La 76esima edizione di Eicma (Esposizione internazionale ciclo, motociclo e accessori) ha chiuso i battenti, inanellando i consueti numeri record e confermandosi punto di riferimento assoluto per l’industria e il mondo delle due ruote: centinaia di anteprime, 1.278 brand presenti (+13,7% rispetto alla precedente edizione del 2016) con il 52% di espositori esteri provenienti da ben 44 Paesi diversi, sei padiglioni occupati (+20% della superficie) e un afflusso di pubblico straordinario, sugli stessi livelli della scorsa edizione, quando il botteghino fece registrare un +24%, la migliore affluenza degli ultimi decenni. E quest’anno Eicma è andata a tutto gas anche sul web: 900mila visite al sito eicma.it, oltre 20mila download dall’app dedicata, 1,3 milioni di utenti raggiunti e oltre 6,4 milioni di visualizzazioni dei post su Facebook, più di 850mila impression su YouTube, con 200mila minuti di visualizzazioni e quasi 58mila spettatori unici, e follower in aumento del 72% su Instagram con 2,5 milioni di impression. Risultati che hanno pienamente soddisfatto il presidente di Eicma, Andrea Dell’Orto, grazie al mix vincente di Eicma: adrenalina, anteprime e passione. E soprattutto su quest’ultima parola insiste Dell’Orto, come carta d’identità del brand e della manifestazione.



Presidente, come si diventa e come si continua a essere “il più grande contenitore al mondo di passione”?

È un po’ di anni che ci stiamo lavorando e soprattutto negli ultimi in maniera molto mirata. Non solo facciamo di Eicma la fiera più importante al mondo per chi vuole vedere le due ruote, offrendo alle case l’occasione di presentare le anteprime, ma cerchiamo anche di raccontare Eicma e le aziende che realizzano le moto. Ecco perché in fiera presentiamo un ventaglio amplissimo di case history, parlando di innovazione o design e comunicando una passione.



Come?

Lo abbiamo fatto con la campagna di promozione, con gli eventi fuori Milano e cercando di coinvolgere tutti. Perché il pubblico che viene in Eicma non è solo il pubblico di chi va in moto, ma è un pubblico che vuole respirare passione. Questa è la strada che abbiamo tracciato e penso che siamo riusciti a farlo in maniera ancora più forte e convincente: dall’inaugurazione alla serata finale all’Alcatraz abbiamo mantenuto questa impronta. Che non è solo istituzionale, ma è un’impronta in cui dentro ogni evento si respirano emozione e passione.

Partendo da questa posizione di forza del brand Eicma, pensa che sia arrivato il momento di fare sinergie a livello internazionale con altre fiere del settore?



Penso proprio di sì. Il tema dell’internazionalizzazione è strategico per Eicma. Già in passato si era cercato di realizzarlo, ma forse non in misura così determinata. Oggi invece è fondamentale, sia per il brand che Eicma rappresenta e veicola, sia per quei Paesi dove le due ruote stanno diventando non solo un mezzo di mobilità, ma anche una passione.

A quali Paesi pensa?

Ne cito solo uno: l’India, un Paese che conosco perché la mia azienda è attiva lì da diversi anni. L’India, più di altri, è il Paese più importante al mondo per la vendita di due ruote a motore tradizionale, cioè non elettrico. Qui si sta passando da un concetto di mobilità a un vero e proprio rapporto di passione. Anche i veicoli cosiddetti “premium”, cioè quelli a più alta gamma, stanno iniziando ad affacciarsi su quel mercato. In India hanno già una fiera, che si tiene ogni due anni, chiamata AutoExpo: è un’esposizione per auto e moto insieme. E ritengo che possa essere un Paese target per l’internazionalizzazione di Eicma.

Rispetto a Intermot, la fiera tedesca delle due ruote, le case a Milano hanno presentato moltissime novità. Perché Colonia viene “snobbata”? Che cosa riesce a offrire in più Eicma?

È senz’altro merito della strategia messa in atto. Noi abbiamo allargato molto l’orizzonte, offrendo possibilità maggiori e un sacco di contenuti, anche a livello di stand. E poi, possiamo sfruttare una grande opportunità, che i tedeschi non hanno: Milano.

In che senso?

Abbiamo la fortuna di fare Eicma a Milano, che non è Colonia, ovviamente. Milano, soprattutto dopo Expo, è oggi riconosciuta come una delle città più belle al mondo, offre tantissime possibilità di vivere e respirare le moto anche al di fuori della Fiera, coinvolgendo gli espositori in molte iniziative ed eventi, come il primo party delle due ruote all’Alcatraz. Tutto l’insieme, fa respirare un’emozione difficilmente ripetibile in altri contesti.

In tema di novità, quest’anno le grandi protagoniste sono state enduro e super-enduro. Come si spiega questo ritorno di fiamma?

Il settore dell’off road sta tornando di moda, perché è il classico segmento sinonimo di passione ed emozione. Un po’ tutti i costruttori si stanno riaffacciando sull’enduro, sull’onda del successo che ha sempre cavalcato a partire da case importanti come KTM. E’ una bellissima strada da percorrere, anche se l’off road ha bisogno di tutta una serie di aspetti da sistemare, come la circolazione nelle zone non stradali, che è un tema aperto anche a livello governativo. Tutto il MotoLive all’esterno della fiera era impostato proprio sull’off road, tanto che abbiamo ospitato addirittura le finali degli Internazionali d’Italia di supercross.

Anche per gli altri segmenti, dagli scooter alle super sportive, dalla componentistica agli accessori, il bilancio è positivo?

Come Eicma è sicuramente positivo e lo testimoniano i riscontri che ho avuto dai costruttori di veicoli, componenti e accessori. Grande successo ha riscosso anche il padiglione degli e-bike. E tutto questo conferma anche i dati di mercato.

