Uno Mattina si è soffermata stamane su un prodotto tipico delle tavole italiane, e precisamente la mozzarella di bufala campana. In studio, per parlarne, Domenico Raimondo, il presidente del consorzio della mozzarella campana DOP, che ha spiegato quali siano i benefici di questo gustosissimo formaggio: “Fa bene alla salute, ha pochi grassi, non vengono depositati nei tessuti adiposi delle cellule”, un formaggio quindi che non è soltanto buonissimo ma che non crea problemi al nostro corpo.



Curiosità, la mozzarella non va conservata in frigo: “La mozzarella non va messa in frigo – precisa ancora Domenico Raimondo – perchè è come noi, ha freddo di inverno e caldo d’estate”. Quindi dove va messa? “Va mantenuta fra i 16 e i 18 gradi e la cosa più semplice è comprarla e consumarla, se dobbiamo mantenerla per qualche giorno possiamo metterla in un luogo fresco o al massimo nel cassetto della frutta a 7 o 8 gradi e poi dopo 4 o 5 giorni la consumiamo”. La mozzarella campana di bufala deve la sua sapidità al liquido di governo, che viene descritto così dall’esperto: “Il liquido di governo è acqua sterile con aggiunta di sale, ha un osmosi inversa, la immettiamo senza sale, e in quest’acqua poi assorbe il sale: la mozzarella, dopo 4 o 5 ore l’assorbe, c’è bisogno di un po’ di sale”.



MOZZARELLA BUFALA CAMPANA DOP: “COME RICONOSCERE LA SUA PROVENIENZA”

Come molti altri prodotti italiani, la mozzarella di bufala è fra i più imitati al mondo: “La mozzarella è uno dei prodotti più imitati e amati. Tutte le cose belle e buone sono sempre imitate, all’estero ancora di più”.

Come fare quindi per identificare con certezza una campana DOP? “Nel caso della mozzarella di bufala campana i consumatori devono sempre comprare la mozzarella confezionata con il marchio DOP, mai acquistarla sciolta ci deve essere sempre una busta con i due marchi del ministero dell’agricoltura e quello della comunità europea che ci sancisce l’origine di protetta, quindi possiamo essere certi che sia un prodotto tracciato è l’unico formaggio al mondo che è tracciato dalla bufala fino alle tavole dei nostri consumatori”.