“Una pillola amara”: così Stephan Weil, presidente della Bassa Sassonia, ha definito il cosiddetto “Piano futuro”, quello che Volkswagen ha concordato con i sindacati per garantire, appunto, il futuro del marchio, dopo la batosta del dieselgate. Dei 30mila posti di lavoro che salteranno da qui al 2020, infatti, ben 23mila riguarderanno proprio la Germania. A pagare pegno saranno però anche i siti del Nord America e del Brasile. I tagli dovrebbero portare a una riduzione dei costi pari a 3,7miliardi di euro ogni anno. Per ora – fino al 2025, si è detto in seno al consiglio di sorveglianza, ma nessuno può prevedere se la promessa potrà essere mantenuta – nessun licenziamento, ma solo prepensionamenti, conversione di contratti da full-time a part-time (per i dipendenti più anziani), blocco del turnover e ovviamente nessun rinnovo dei contratti a termine. Si parla anche di esodi incentivati anche se, presumibilmente, l’azienda non sarò in grado di mettere sul tavolo cifre molto allettanti. Il ceo Herbert Hess ha spiegato di non aver avuto molto spazio di manovra e i sindacati si sono comunque dichiarati soddisfatti dell’accordo raggiunto dopo mesi di negoziati con la capogruppo, che controlla i marchi Volkswagen, Audi, Porsche, Seat e Skoda e che finora ha stanziato 18 miliardi di dollari per coprire i costi dello scandalo.



Da Volksburg fanno sapere però che nei prossimi tre anni il marchio farà investimenti per 3,5 miliardi di euro e creerà 9mila posti di lavoro nell’ambito dello sviluppo dell’auto elettrica. Un annuncio che stona un po’ con il piano lacrime e sangue che lascerà sul capo di battaglia morti e feriti. E soprattutto una sfida che il gruppo raccoglie in notevole ritardo rispetto alle altre case automobilistiche, che già da anni commercializzano auto elettriche e che continuano a immettere sul mercato novità migliorative in termini sia di prestazioni che di autonomia. Ma il gruppo spera di poter contare sul sostegno della politica per non affondare. Per ora, con la benedizione del primo ministro della Sassonia Stanislaw Tillich e con il ministro dell’Economia della regione Martin Dulig, Frank Welsch, responsabile del brand per lo sviluppo, ha presentato il piano di riconversione della Fabbrica Trasparente di Dresda un un centro di “Future mobility”. A Dresda non solo verrà prodotta la e-Golf, ma, secondo il partenariato appena concordato con le autorità, la città sarà un modello per la mobilità urbana sostenibile. Per ora di sostenibile c’è solo il piano occupazionale: l’idea è quella di creare 9 mila posti di lavoro. Nel frattempo si comincerà con un unico turno di produzione, a partire da aprile 2017, per realizzare la E-Up2, l’e-Golf1, la Golf GTE3 e la Passat GTE4.

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