Nel presentare l’ultima mossa di Papa Francesco contro il mostro terrificante della pedofilia, vera e propria piaga purulenta della Chiesa, hanno chiamato il migliore cavaliere, l’arcivescovo che viene da Malta, mons. Charles Scicluna, indomito lottatore contro i mostri che deturpano il volto della Sposa di Cristo.
Presentato ieri con solennità e comprensibile gravità, Vos estis lux mundi, “Voi siete la luce del mondo”, è la risposta universale e concreta al fenomeno degli abusi, frutto del vertice sul tema tenutosi in febbraio, in Vaticano, di cui raccoglie riflessioni e indicazioni.
Nelle otto pagine del motu proprio firmato da Francesco e in vigore dal 1° giugno prossimo, le nuove norme procedurali per combattere gli abusi sessuali e richiamare alle proprie responsabilità vescovi e superiori generali. Un altro concretissimo atto che, senza mezze misure, segnala all’intero universo che nessuno è più al di sopra della legge, e che il silenzio, su crimini e ferite legate alla sfera sessuale e all’abuso di potere, non solo non sarà tollerato, ma verrà adeguatamente punito.
Le novità le ha illustrate lo stesso ex promotore di Giustizia vaticano insieme al canonista mons. Juan Ignacio Arrieta: l’obbligo per ogni diocesi a mettere in piedi uno sportello per le denunce o segnalazioni di casi di abuso riguardanti chierici e religiosi. L’obbligo per religiosi e religiose di segnalare tempestivamente all’autorità ecclesiastica tutte le notizie di abusi di cui vengono a conoscenza, come pure le eventuali omissioni e coperture. Tutela per chi denuncia e per le vittime, in passato oggetto di ritorsioni o di pregiudizi e nuove norme anche per vescovi, cardinali o superiori che si sono macchiati di crimini sessuali o che hanno coperto pedofili e abusatori. Si parla infatti per la prima volta esplicitamente di “condotta di copertura” a proposito di chi invece di perseguire i colpevoli li ha nascosti o protetti. “Il Papa vuole che quando si palesa un problema se ne parli – ci ha detto Scicluna –, la responsabilità nel caso degli abusi, investe tutti”.
Il motu proprio pone l’accento sulla tutela non solo dei minori, ma anche degli adulti vulnerabili, categoria che comprende persone con ogni genere di disabilità fisica o psichica, insieme a coloro che sono temporaneamente privati della libertà personale e che non sono in grado di resistere all’offesa.
Nessuno si illude, “non si risolve la lotta, ma è un tassello importante” rassicura l’arcivescovo di Malta, segretario aggiunto alla Congregazione per la dottrina della fede, “di fatto non esiste più immunità”. Vale a dire che nessuno potrà più riparare dietro il prestigio della propria consacrazione episcopale, o porre l’alibi di una mal intesa difesa dell’istituzione. Anzi proprio all’arcivescovo metropolita viene assegnato un ruolo investigativo, nel caso si presentino casi in cui i suoi confratelli siano accusati di abusi o di insabbiamenti. Sarà lui insieme a laici qualificati ad accertare i fatti, in tempi contingentati (massimo 30 giorni) per poi inviare il dossier al Dicastero vaticano competente.
Gli strumenti giuridici per affrontare il fenomeno che ha minato, e in qualche caso azzerato la credibilità della Chiesa, appannando la sua testimonianza, oggi, si può dire, ci sono tutti. Ma forse occorre trovare il coraggio di convertirsi.