“I lavori proseguono, le cose non si risolvono e stravolgono da una settimana all’altra. Si prosegue a ritmi incalzanti, perché i tempi non ci aiutano e vanno rispettati – ha detto pochi giorni fa il ministro dello Sport Andrea Abodi -. Credo che l’eredità olimpica e paralimpica non dipenderà solo dalle opere che si chiuderanno prima: si tratta di opere che comunque miglioreranno la qualità della vita dei cittadini, mentre quelle che saranno fatte dopo non intaccheranno sullo svolgimento delle Olimpiadi. Stiamo parlando di circa 3,5 miliardi di investimenti, che non sono il costo dei Giochi ma di opere pubbliche, strade, autostrade e tratti ferroviari”.



I Giochi del 2026 si avvicinano, dunque, e i lavori propedeutici avanzano: la Camera ha appena approvato un decreto con le disposizioni urgenti ritenute necessarie per accelerarli. In questa lunga rincorsa, i territori interessati si interrogano, considerando anche il mercato della ricettività, che riguarda l’ospitalità alberghiera ed extra, ma anche le prospettive nel real estate. A fare il punto è stato ieri il “Mountain hospitality forum, Cortina e oltre: l’evoluzione dell’ospitalità della montagna” (al Savoia di Cortina), organizzato da Confindustria Alberghi in collaborazione con Luiss Business School, Cushman & Wakefield e Confindustria Belluno Dolomiti, un lungo e affollatissimo convegno suddiviso in quattro tavole rotonde tematiche: ospitalità, benessere e sviluppo del territorio; diversi modi di finanziare il settore hospitality; i trend del settore e la nuova domanda; e la montagna nelle strategie di crescita dei brand internazionali.



Sul fronte degli investimenti immobiliari (evidenziati da Alessandro Belli, head of hospitality Italy di Cushman & Wakefield), sebbene in Italia si sia registrato nel 2023 un calo del 45% nel volume totale, il settore alberghiero, con 1,5 miliardi di euro investiti, si è dimostrato resiliente. In Italia lo scorso anno il RevPar è cresciuto del 45% rispetto al 2019, contro una media europea che si è fermata al +22%. Molto bene la domanda turistica verso la montagna, una crescita di arrivi e presenze spinta soprattutto dalla clientela internazionale, anche da viaggiatori long haul, americani in primis, che nel caso di Cortina è arrivata in pochissimi anni a rappresentare oltre il 50% della domanda complessiva.



C’è ancora un grande potenziale di crescita per la montagna, che punta alla destagionalizzazione e all’internazionalizzazione ma anche alla sostenibilità, all’accessibilità e all’inclusività per diventare un luogo da vivere tutto l’anno, complice anche il climate change che sta cambiando abitudini, comportamenti e scelte dei viaggiatori. Migliorare l’ambiente per i residenti e per i turisti, sviluppare un’offerta turistica integrata, in particolare per la stagione estiva; estendere il periodo di attività turistica della destinazione, diminuendo i periodi di inattività e di chiusura; rinnovare e riqualificare l’offerta, queste alcune delle direttrici su cui far leva.

Tra gli argomenti affrontati nel corso delle tavole rotonde, la valorizzazione del territorio, le strategie messe in atto dalle aziende, la destagionalizzazione, la riqualificazione dell’offerta, le risorse del Pnrr, il rapporto pubblico-privato, la formazione del personale, e ancora gli investimenti, le infrastrutture, le nuove tendenze della montagna, l’importanza dei grandi eventi. “Abbiamo fortemente voluto questo evento a Cortina – ha detto Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi -. Ci siamo resi conto che mancava un appuntamento sulla montagna capace di mettere intorno a un tavolo imprenditori del settore, mondo della finanza e investitori. La montagna sta vivendo un profondo cambiamento e il faro delle prossime Olimpiadi è un’opportunità che dobbiamo saper sfruttare. La destinazione è sempre più attrattiva agli occhi del turista internazionale che è alla ricerca di esperienze sempre più legate al territorio con servizi diversificati e una cura e attenzione alla sostenibilità, ambientale in primis ma anche sociale”. “Abbiamo davanti due anni complessi ma straordinari – ha aggiunto Lorraine Berton, presidente della territoriale confindustriale bellunese -, durante i quali dobbiamo cogliere ogni opportunità di crescita e di sviluppo. Occorre favorire gli investimenti materiali e immateriali, nuove infrastrutture e nuove competenze. La nostra sfida olimpica è già iniziata e riguarda l’intero sistema Paese. Dobbiamo accelerare su tutti i fronti, senza per questo perdere di vista l’obiettivo finale, quello di garantire alla nostra montagna un futuro sostenibile, un orizzonte che guardi almeno al 2050. Tifare per il successo di Milano Cortina 2026 significa tifare per il Paese, la sua credibilità e attrattività”. “Il tema della ridefinizione dell’offerta turistica in genere come anche quella montana è di assoluta attualità, vuoi dinamiche globali, come il climate change, vuoi per peculiarità locali, come l’evento olimpico Cortina-Milano – ha aggiunto Lorenzo Vianello, strategic advisor real estate di Unicredit -. Uno dei temi più impattanti è quello della riqualificazione, soprattutto in termini di efficienza energetica, delle strutture alberghiere. Su questo versante UniCredit non ha mai fatto venire meno il proprio supporto e lo ha anzi rafforzato con il plafond da un miliardo di euro messo a disposizione degli operatori nell’ambito del piano UniCredit per l’Italia”.

Di (ri)qualificazione ha parlato anche Graziano Debellini, presidente di TH Group, leader della montagna leisure. Un upgrading che deve passare in primis attraverso una nuova reputation territoriale, che ristabilisca la verità e smonti le narrazioni catastrofiste che ciclicamente danno della montagna ritratti a tinte fosche. “Bisogna dire basta alle notizie allarmistiche sulla montagna. La scarsità di neve non è un fenomeno nuovo: anche alle Olimpiadi del ’56 le piste cortinesi erano quasi verdi. Allora però non esistevano i cannoni supertecnologici ed ecologici che oggi assicurano l’innevamento programmato: allora ci pensarono gli alpini, trasportando la neve con carriole e gerle dai boschi, dove s’era conservata meglio, fino ai campi di gara. Per non dire di Annibale, che riuscì ad attraversare il piccolo San Bernardo con gli elefanti proprio perché la neve non era particolarmente impegnativa. Ribadita la realtà – ha proseguito Debellini -, bisogna puntare poi non solo al lusso, ma puntare sulla qualità accessibile. E per arrivare a una migliore qualità nei servizi non si può fare a meno dell’opportuna formazione degli addetti, quella che proprio noi, TH, insieme a Cassa depositi e prestiti e in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, abbiamo messo al centro della nostra Scuola italiana di ospitalità. E infine, per rilanciare la montagna serve sì un personale più qualificato, ma bisogna anche poter offrire a quel personale alloggi decorosi, soprattutto per gli stagionali che arrivano da lontano, visto che quelli locali non bastano. È l’annoso problema delle staff house, che richiede sforzi inediti degli operatori ma anche delle istituzioni, una sinergia indispensabile per il buon sviluppo dei territori”.

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