Volkswagen. Massimo interesse per il biometano, auto elettriche a go-go e un nuovo e interessante uso delle navi mercantili a basse emissioni per il trasporto marittimo delle automobili. Mentre la casa brucia, il Gruppo Volkswagen sembra sia interessato prevalentemente a qualsiasi cosa sappia, magari anche solo da lontano, di eco friendly, di green. E che la casa stia bruciando lo dimostrano le cifre. Ma come, direte, le vendite non crescono del 4,7% a ottobre e del 2,6% nei primi dieci mesi dell’anno a livello mondiale? È vero, ma la casa brucia e il problema sta tutto nelle ultime due parole della frase precedente: livello mondiale. Le vendite complessivamente salgono nel mondo, ma scendono in Germania, negli Stati Uniti, in Sudamerica. In Europa, nel suo insieme, hanno un segno positivo, ma il costruttore tedesco fa peggio del mercato (+3% contro un +5%). Solo un clamoroso risultato in Cina, dove il Gruppo è riuscito in ottobre a vendere oltre 50 mila automobili in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno, riesce a pareggiare le perdite di immatricolazioni nel resto del mondo e a mostrare un segno percentuale positivo nel dato complessivo. Col risultato che i destini del Gruppo sono sempre più legati al mercato cinese, alle sue bizze, ai suoi diktat politici ed economici. Sui poco più di 8,2 milioni di auto vendute nel mondo dal Gruppo Volkswagen, ne sono state immatricolate in Cina 3,2 milioni, esattamente il 39%. Troppe, in percentuale, per un costruttore che vuol e deve essere globale. 



Ma se negli Usa il dieselgate ha fatto danni incalcolabili in termini di immagini e di vendite, e in Sudamerica i mercati stanno vivendo un momento molto negativo, quello che colpisce di più è il dato tedesco. In patria a ottobre il Gruppo di Wolfsburg ha fatto segnare complessivamente un calo del 9,8%, maggiore, non di molto, rispetto al calo del 5,6% del mercato. Ma il marchio Volkswagen ha ridotto le vendite di quasi un quinto rispetto allo stesso mese dello scorso anno (-19,6%). E non è un episodio isolato, visto che dall’inizio dell’anno lo stesso marchio ha perso il 3% delle vendite rispetto a un mercato che nel suo complesso ha guadagnato il 4,9%. Volkswagen insieme a Seat, che però è in questa classifica solo per uno zero virgola, sono gli unici marchi con un segno meno nel mercato dell’auto in Germania nei primi dieci mesi di quest’anno. 



Non è un bel segnale. Anzi, mostra che qualcosa nel rapporto di fiducia tra i clienti e il gruppo si è rotto. L’atteggiamento estremamente accomodante di tutti i vertici del gruppo nei confronti dei clienti americani e quello non altrettanto disponibile verso i tantissimi clienti tedeschi ha, con ogni probabilità, creato una frattura che si sanerà solo nel tempo e con molti sforzi. E, forse, è anche da mettere nel conto anche il fastidio che lo scandalo ha creato nei tedeschi per il fatto di essere associati indirettamente a dei truffatori. Gli errori si pagano e se si sommano errori a errori si finisce per pagare ancora di più. 



La presentazione anticipata della nuova Volkswagen Golf, disponibile solo tra cinque mesi ma acquistabile da subito, dimostra che anche a Wolfsburg qualche domanda sull’andamento commerciale se la stanno ponendo, anche se presumiamo che prevalga ancora la concentrazione di risorse umane sui problemi legati allo scandalo del dieselgate. Ma riuscirà la Golf che rimane l’auto più venduta in Europa da moltissimi anni, a fare il miracolo che non è riuscito alla nuova Up e a invertire la rotta delle immatricolazioni?

A prima vista non sembra rappresentare quel salto di qualità che il primo modello e alcuni dei suoi successori hanno significato. Certo è piena di tecnologia, c’è un po’ di guida autonoma, un po’ di connettività, e un bel po’ di tecnica motoristica. Ma niente di più di quello che offrono o stanno per offrire i concorrenti e molte meno certezze di quelle che rendono disponibili i concorrenti premium tedeschi. Ma forse il target non è più il cliente europeo e per Wolfsburg il centro del mondo è Pechino.