La Cina è vicina? Potremmo dire “Nì”. Eppur qualcosa si sta muovendo anche nella patria internazionale della copia e della contraffazione. Guardiamo al settore auto ad esempio: il Governo Cinese ha da pochissimo lanciato una nuova indagine sulle pratiche di consumo nel settore automotive. Ovvero? Ha voluto cioè individuare possibili violazioni dei diritti dei consumatori, la diffusione di pubblicità falsa o ingannevole ad esempio, oppure anche la violazione di marchi registrati e infine di corruzione nelle transazioni commerciali. Sì, sì, avete capito bene: la Cina contro la contraffazione. Non è una favola o un’utopia, ma la realtà dei fatti: il popolo cinese (che qualcosina conta essendo circa un sesto di quello mondiale!) si è “stufato” della qualità e della sicurezza dei propri prodotti, dall’auto al cibo, dai farmaci alla qualità dell’aria. L’indagine è iniziata ad agosto e avrà luogo per tutto l’anno, secondo una dichiarazione rilasciata dall’Amministrazione statale per l’Industria e il Commercio. E punterà tutto sui reclami dei consumatori e dei rapporti stilati dai media. L’anno scorso la Cina ha introdotto una nuova legge di tutela dei consumatori che ha aumentato le sanzioni per frode e pubblicità ingannevole e ha aggiunto la legislazione in materia di politiche di ritorno per gli acquisti online. Ora, se da un lato si attende che dopo i consumatori, gli stessi lavoratori cinesi ottengano qualche concessione “umana” in più, c’è comunque da registrare un passo avanti delle autorità della grande repubblica popolare verso una classe media cinese che inizia a richiedere modifiche strutturali alla vita di tutti i giorni.
Nel settore auto, lo scorso marzo l’emittente statale CCTV ha evidenziato in un programma le denunce dei consumatori su alcune case automobilistiche: Volkswagen Group e Mercedes, oltre che Nissan, venivano accusate di aver “ipervenduto” riparazioni e pezzi di ricambio per i conducenti, mentre la Jaguar non era riuscita in varie situazioni a gestire i presunti errori sul cambio. Singolare però che fino ad ora ad essere multate sono state solo case straniere: lo scorso anno il governo ha richiesto più correttezza nella stabilità dei prezzi delle auto, facendo “strage” di marchi. Audi, Vw, , le società hanno pagato in tutto circa 288 milioni di yuan, circa 46 miliardi di dollari di multe complessive. Ma non solo le aziende occidentali sono nel mirino, ma anche quelle dei vicini/nemici del Giappone: anche loro colpevoli secondo le leggi antitrust cinesi di aver violate la legislazione sulla fissazione dei prezzi, con bene 700 milioni di dollari di multa anche per le case nipponiche. È di qualche giorno fa invece la notizia della multa più salata di un salume affumicato, a Mercedes di circa 56 milioni di dollari per il monopolio dei prezzi violato: alla faccia. Ma quindi perché il “Nì” di qui sopra? Perché qualcosa si muove ma forse ancora non tutto è risolto, anzi diciamo che manca ancora il nucleo del problema: stiamo parlando sempre di case automobilistiche, ma stavolta con marchio cinese. Varranno anche per loro le leggi antitrust?



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