Un secondo Dieselgate? Questa è la domanda che sorge nel caso Mitsubishi, scoppiato questa mattina dopo l’ammissione del board giapponese di aver manomesso e truccate quattro modelli di auto per poter passare le prove di omologazione di emissioni anti-smog e consumi su oltre 600mila auto. Il colosso giapponese rischia lo scandalo mondiale in un Dieselgate atto secondo, anche se a dirla tutta il diesel in questo caso non c’entra. Ma rimane il “brand” per un tipo di scandalo che sui motori e sulle auto continua a rimanere impresso nelle menti di clienti e consumatori: come per Volkswagen, anche Mitsubishi pagherà in termini di immagine, oltre che di multe salatissime? Per avere un’idea della quesitone, già oggi, in sole 10 ore di contrattazioni sul mercato delle borse, il titolo della casa automobilistica giapponese ha perso il 15%, bruciando 1,2 miliardi di dollari di capitalizzazione. Un esborso di denaro incredibile volatilizzato in poche ore; Tokyo ha promesso, al netto delle scuse, che si farà piazza pulita dei responsabili e delle auto truccate.



Lo scandalo di Mitsubishi è scoppiato questa mattina e rischia, se non di fare la stessa fine di Volkswagen, sicuramente di perdere “vagonate” di milioni e di danni in termini di prestigi e immagine. Le auto truccate per i test consumi, su ammissione degli stessi dirigenti di Mitsubishi questa mattina in una condensa stampa – con la stessa modalità con cui è nato lo scandalo Dieselgate – risultato due modelli in particolare, prodotti con marchio di casa e anche per commissione di Nissan. Si tratta in particolare di quattro modelli di mini-car, in Giappone molto più diffuse che da noi, i cui valori sarebbero stati truccati durante i test per far migliorare le performance di consumo benzina. Nello specifico si tratta di 157 modelli di eK Wagon e ek Space prodotti a marchio Mitsubishi, e delle Dayz e Dayz Roox, 468 mila unità, forniti alla Nissan dal giugno del 2013 (fonte Repubblica). Un bel danno e un’indagine interna doverosa saranno protagonisti nelle prossime settimane. 



Si allarga lo scandalo Mitsubishi, con il titolo in borsa che ha perso oltre il 15% in borsa a Tokyo e con l’ammissione dello stesso gruppo giapponese sui test truccati dei consumi. I dati alterati riguardano 157mila auto prodotte con il marchio Mitsubishi e 468mila veicoli prodotti per Nissan che ha avuto un ruolo chiave nello scoprire il possibile nuovo capitolo del Dieselgate, post Volkswagen: Nissan ha scoperto infatti delle incongruenze tra i consumi che si attendeva e quelli che invece aveva sviluppato per suo conto. A quel punto, dopo il contatto tra le due case giapponesi, scatta l’indagine interna di Mitsubishi e la scoperta (ingenua?) dei dati falsificati che hanno portato alla conferenza stampa di scuse del presidente Aikawa. Da segnalare che dopo la scoperta di Nissan, il calo in borsa del titolo su Mitsubishi ha subito la maggiore variazione percentuale in 12 anni, con nel giro di poche ore un titolo che va sotto di 15 punti. Le indagini continuano e sopratutto andranno a verificare se vi siano dei contatti tra la vicenda nipponica e lo scandalo Dieselgate che ha sconvolto il mondo dei motori in autunno 2015.



Scoppia il caso Mitsubishi con le auto truccate per i test che tornano a far parlare di Dissellate dopo il caso mondiale di Volkswagen: per i giapponesi l’ammissione arriva direttamente in prima battuta, questa mattina durante una conferenza stampa convocata appositamente. Il presidente di Mitsubishi Motors, Tetsuro Aikawa ha ammesso che la sua società ha falsificato i dati sui consumi di 625mila automobili. Scuse e inchino da parte del presidente e degli altri manager presenti alla conferenza, in pieno stile giapponese: hanno annunciato che è in corso un’indagine interna alla società per individuare i responsabili della grave falsificazione. Ma per la Mitsubishi auto non è la prima volta che si affrontano scandali del genere: nei primissimi anni del secondo millennio la società ha attraversato momenti grigi per via di numerosi e gravi difetti nelle auto prodotte, ad esempio guai seri su serbatoi che si staccavano o freni che di colpo smettevano di funzionare. Dopo anni di indagini si era scoperto che alcuni manager aveva occultato le informazioni che avrebbero potuto evitare in anticipo i vari incidenti che si sono succeduti.

Scoppia un nuovo caso Dieselgate dopo quello di Volkswagen: questa volta ad aver truccato i test di omologazione di emissioni anti-smog sulle proprie auto è stata Mitsubishi, l’azienda automibilistica giapponese che a poche ore dalle ammissione sta registrando un netto calo della quotazione in Borsa. Come riporta “La Repubblica” è stata la stessa Mitsubishi ad annunciare le irregolarità tramite una nota diffusa in mattinata in cui ha spiegato:”Abbiamo fatto impropriamente test sulle emissioni sui consumi di carburante per presentare tassi migliori di quelli attualmente realizzati“. Le manipolazioni sui test che riguardano anche i consumi avrebbero coinvolto oltre 600 mila auto: un dato impressionante che è subito costato al titolo quotato alla Borsa di Tokyo un calo del 15%. Per cercare di frenare l’emorragia, come riporta “Il Giornale”, la Mitsubishi ha indetto per le prossime ore una conferenza stampa al ministero dei Trasporti, dove il numero 1 del gruppo nipponico, Tetsuro Aikawa, dovrà dare conto ai giornalisti di mezzo mondo del valore delle particelle inquinanti rilasciate dalle proprie vetture.