:  Marchionne non finisce mai di sorprendere. Come il grande Houdini o un funambolo russo, quando credi che abbia dato il meglio di sé, come quando cercava di convincere via stampa Mary Barra a fondere Gm con Fca, torna sul palco e ti fa rimanere a bocca aperta con un numero di alta scuola, difficilissimo e inedito. Ieri si è concesso giornalisti italiani presenti al Salone dell’auto di Ginevra e, nel giro di pochi minuti, ha fatto due salti mortali carpiati all’indietro senza rete e dopo essersi messo sulle punte dei piedi ha eseguito una serie di rond de jambe en l’air degni di un grande ballerino della Scala.



Il ceo di Fiat ha detto che tutto va bene e che non ci sono elementi negativi, «tranne l’America Latina», in cui, lo ricordiamo, è stato effettuato l’ultimo grande investimento produttivo per la realizzazione di un nuovo stabilimento in Brasile, dove le vendite delle auto Fiat si sono ridotte del 30% nel 2015. Poi Marchionne ha ammesso quello non aveva ammesso mai, ma solo per dire che d’ora in poi non sarà più così: «L’offensiva dei modelli in Europa era dovuta, dopo l’interruzione degli anni 2008-2010. Era dovuta per fare vedere la completezza dei marchi, mostrare che c’è ancora molto da fare. Preparatevi, d’ora in poi, a una serie di lanci». Cercando di tradurre liberamente dall’italo-canadese quello che ha detto il ceo di Fca significa che per tre anni hanno prodotto pochissimi modelli nuovi e che ora ricominceranno a farne. Chissà se gli altri costruttori che ne sfornano uno al mese da sempre saranno molto spaventati?



Anche sulle nuove tecnologie che la stanno facendo da padrona a Ginevra, Marchionne non ha il minimo dubbio: «Non c’è niente di tecnologico in questo Salone che Fca non sia in grado di produrre. La scelta tecnologica è endemica nel Gruppo e la vedrete incarnata in Jeep nei prossimi tre, quattro anni». A parte la scelta della parola “endemica” che, di solito, si riferisce a una malattia e che in questo caso sta a significa “connaturata”, Marchionne ha detto che è in grado di fare tutto quello che fanno gli altri costruttori d’auto. Se non lo fa è solo perché non lo vuole fare. Una scelta.



Una scelta che ha fatto già la prima vittima: la Giulia Alfa Romeo, il cui ritardo nel lancio, sempre secondo Marchionne, è stato causato da una non meglio precisata «immaturità tecnologica del prodotto». «I tedeschi sono più avanti, non aveva senso sbrigarsi a lanciare un modello che avrebbe avuto problemi dopo 60 giorni». Benedetti giornalisti che leggono male gli appunti che hanno preso, questa cosa non può averla detta. Per mesi ci ha ripetuto che i ritardi erano dovuti al rallentamento del mercato cinese e adesso… Adesso qualcosa è cambiato. Come un innamorato respinto che non vuole sentire parlare di altre donne, il Ceo di Fca dice no ai colloqui con Peugeot e aggiunge che non ci sono colloqui in corso con nessun altro costruttore.

«Fca è più forte nei suv e nei pick up» aggiunge in maniera un po’ criptica «dobbiamo allearci con qualcuno che ci dia vantaggi, collaborare su piattaforme per andare avanti». Non so proprio dire se significa che vorrebbe allearsi con qualcuno che non abbia pick up e sia un po’ in ritardo sui suv come molti costruttori europei o con un americano per condividere piattaforme sui suv e i pick up. Non so se l’abbiano capito in Borsa che, almeno a giudicare dall’andamento del titolo ieri (+ 5,28%), non crede poi tanto alle parole del ceo di Fca sull’assenza di colloqui in corso.

La Formula 1 poi fornisce un finale impeccabile per uno spettacolo da ricordare: Alfa Romeo potrebbe tornare in pista, magari aiutata dalla Ferrari coi motori. «Per storia e dna è quella la sua collocazione. Ma», conclude Marchionne, «ci vogliono tanti soldi: prima fatemene fare un po’ coi nuovi modelli e poi tra qualche anno vediamo…».