Stanco, ma soddisfatto. Almeno dovrebbe esserlo – e molto – visto che dall’inizio dell’anno i suoi 14,6 milioni di azioni Fiat-Chrysler hanno guadagnato in Borsa poco più di 4 euro l’una per un guadagno teorico di 58 milioni di euro. Dall’alto di questa montagna di soldi, Sergio Marchionne al Salone di Detroit, come il più audace dei ballerini di tango, ha compiuto una doppia giravolta con casqué. La prima è sulle alleanze. Dopo aver “tampinato” la suo collega Mary Barra di General Motors fino al limite delle molestie e aver predicato per anni che soltanto un’alleanza avrebbe permesso a Fca di sopravvivere, in terra americana ha semplicemente detto che ora «non ha più bisogno di partner e non ci sono trattative in corso con i cinesi». E ancora, in maniera un po’ contorta come si addice a un ballerino: «Ci siamo creati una realtà americana ed europea: non ho bisogno più di nessuno. Siamo alla pari degli altri: se abbiamo bisogno noi, ne hanno bisogno anche altri. Non ho bisogno di nessuno e di tutti».
Cosa sia cambiato non si capisce, ma si possono fare delle ipotesi. Quello che arriverà non sarà un partner, ma un acquirente. Oppure – altra ipotesi – tutti i potenziali partner si sono tirati indietro. O anche, ed è l’opzione più probabile viste le doti da giocatore di poker di Marchionne, tutto è già stato deciso e si aspetta solo che lui lasci il timone della barca per rivelarlo al mondo.
La seconda giravolta di Marchionne è ancora più sorprendente perché detta dall’uomo che solo pochi mesi fa sfidava Elon Musk di Tesla a dimostragli come riuscire a guadagnare con l’auto elettrica e ha sempre detto di non credere che fosse una possibilità economica concreta. Ebbene, lo stesso uomo ora mette in guardia l’industria automobilistica mondiale, la invita a reinventarsi e profetizza che entro sette anni metà delle auto vendute saranno ibride o elettriche.
Il numero uno di Fca parla come se non fosse a capo di una grande azienda che costruisce e vende automobili ed è ampiamente in ritardo su questo tema rispetto ai concorrenti. E come se questa situazione non fosse il risultato di una sua personalissima scelta. Toyota ci sta lavorando da 20 anni, Smart diventerà un marchio solo elettrico, Bmw e Mercedes hanno già in gamma sia veicoli elettrici che ibridi, Nissan ha il modello elettrico più venduto al mondo e dulcis in fundo, dopo la botta del dieselgate, il gruppo Volkswagen ha dichiarato che entro il 2025 (strana coincidenza di date con il messaggio di Marchionne al mondo) metterà sul mercato 80 nuovi modelli di veicoli elettrici per arrivare a un 15-25% delle immatricolazioni ed entro il 2030 spenderà 20 miliardi di euro per sviluppare una mobilità sostenibile. E Fca? Zero o quasi. Esiste un modello Chrysler negli Stati Uniti, la Pacifica, una grossa monovolume famigliare, che ha una propulsione ibrida, ma non c’è nient’altro neanche nei progetti annunciati degli altri marchi del Lingotto.
E il casqué? Non poteva che essere su Ferrari, il marchio che è nel cuore e nel futuro di Marchionne. che prima ha definito «tutte menate» le indiscrezioni che lo volevano non solo alla guida, ma anche prossimo padrone della Casa del Cavallino. «Vabbé che siamo ottimisti» ha aggiunto Marchionne, che è molto, molto ricco, ma forse non abbastanza per riuscire a comprare un’azienda che ora in Borsa vale qualcosa come 18 miliardi di euro, «ma cerchiamo di vincere il Mondiale e di fare una barca di soldi e saremo tutti contenti». Ma come? Si vince il Mondiale di Formula 1 per una questione di prestigio sportivo o per fare una barca di soldi? Questa è una vera caduta. Di stile.