell’industria automobilistica tedesca come la serie 3 di Bmw, la Classe C di Mercedes e la A4 di Audi. Auto che sono considerate “il pane e il burro” (ovvero la sostanza degli introiti) dalle rispettive case automobilistiche e che sono frutto di investimenti miliardari che vanno avanti da anni.
L’impresa è difficile o forse quasi impossibile. Di quelle, appunto, che piacciono un sacco a Marchionne.