E’ arrivato un bel messaggio al mondo del tennis da Patrick Mouratoglou. Oggi una delle persone più esponenti nel mondo della racchetta, il coach franco-greco è diventato famoso per essere l’allenatore di Serena Williams (e in precedenza anche fidanzato), portandola a dominare il circuito Wta dopo i 30 anni, avvicinandola sensibilmente al record di Slam vinti che appartiene ancora a Margaret Court. Fondatore di una popolare accademia, Mouratoglou ha certamente voce in capitolo per lanciare una proposta: sfruttare questa sosta forzata per il Coronavirus per cambiare il tennis. Lo ha detto chiaro e tondo, alla fine del suo lungo post affidato ai social: il problema riguarda in particolar modo quei giocatori che non fanno parte della Top 100 della classifica, e che la pandemia da Covid-19 sta danneggiando in maniera particolare.



L’occasione è utile per una riflessione ad ampio raggio: il messaggio del coach è chiaro in tutti i suoi punti. Si parte dall’osservare che i tennisti, a differenza dei calciatori o dei giocatori di basket (o di qualunque altro sport di squadra) non percepiscono un regolare stipendio ma sono retribuiti a seconda del numero di match vinti. E’ così: certo con il 1968 si è superato il grande ostacolo dei pagamenti “sottobanco” e del divieto ufficiale di prendere soldi per giocare a tennis, ma questo è rimasto. Non solo: i tennisti pagano per i loro viaggi e stipendiano regolarmente i loro collaboratori (allenatori, fisioterapisti eccetera). Per un Roger Federer o un Novak Djokovic il problema si pone poco, ma stiamo parlando dei campionissimi che, oltre ad arrivare in fondo e spesso vincere i tornei principali, guadagnano cifre enormi dagli sponsor. “I top player meritano al 100% i loro soldi” ha detto Mouratoglou, giusto per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti.



CORONAVIRUS TENNIS: IL TEMPO DELLE RIFORME?

Il problema è un altro: cosa succede con i giocatori fuori dai primi 100? Semplice: se non giocano non vengono pagati, e non possono appoggiarsi agli sponsor. “Trovo rivoltante che il centesimo miglior giocatore del nostro sport – seguito da miliardi di fan – sia a malapena in grado di sbarcare il lunario”. Ci sono due citazioni a esempio e conferma: quella di Tim Mayotte – argento olimpico a Seul 1988, semifinalista a Wimbledon e agli Australian Open – che dice come “dovresti guadagnare circa 200 mila dollari l’anno in premi e/o sponsor per avere un salario adeguato”; e quella di Noah Rubin, attuale numero 225 Atp, che dice “per qualcuno fuori dalla Top 50 o 100 non ci sono troppi sponsor fuori dal campo e dove ci sono si tratta di contratti minori, con i quali non puoi vivere. Se non lavori, non vieni pagato”. Ecco allora il punto: la sosta da Coronavirus è un grosso problema economico per i tennisti meno forti, e Mouratoglou ha ricordato che alcuni stanno addirittura lasciando questo sport.



Il coach franco-greco dice anche, è piuttosto ovvio ma forse non immediato, che questi giocatori sono necessari al tennis; da qui la nuova sfida, ovvero provare a studiare un sistema che permetta anche ai tennisti “minori” di avere qualche entrata in questo periodo di Coronavirus e, con visione allargata, cambiare il mondo di questo sport per il futuro. “E’ tempo di aiutare questi giocatori, per questa ragione mi piacerebbe vedere Atp, Wta, Itf e gli Slam seduti insieme (anche se virtualmente) per cercare una soluzione sostenibile”. Effettivamente queste settimane (a tennis non si giocherà probabilmente per tutto il mese di giugno) potrebbe davvero essere l’ideale per riformare il sistema. L’argomento è delicato e certamente non nuovo (chiunque abbia giocato o giochi regolarmente a tennis lo sa bene), ma davvero il Covid-19 potrebbe essere comunque un’occasione.