Le intercettazioni e le chat di Luca Palamara fanno emergere nuovi colpi di scena nell’inchiesta sul presunto suicidio di David Rossi, ex capo della comunicazione Mps. Stando a quanto scrive La Verità, quegli aspetti starebbero emergendo poco alla volta grazie alla testardaggine della famiglia Rossi. I magistrati liguri nel 2017 hanno aperto un fascicolo per abuso d’ufficio contro ignoti, dopo che l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini aveva collegato le lacunose indagini sulla morte del manager a festini hard. Da La Verità emerge intanto la testimonianza di un gigolò ed un avvocato che avrebbero confermato i “rapporti gay” nei festini. Il primo avrebbe riconosciuto un carabiniere e due magistrati all’epoca di stanza a Siena. