Forse non hanno ancora digerito la sconfitta per 4 a 3 ai mondiali di calcio in Messico nel 1972 o il campionato mondiale conquistato dagli Azzurri proprio in casa della Germania nel 2006. Non si spiega altrimenti l’accanimento con cui il ministero dei Trasporti tedesco va avanti imperterrito sulla questione delle presunte manipolazioni delle emissioni sulle Fiat 500x. Ieri un giornale, tedesco, ça va sans dire, ha annunciato che su questa questione, d’importanza continentale, l’Unione europea sta aprendo una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e in Borsa si sono aperte le cateratte delle vendite sul titolo di Sergio Marchionne. Ma cosa rischia l’azienda automobilistica sul banco degli accusati?
A dire il vero poco o niente. In Europa il Gruppo Volkswagen ha ammesso di aver venduto oltre 10 milioni di auto la cui centralina conteneva un software illegale per frodare i controlli delle emissioni e non ha pagato un euro di multa. E l’ipotesi che Fca finisca per dover sborsare delle penali è lontanissima. Le vendite non possono essere bloccate, neppure in Germania, e, con ogni probabilità, non saranno in alcun modo penalizzate. Al massimo, ma proprio al massimo, dovrà effettuare qualche decina di migliaia di richiami per intervenire sul software delle centraline. Ammesso che l’alterazione delle centraline per ridurre fittiziamente le emissioni venga provata.
Quello che è davvero in gioco non è il business di Fiat nel Vecchio continente, ma è un problema prettamente burocratico di competenze che rischia di trasformare una diatriba tecnica in una questione di orgoglio nazionale. Perché il ministero dei Trasporti tedesco (che ha dato il via libera a decine di modelli di Volkswagen, Skoda, Audi con le centraline taroccate che, lo ricordiamo avevano un software capace di riconoscere i test per le emissioni e le limitavano solo in queste occasioni), dopo aver fatto una figuraccia a livello planetario, ha deciso di rifarsi una reputazione ricontrollando tutte le auto che vengono vendute in Germania. E non poteva farlo perché questi controlli sono assegnati dall’Unione europea al ministero competente del Paese dove le auto sono prodotte e vengono per la prima volta immatricolate. Volkswagen e Audi devono controllarle i tedeschi. Le Fiat e le Alfa Romeo, invece, le controllano gli italiani.
E giusto? Non è giusto? In ogni caso questo sono le regole europee di cui i tedeschi si sono bellamente infischiati. Fatti i controlli su Fiat, al ministero Tedesco non pareva vero di aver trovato qualcosa che non andava e lo ha segnalato a quello italiano. La cosa poteva e doveva finire lì. Ma prima ancora che i tecnici italiani esprimessero un parere, i tedeschi si sono sentiti in dovere di sbandierare la presunta scoperta a tutto il mondo. A Roma non l’hanno presa bene e avranno detto più o meno una frase del genere: «Voi venite a insegnarci come si controllano le emissioni, proprio voi»? La risposta ufficiale è stata più diplomatica: «i controlli sono stati effettuati a regola d’arte e non c’è nulla da segnalare di anomalo». E la cosa poteva di nuovo finire lì, ma di solito i colpevoli di grosse sciocchezze (come la certificazione di milioni di auto con le centraline taroccate) non mollano mai quando si tratta di dimostrare che anche gli altri hanno commesso qualche irregolarità e i funzionari tedeschi, granitici nelle loro convinzioni, si sono rivolti all’Europa che, forse, aprirà una procedura d’infrazione contro l’Italia.
Questo vuol dire che se mai fosse dimostrato che Fca ha truccato le centraline della 500, il costruttore, come Volkswagen, non pagherà un euro. E la multa dell’Ue la pagheranno gli italiani con le loro tasse. Logico, no?