Secondo alcuni rumour riportati da Lettera43 qualche giorno fa, è probabile che per motivi di salute l’ad di Fca, Sergio Marchionne, non riesca a partecipare alla consueta presentazione alla comunità finanziaria, per illustrare i risultati del secondo trimestre, prevista il 25 luglio. Non è chiaro la natura di questi “motivi di salute” ed è abbastanza antipatico speculare su questo argomento, ma è altrettanto certo che il tema sia oggetto delle riflessioni degli investitori. Il contributo di Marchionne al gruppo Fca è stato decisamente superiore a quello di un normale amministratore delegato. Oggi il gruppo è irriconoscibile rispetto a quello ereditato da Marchione. Lo spin-off di Cnh, la fusione con Chrysler, lo spin-off di Ferrari e a tendere quello di Magneti Marelli hanno rappresentato elementi di discontinuità netta.



La creazione di valore finanziario è stata colossale; questo è avvenuto in un settore complicato e ipercompetitivo. Un manager normalmente bravo o anche molto bravo difficilmente avrebbe prodotto questi risultati. È nei settori molto complicati o che attraversano fasi convulse che servono manager con una visione a lungo termine e in grado di prendere decisioni che non sembrano immediate; caratteristiche più uniche che rare.



Oggi il gruppo Fca, in condizione decisamente migliori rispetto a dieci anni fa, ha davanti ancora diverse sfide decisive. La dimensione non è ancora ottimale per assicurare la sopravvivenza e il successo nel lungo periodo e serve un altro salto dimensionale; il settore è attraversato da rotture tecnologiche con l’emergere dei motori ibridi e la “fine” del diesel; rimane poi sul tavolo la questione dell’alto di gamma su cui Fca ha appena iniziato a fare sul serio e da ultimo c’è l’introduzione dei dazi. Poi c’è Ferrari che in teoria avrebbe davanti a sé ancora molte opportunità di sviluppo. Marchionne è ancora una parte importante del futuro della società del lusso. È vero che per aprile 2019 si attende già la staffetta con il nuovo ad di Fca, ma è altrettanto vero che il manager italo-canadese rimarrà alla guida di Ferrari per un altro quinquennio. Sarebbe ragionevole ipotizzare che Marchionne verrà interpellato, se non altro come consigliere fidato, se Fca dovesse prendere una decisione importante. È altrettanto ragionevole ipotizzare che Marchionne sia un pezzo chiave del futuro di Ferrari.



La decisione importante di Fca è quella di un partner industriale o, meglio, del partner di una fusione che dovrebbe garantire la dimensione minima sufficiente per competere nel lungo periodo rendendo la quota di Exor meno “industriale” e più finanziaria. Negli ultimi mesi in realtà si è parlato anche di offerte per cassa. La presenza di Marchionne mette nelle condizioni di poter affrontare questa decisione e soprattutto il tempo che intercorre con tranquillità e senza fretta dando la possibilità di esaminare attentamente le proposte che dovessero arrivare o le opportunità che si potrebbero aprire. Eventuali fasi di crisi del settore, il diesel piuttosto che i dazi, potrebbero essere affrontate senza dover affrettare decisioni strategiche.

Con un manager normalmente bravo o molto bravo questo non sarebbe vero; quando si aprono fasi eccezionali essere bravi non basta soprattutto se, come nel caso Fca, rimangono alcuni punti deboli rispetto alla concorrenza: una presenza globale meno diffusa, una quota di mercato modesta nell’alto di gamma, ritardi tecnologici sull’elettrico e l’ibrido. Se ci fosse un manager normale l’urgenza di risolvere questi punti deboli sarebbe più pressante e probabilmente ci sarebbe una ricettività maggiore verso ipotesi di aggregazione che li risolvono immediatamente magari a discapito del prezzo. Allo stesso modo sarebbe più complicato scommettere sullo sviluppo futuro di Ferrari che ha dalla sua un marchio eccezionalmente forte, ma anche una concorrenza agguerritissima per la parte più appetibile del mercato auto.

C’è un gruppo con o senza Marchionne e ci sono azionisti con o senza Marchionne. Perfino manager blasonatissimi e consideratissimi pagherebbero almeno inizialmente un certo scetticismo viste le sfide che il settore dovrà affrontare. La “questione” Marchionne, il suo ruolo nel gruppo, non è nuova; per questo gli ultimi rumour sono diventati immediatamente importanti per chi guarda Fca: una platea ampia che include azionisti, investitori, giornalisti, osservatori e tutti quelli a cui interessano gli stabilimenti rimasti in Italia.

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