Fca non produrrà più auto con motore diesel dal 2022. Per ora, non è una notizia ma solo un’indiscrezione del Financial Times che scrive di averla avuta da una persona che si occupa delle strategie del gruppo italoamericano. Ma, se fosse confermata il prossimo primo di giugno quando Fca rivelerà il nuovo piano industriale quadriennale, sarebbe un doppio salto mortale nel vuoto per il gruppo che vende in Europa circa quattro auto su dieci con la motorizzazione a gasolio. La prima domanda che questa questione pone è: quante auto venderà in meno il gruppo dal 2022? Non si può ipotizzare che i quasi 400 mila di clienti europei che hanno acquistato auto Fca con motori diesel passino alle altre motorizzazioni senza che ci siano fughe verso altri costruttori. Almeno nei primi anni si può ipotizzare 20% di vendite europee in meno (la metà del 40%), ma anche se fossero meno sarebbe un bel problema.
La seconda domanda è: con cosa verranno sostituite, all’interno del gruppo, le vetture a gasolio? L’ipotesi più ragionevole è il metano sul quale Fca ha una buona esperienza, ma i distributori ci sono solo in Italia e in Spagna, mentre nel resto dell’Europa sono rari o completamente assenti. L’altra ipotesi prevede l’introduzione e la vendita di auto ibride ed elettriche, ma in questo campo Fca parte da zero, o quasi. Mentre tutti gli altri costruttori hanno in questi anni sviluppato esperienze, modelli e strategie di vendita, in Fca hanno messo sul mercato un solo modello ibrido targato Chrysler e solo negli Stati Uniti. Inoltre, lo scorso anno si sono vendute nel mondo un totale di circa un milione di auto elettriche e ibride. Quante ne potrebbe venderne la sola Fca nel 2022? Anche se venissero confermati tassi di crescita imponenti per questa tecnologia motoristica, sarebbero poche. Comunque e sempre, poche rispetto a quelle che commercializzava con la motorizzazione diesel.
La terza considerazione riguarda le motivazione (da confermare) con cui la fonte del Financial Times giustifica l’abbandono del diesel: il crollo della domanda e l’aumento dei costi per rendere la tecnologia in linea con gli standard delle emissioni. O Fca sa qualcosa che non sappiamo o il presunto crollo delle vendite non c’è ancora e magari non ci sarà. In Italia le vendite delle auto motorizzate a gasolio sono cresciute del 6,7% nel 2017 e hanno perso solo mezzo punto di quota a favore di quelle a benzina. In Europa la percentuale delle auto diesel vendute è scesa dal 50,2% al 46,3% nei primi nove mesi del 2017. Ci sembra difficile pensare a un crollo disastroso nei prossimi quattro anni. Anche parlare di costi per lo sviluppo di nuovi motori diesel più puliti è difficilmente comprensibile. Sui motori Fca ha una trentennale esperienza fatta di brevetti mondiali, capacità professionali e strutture all’avanguardia. Buttare via tutto per fare investimenti sui motori elettrici pare un azzardo, anche perché qualsiasi scelta si faccia sulle motorizzazioni, bisogna spendere dei soldi e tanti.
L’ultima considerazione riguarda l’impatto ambientale di una scelta del genere. Tutti sanno che le auto a benzina consumano di più, e quindi emettono più CO2, rispetto alle auto diesel. Mettere nel cassetto quest’ultime significa rendere ancora più difficile il raggiungimento del già difficile obiettivo di 95 grammi al chilometro di CO2 per la gamma di ogni costruttore per il 2021. Se le auto a gasolio fossero sostitute, per la maggior parte, da auto a benzina sarebbe un disastro.
Altri costruttori hanno scelto di abbandonare, ma si trovano in situazioni completamente diverse dalla casa automobilistica italo americana o lo hanno fatto solo in minima parte. Toyota non commercializza più da quest’anno in Italia modelli con motore a gasolio, ma punta tutto sull’ibrido su cui ha una ventennale esperienza. Porsche che produceva poco a gasolio e solo alcuni modelli ha dichiarato che abbandonerà presto la motorizzazione a gasolio, ma non mancheranno a nessuno le Porsche diesel. E la stessa cosa ha fatto Volvo senza dare date precise. Suzuki, Mercedes e Renault hanno solo presentato nuovi modelli che non avranno più una variate a gasolio e, negli due ultimi casi, di tratta della stessa vettura declinata come Smart per Mercedes e come Twingo per Renault.