Ci stavamo proprio chiedendo perché Nissan avesse “fregato” Mitsubishi. Perché mai Nissan ha dovuto far tanto baccano in seguito alle discrepanze emerse in fase di test sulle emissioni? Ed ecco che, col senno di poi, tutto diventa più chiaro: la casa di Yokohama, una volta “apprezzati” i devastanti effetti del dieselgate sui conti Volkswagen, ha provato a replicare l’affaire in salsa asiatica. Così, prima ha accusato la propria fornitrice di aver barato sulle emissioni, l’ha stretta in un angolo, costringendola ad ammettere di aver falsato i dati relativi alla pressione delle gomme di 625mila automobili per ottimizzare i consumi di carburante, dopodiché è saltata al collo della propria preda. In pratica, stava facendo in gran segreto una sorta di due diligence sulla concorrente e voleva comprarla pulita.



E infatti, come volevasi dimostrare, subito dopo aver annunciato di aver archiviato per l’annata dal 1aprile 2015 al 31 marzo 2015 utili operativi in crescita addirittura del 34% a 793,3 miliardi di yen (6 miliardi di euro), aver sbandierato un margine del 6,5% sul ricavo netto, che ha raggiunto l’impressionante quota di 12,19 trilioni di yen (91,9 miliardi di euro) nel periodo di riferimento, aver esultato per l’utile netto di 523,8 miliardi di yen (4 miliardi di euro), cresciuto del 14,5%, Nissan stupisce il mondo con un annuncio bomba. Spenderà 237 miliardi di yen (2,2 miliardi di dollari, ovvero 1,91 miliardi di euro) per acquisire il controllo del 34% di Mitsubishi Motors per diventarne l’azionista di riferimento. La firma, secondo le intenzioni del gruppo, verrà apposta il 25 maggio, quando Nissan piazzerà nel board Mitsubishi quattro direttori, chairman incluso.



Il giochino dello scandalo delle emissioni, diciamolo, ha fatto risparmiare a Nissan non poco: prima del j’accuse , Mitsubishi di quotava 7,56 euro, crollati a 3,85 nel giorno dello scandalo, il 19 aprile. Nissan acquisterà 506,6 milioni di azioni MMC di nuova emissione ad un prezzo di ¥ 468,52 per azione. Il prezzo per azione riflette il prezzo medio ponderato per il volume nel periodo tra il 21 aprile 2016 e l’11 maggio 2016.

E così il Ceo di Nissan, Carlos Ghosn, fa il bis. L’operazione, infatti, ricorda molto da vicino quella compiuta nel 1999, quando Renault, con il manager brasiliano alla guida come vicepresidente esecutivo, comprò il 36,4% (poi salito al 43,4%) di Nissan, facendone il quarto costruttore di auto al mondo, con 8,5 milioni di veicoli venduti nel 2015. Con Mitsubishi, si aggiunge un altro milione di veicoli l’anno, che non sono proprio bruscolini.



“Mantenere e nutrire” il marchio Mitsubishi: così Ghosn descrive il ruolo di Nissan nel nuovo gruppo. È la sua versione dei fatti, per carità. Quella di Osamu Masulo, il Ceo di Mitsubishi,  è che il percorso intrapreso sia importante per ristabilire la fiducia nel marchio appannato della sua azienda: «Abbiamo dovuto fare qualcosa di audace – ha detto – Non è un compito facile per ripristinare la fiducia».

Marina Marinetti