Che cosa dicono i numeri delle vendite?

Il nostro settore va in controtendenza, direi anzi che è trainante, visto che il 2018, a fine ottobre, faceva segnare un +6%, il che vuol dire che chiuderemo l’anno con un incremento delle immatricolazioni di circa 13-14mila unità. Un dato importante, a conferma che l’Italia è il primo mercato europeo delle due ruote.

I cinquantini sono passati un po’ di moda, ma quest’anno Eicma ha dedicato particolare attenzione ai giovani. Perché?

Perché è molto importante riavvicinare i giovani alle due ruote, che sono una grande opportunità per la mobilità del futuro. Si va, infatti, nella direzione di alleggerire il traffico, di ridurre i tempi di ricerca del parcheggio e di tutelare la qualità dell’aria. Le due ruote, sia a trazione tradizionale che elettrica, possono essere una buona soluzione a questi problemi. I giovani si possono attirare puntando sulla passione. Quanto ai cinquantini, sono ancora in calo perché pesano costi di gestione elevatissimi, legati a patente e polizze assicurative. Quindi dobbiamo lavorare nella direzione di far capire ai giovani che la moto potrebbe essere un’opportunità, non alternativa all’uso dei social, ma come passione per vivere la mobilità. Ecco perché abbiamo voluto dedicare eventi ad hoc per i giovani, che hanno risposto con un’affluenza massiccia. E già vediamo alcuni segnali interessanti: ci sono case che sono tornate a presentare i 125, l’entry level del targato.

Accennava ai costi elevati per ottenere la patente e per le polizze assicurative. Che cosa si può fare per superare questi scogli?

Sulle polizze assicurative, val la pena ricordare che in Italia i costi sono più alti dell’80% rispetto agli altri Paesi europei. Si può lavorare molto sul discorso della sicurezza.

Può citare qualche esempio?

Su tutta la parte delle protezioni alla persona, dal giubbino airbag a guanti e paraschiena, che oggi in Italia, al contrario di altri Paesi, non sono obbligatori né incentivati, si può intervenire prevedendo incentivi all’uso, così da ridurre costi e impatto fiscale, con ricadute positive, in termini di calo dei costi, anche sulle polizze assicurative. Utilizzando questi accessori, si riducono i rischi di incidenti e di infortuni, alimentando un circolo virtuoso di risparmi. Un altro aspetto su cui intervenire, poi, sono le infrastrutture: lo abbiamo chiesto al Governo, che almeno le infrastrutture di base, cioè le strade, devono essere a posto. Riducendo gli incidenti, si tagliano i costi sociali e sanitari e quindi anche le assicurazioni sarebbero meno pesanti.

Eicma ha dedicato grande spazio all’innovazione. E’ un tema essenziale per le due ruote?

È fondamentale. Tutte le principali aziende delle due ruote sono manifatturiere e il manifatturiero italiano, il secondo in Europa, ha bisogno di innovazione e di design più che mai. Abbiamo delle case italiane che hanno fatto la storia della moto, anche a livello di design, come la Ducati, la Piaggio, la MV Agusta. Il contenuto tecnologico è ai massimi livelli e quindi l’innovazione è l’espressione del futuro dell’industra. Perciò abbiamo dedicato il padigliore StartUp all’innovazione e lanciato un concorso di design assieme ad Adi.

Il futuro delle due ruote sarà elettrico? Anche per le bici?

Sono due strade diverse, ma l’elettrico sarà una soluzione sia per le moto che per le bici. Tutti stanno investendo in questa direzione e già si vedono i primi riscontri. Sullo sharing, dove ci sono gli scooter, il 60% del parco è già elettrico. Il che testimonia che soprattutto per la circolazione nelle grandi città e per il concetto di motor e bike sharing l’elettrico potrebbe avere un grande futuro.

E la pedalata assistita?

È già molto più diffusa e rappresenta un segmento su cui tutti andranno, non solo i costruttori di bici, ma anche le case di moto, che ormai tendono a presentare modelli di e-bike.

Nel settore di moto e bici elettriche il made in Italy può giocare un ruolo importante?

Sì, abbiamo realtà molto importanti, basti pensare alla Piaggio che ha presentato la Vespa elettrica. Ho visto nascere tante aziende legate all’elettrico, nella componentistica o per la produzione di soluzioni, anche senza arrivare al prodotto finale. E tante piccole imprese, grazie al know how, ora stanno puntando forte sulla pedalata assistita. Resto molto ottimista.

Lei è anche presidente di Confindustria Ancma. Lo stato di salute dell’industria italiana del ciclo e del motociclo è buono?

Dal 2013 in poi abbiamo invertito la tendenza e siamo cresciuti molto, quindi il settore gode di ottima salute. Certo, il mercato europeo delle due ruote difficilmente tornerà ai livelli del 2007. Abbiamo già recuperato il 48%, ma ora bisognerà lavorare su un concetto di mobilità diverso: alto di gamma, scooter, elettrico. Il made in Italy è comunque in pole position, anche nella proiezione sui mercati esteri. Molte aziende oggi internazionalizzano in India e in Cina, ma non per importare, bensì per radicarsi in quei paesi. Anche nella componentistica abbiamo un peso importante, con alcune eccellenze e casi di leadership.

L’headline di Eicma 2018 era molto accattivante: “Vediamo strade che ancora non esistono”. Come sarà la strada che porterà ad Eicma 2019? E quale sarà il futuro di Eicma?

Vedo Eicma sempre più proiettata come contenitore di passione ed emozione, ma anche di ragione, verso un uso quotidiano e sostenibile delle due ruote.

(Marco Biscella)

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