Conosco la domanda, ma la risposta è che non c’è una risposta. O meglio: c’è, ma non si può dire senza tirare in ballo cose antipatiche come l’insider trading. Da una settimana tutti si chiedono perché Fca abbia guadagnato oltre il 20% in Borsa e continui a correre, ma non ho e non ci sono, per i comuni mortali o anche esperti del settore, delle risposte adeguate. Nel giorno in cui è stato comunicato al mondo finanziario che, per la prima volta dopo sette anni, il mercato auto faceva segnare nei dodici mesi un segno negativo, seppur piccolo, Fca ha incominciato il suo rally guadagnando oltre l’8%.
Le immatricolazioni del gruppo italoamericano, i cui utili sono strettamente legati all’andamento delle vendite oltreoceano, sono scese dell’11% nel dicembre 2017 rispetto all’anno precedente, ma il titolo ha guadagnato comunque l’8%. Il dollaro è ai massimi e, naturalmente, zavorra i guadagni in euro di Fca e il titolo guadagna, comunque, l’8% in una giornata di scambi con volumi scarsi. Un bel problema per i quotidiani in cui qualcuno ha dovuto spiegare perché un titolo che languiva da molte settimane tra i 14 e i 15,5 euro era prima schizzato a 17 per poi arrivare, con una forza ancora intatta, a sfiorare i 19.
Le spiegazioni, in un gioco pericoloso come scalare una parete verticale di ghiaccio, sono state da una parte scontate e dall’altra molto fantasiose. La prima è stata il “grande deal alle porte”, mentre la seconda è stata degna di un romanzo fantasy di J.K. Rowling: le immatricolazioni negli Usa sono scese di brutto, ma sono diminuite le vendite ai noleggiatori che generano minori margini e quindi la notizia può essere giudicata positivamente dai mercati. La fantasia di solito genera mostri, ma questa volta ha generato una stupidata. Perché fare meno utili con i noleggiatori significa comunque farli, mentre non vendere auto significa ritrovarsi soltanto con i piazzali e i concessionari pieni. Se poi bastasse bandire per sempre ogni tipo di accordo con chi noleggia le auto noleggiatori per guadagnare 5 miliardi di euro di capitalizzazione vi assicuro che non ne sopravvivrebbe uno solo.
Anche il “grande deal alle porte”, dicevamo, non è certo una novità. Se ne parla da anni. Personalmente scrissi di un possibile merger con Volkswagen nel 2015 e da allora se ne è scritto e discettato quasi tutte le settimane in Italia, all’estero, e forse, se c’è un giornale o un bar, persino sulla Luna. La schiera di possibili partner è talmente lunga che sarebbe più facile dire chi è stato escluso che quelli che sono stati dati per certi, a cominciare da Gm per finire con Hyundai, passando per Bmw e Volkswagen.
Se cerchiamo la verità si possono seguire solo due strade. La prima è quella che dice che c’è qualcuno che sa delle cose che tutto il resto del mondo non conosce, ignora, magari non immagina neanche. Questo qualcuno ha delle informazioni che ritiene sicure e sta investendo senza ritegno per beneficiare (sarebbe meglio dire, guadagnare un mucchio di soldi) di una notizia che uscirà tra non molto. La seconda, più probabile, è che qualcuno in base a informazioni sconosciute ai più o a considerazioni puramente tecniche, abbia cominciato a comprare e che altri, supponendo che il primo avesse informazioni sicure, gli siano andati dietro, in massa. In entrambi i casi ci sono degli organismi che dovrebbero indagare, chiedere informazioni all’azienda, se non per sanzionare, almeno per capire cosa diavolo ci sia dietro un rialzo per lo meno strano.
Toc, toc… Alla Consob o alla Sec c’è qualcuno? O sono ancora tutti a godersi le proprie meritate ferie?