Papa Francesco nel prossimo Motu Proprio 11 maggio 2021 presenterà al mondo una novità importante nella vita quotidiana della Chiesa: nasce il ministero del catechista per precisa volontà del Santo Padre che già nel 2018 aveva anticipato l’intenzione di voler dedicare una modifica importante nello statuto del Vaticano. Nella Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Antiquum ministerium” – che sarà presentata martedì prossimo alle 11.30 da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e da monsignor Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la catechesi presso lo stesso dicastero – si delineerà il perimetro d’azione di questo nuovo “ministero” fondato su tre punti chiave: preparazione, servizio alla Parola di Dio, testimonianza di fede.



Esattamente come accade già per accolitato e lettorato, il Motu Proprio del Papa stabilisce che chi è chiamato alla preparazione dei sacramenti nelle parrocchie avrà un compito ufficiale riconosciuto dalla Chiesa Cattolica. Il 22 settembre 2018 al convegno internazionale “Il catechista, testimone del mistero” Papa Francesco usava queste precise parole per anticipare il concetto: «catechisti, nella comunicazione della fede non anteponete la legge fosse anche quella morale, all’annuncio tangibile dell’amore e della misericordia di Dio. E non dimenticate che la vostra parola è sempre un primo annuncio che arriva a toccare il cuore e la mente di tante persone che sono di attesa di incontrare Cristo».



COSA CONTERRÀ IL MOTU PROPRIO SUL MINISTERO DEL CATECHISTA

Come ha spiegato la Sala Stampa Vaticana nel annunciare il prossimo Motu Proprio, la lettera apostolica istituirà formalmente il ministero di catechista, sviluppando quella dimensione evangelizzatrice dei laici auspicata dal Vaticano II. Nel video messaggio del 2018 ancora Papa Francesco spiegava «in un contesto di indifferenza religiosa, la vostra parola sempre sarà un primo annuncio, che arriva a toccare il cuore e la mente di tante persone che sono di attesa di incontrare Cristo». Essere catechista, aggiunge Papa Bergoglio, «questa è la vocazione, non lavorare da catechista»: nell’udienza promossa dall’Ufficio Catechistico nazionale della Cei lo scorso gennaio 2021, ancora Papa Francesco ribadiva «Questo è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è ai margini». Come nel dopo-Concilio la Chiesa italiana – sottolineava il Santo Padre nel 2018 – «è stata pronta e capace nell’accogliere i segni e la sensibilità dei tempi, così anche oggi è chiamata ad offrire una catechesi rinnovata, che ispiri ogni ambito della pastorale: carità, liturgia, famiglia, cultura, vita sociale, economia».

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