Il mondo della mobilità ha subito negli ultimi anni un mutamento a dir poco radicale. Solo un secolo fa la maggior parte delle persone si muoveva prevalentemente a piedi o a cavallo, oggi praticamente tutti possiedono un mezzo: e l’intervento della tecnologia sta cambiando sempre di più il volto della mobilità: quale scenario ci aspetta? Questo è una delle domande cruciali che animeranno l’area “Move to Meet” al Meeting di Rimini dal 19 al 26 agosto. Ilsussidiario.net ha deciso di approfondire questo tema con Sergio Savaresi, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, che parteciperà al Meeting di Rimini  



Il trasporto aereo è alla portata di ciascuno, le distanze si sono incredibilmente accorciate grazie alle nuove tecnologie. Lei che per lavoro sviluppa e diffonde queste tecnologie, quali scenari vede nel futuro prossimo per il mondo della mobilità?

La mobilità personale “quotidiana” nei prossimi decenni subirà radicali mutamenti. I principali “mega-trend” saranno il passaggio dall’auto di proprietà a un uso condiviso della stessa, la progressiva automazione della guida e l’elettrificazione. Ci sarà inoltre una forte “virtualizzazione” della mobilità (attraverso tecnologie di virtual-reality o mixed-reality), che andranno a ridurre fortemente la mobilità fisica degli individui.



Pensa che questo sviluppo così rapido sia stato esclusivamente positivo oppure ha portato con sé delle contraddizioni? 

L’aspetto più negativo della diffusione “di massa” dell’auto privata negli ultimi 100 anni è stato sicuramente l’enorme impegno energetico che ha generato fenomeni di inquinamento dell’aria e di effetto serra dell’atmosfera in grado di modificare l’ambiente e, addirittura, il clima. I nuovi modelli di mobilità che si svilupperanno nei prossimi decenni sicuramente contribuiranno a ridurre fortemente questa criticità. L’impatto (sociale, emotivo, culturale, etico) di una virtualizzazione della mobilità è, tuttora, un aspetto di difficilissima valutazione.



Il suo ruolo di professore la porta a vivere e a lavorare a stretto contatto con tantissimi studenti tutti gli anni. Pensa che i giovani sapranno gestire le potenzialità dello sviluppo tecnologico? Nell’ambito delle nuove tecnologie, gli educatori possono ancora dire la loro? 

La “convergenza digitale” a cui abbiamo assistito negli ultimi 20 anni è avvenuta con una tale rapidità da creare una vera e propria spaccatura generazionale: da un lato i “nativi digitali”, in grado di utilizzare con estrema disinvoltura queste tecnologie, ma – in generale – con poca consapevolezza dei rischi associati a esse; dall’altro le generazioni precedenti, che non hanno avuto il tempo di comprendere e metabolizzare a fondo queste tecnologie, per poterle adeguatamente regolamentare e gestire (anche e soprattutto a protezione dei più giovani). Dal mio punto di osservazione (docente universitario di una facoltà di ingegneria), è ben visibile un costante decadimento della capacità analitiche, di approfondimento, e di concentrazione dei nostri studenti, a favore di una maggiore propensione ad acquisire competenze ampie, superficiali, e facilmente comunicabili. Anche in questo caso, l’impatto di lungo termine di questo trend è di difficile valutazione.

Il suo gruppo di ricerca affronta temi di grande interesse nell’ambito della mobilità, può raccontarci brevemente qualche progetto particolarmente innovativo a cui ha lavorato ultimamente? 

Uno dei progetti più interessanti che il mio gruppo di ricerca ha recentemente sviluppato è un piccolo drone terrestre in grado di spostarsi in completa autonomia in città, trasportando oggetti di piccole e medie dimensioni (una sorta di “pony-express” robotico). È una tecnologia molto avanzata, che agevolerà la “virtualizzazione” della mobilità personale, rendendo sempre più semplice e rapida la consegna di oggetti acquistati on-line. Questo progetto di ricerca è poi diventato una azienda (YAPE) che sta industrializzando questo progetto per trasformarlo in un vero e proprio prodotto. Èun progetto complesso ad altissimo contenuto tecnologico, che è stato sviluppato in brevissimo tempo da un bellissimo team di studenti, dottorandi e ricercatori del Politecnico di Milano.

(Francesco Davide Zaza)

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