FUSIONE FCA-HYUNDAI? Il bello di Sergio Marchionne è che non ha mai annoiato gli analisti finanziari e i cronisti, pur trattandoli malissimo. E così, dopo aver salvato la Fiat giocando d’astuzia con (cioè contro!) la General Motors e dopo aver “giocato” anche Barack Obama facendosi finanziare al cento per cento la per Fiat convenientissima acquisizione della Chrysler, non l’ha più smessa, inanellando autentiche prodezze, intervallate da goffi giochi delle tre carte, per esempio le geniali manovre su Ferrari e lo pseudo piano di Fabbrica Italia. Poi però, a un certo punto, la sua cavalcata vincente si è come inceppata.



È stato Marchionne il primo Tycoon dell’auto ad avere il coraggio di denunciare il destino del settore, fatalmente orientato alla concentrazione e alla razionalizzazione; ha avuto la faccia tosta di dichiarare l’interesse di Fca a trovare un’alleanza globale – di solito queste cose si dicono solo dopo averle fatte; ha spudoratamente proposto e riproposto alla General Motors un’alleanza globale incassando senza batter ciglio il niet di Mary Barra. E ora, ora che in teoria starebbe consumando gli ultimi sei mesi di potere pieno a Mirafiori e a Detroit, che fa? Ti inventa un’altra “equity story”, un altro scenario mirabolante da prospettare al mercato? 



Che sia stato lui a concepire l’idea è smentito, e quindi non lo si può continuare a credere, ma certo è che la Borsa ci ha creduto e un po’ ci spera, sia per l’interesse dell’ipotesi in sé, sia perché è evidente che se Marchionne riuscisse davvero a pilotare Fca verso un’alleanza globale con Hyundai si aprirebbe sicuramente per lui un altro “giro di giostra” gestionale o in Fca o magari addirittura al vertice di tutto, condiviso dai coreani.

Premettiamo che tra no-comment e smentite, l’idea – ventilata dalla stampa asiatica – è stata considerata infondata o superata dai promessi sposi; ma poi analizziamo il tanto che invece fa capire come sia uno scenario verosimile, se non vero, e peraltro già negoziato e in via di ulteriore negoziazione. Secondo l’indiscrezione borsistica riportata da Asia Times, Hyundai e il suo Ceo Chung Mong-koo starebbero solo aspettando che le azioni Fca calino per lanciate addirittura un’Opa: e perché questo calo viene da loro previsto senza alcun dubbio? Per l’avvicinarsi dell’uscita di Marchionne, dunque maggio 2019. 



Da notare che tra i soci Hyundai c’è Paul Singer, numero uno del fondo attivista Elliott: un tipetto che non ama starsene con le mani in mano quando è socio di un’azienda che si incarta… E anche Hyundai, pur ricca di tecnologie e di potenziali mercati, è povera di reputazione e stile. Comunque, all’uscita dell’indiscrezione, il titolo Fiat s’ìmpenna, poi Hyundai smentisce e la quotazione si sgonfia.

In realtà, lo scenario si ingrana alla perfezione con la fallita ricerca di un partner da parte di Fca, che quadrerebbe magnificamente con un soggetto asiatico visto che Fca è già presente in Europa, Nord e Sud America ma non in Asia. E il matrimonio sarebbe “tra pari”, perché attualmente Fca capitalizza 24 miliardi di euro e la Hyundai Motor circa 21 miliardi (27,6 miliardi di won). Qualche “petting”, in verità, i due gruppi se l’erano già concesso due anni fa, con una partnership tecnica per i sistemi di trasmissione e di illuminazione. E Marchionne, esprimendosi senza tanti giri di parole, aveva anche ipotizzato un progetto comune sull’alimentazione a idrogeno. Poi non se n’è più fatto nulla.

Fantafinanziando, dunque, va detto che oggi, insieme, Fca e Hyundai diventerebbero il primo gruppo automobilistico mondiale. Difficile però pensare che – nonostante le dimensioni comparabili – in un assetto post-fusione l’azionariato italiano potrebbe ancora comandare: i coreani non fanno sconti a nessuno, in casa loro, e il conglomerato Hyundai di cui fa parte Hyundai Motor è grande varie volte Fca.

Quel che resta dunque, dalla fiammata di indiscrezioni, è solo l’evidenza di un gruppo Fca che ha vissuto quindici anni miracolosi, l’era-Marchionne, ma che giunge alla fine di questa fase senza l’ultima vittoria, quella dichiarata dal Boss e perseguita costantemente da dieci anni in qua, cioè da subito dopo il risanamento in poi: l’alleanza globale. Era ed è difficilissimo compierla. Ma chi conosce Marchionne giura che il manager abruzzese non abbia affatto intenzione di mollare e di uscire da Fca senza aver completato il lavoro.