Louis Camilleri ha dato un’informazione in meno e una di troppo. Durante il Capital Markets Day a Maranello, il ceo di Ferrari non ha detto quante auto ha intenzione di produrre la Casa automobilistica nei prossimi anni e ha tagliato al ribasso le stime dell’Ebitda (che Sergio Marchionne aveva fissato a oltre 2 miliardi di euro poco più di sei mesi fa) a 1,8-2 miliardi. Facciamo fatica a capire come abbia stabilito il secondo dato senza avere chiaro in testa il primo e, visto che siamo sicuri che questo numero magico è nel piano, non capiamo perché abbia creduto bene di non rivelarlo.



Questo dato è importante perché l’esclusività è uno dei fattori di successo del Cavallino: produciamo un’auto in meno di quelle che vuole il mercato, diceva Enzo Ferrari. Ma come si può aumentare il fatturato senza alzare troppo la produzione o sperando di non doverlo fare molto? La risposta per Camilleri è semplice: aumentando il prezzo delle auto vendute, che già nel 2017 costavano in media pochissimo meno di 300 mila euro. Immaginiamo un po’ più di auto in edizione limitata da oltre un milione di euro e un sostanziale ritocco al listino delle “normali” Ferrari.



Lo scorso anno sono state vendute 8.398 auto per un ricavo complessivo di 2,45 miliardi. Ipotizzando che le altre fonti di ricavo rimangano uguali (Camilleri non ne ha fatto cenno nel Capital Markets Day, ma nel 2017 sono state di 870 milioni di euro) e le vendite nel 2022 siano salite a 10 mila vetture, per arrivare a un fatturato di 5 milioni previsto da Camilleri tra cinque anni, ognuna dovrà essere venduta in media a circa 420 mila euro, il 40% in più dei prezzi attuali. In questo modo già nel 2018 si ridurrà il debito netto di 50 milioni e la Casa di Maranello otterrà un ebitda uguale o superiore a 1,1 miliardi con 9.000 consegne (nel 2017 era stato di 1 miliardo di euro). Nel 2022 il fatturato, come dicevamo, raggiungerà i 5 miliardi di euro, l’indebitamento si azzererà e ci sarà un free cash flow industriale tra 1,10 e 1,25 miliardi che permetterà di remunerare meglio gli azionisti a cui sarà riservato nei prossimi anni il 30% degli utili netti.



Camilleri ha parlato del lancio di 15 nuovi modelli entro il 2022, dell’intenzione di mettere sul mercato entro la fine piano un 60% di auto ibride. E soprattutto ha parlato di una riorganizzazione della gamma prodotti che si baserà su quattro pilastri: auto sportive, gran turismo, serie speciale e Icona. La novità è solo quest’ultima categoria alla quale, se abbiamo capito bene, fanno parte anche la Monza 1 e la Monza 2 che traggono ispirazione dai modelli storici del Cavallino degli anni ‘50 e sono state presentate a Maranello ieri. 

Camilleri durante il Capital Markets Day ha detto anche che il mix tra prezzo e volumi garantirà una ripartizione dei ricavi che vedrà la gamma sportiva contribuire per il 50%, mentre il 40% arriverà dal Gran Turismo, il 5% dalle serie speciali e altrettanto dal segmento icona. Più o meno quello che accade già oggi. Non una parola, fortunatamente, sull’elettrica pura che era stata ipotizzata in passato, mentre è confermato il Suv del Cavallino che si chiamerà Purosangue, di cui si è detto “completamente entusiasta”, e arriverà tra quattro anni nel 2022, cinque anni dopo quello della Lamborghini. “Il piano è ambizioso, ma è fattibile”, ha dichiarato il ceo della Rossa, che solo pochi mesi fa aveva definito “aspirazionali” gli obiettivi fissati da Sergio Marchionne per il 2022. Mentre John Elkann ha dichiarato: “Il nostro ceo Louis Camilleri comprende lo spirito Ferrari meglio di chiunque altro. È una fortuna averlo come ceo perché in sé coniuga una carriera di spicco a capo di alcune delle società quotate in borsa di maggior successo al mondo insieme a un’approfondita conoscenza e una vera passione per Ferrari”. Passione che speriamo vivamente sia condivisa da decine di migliaia di acquirenti poco o nulla interessati al prezzo.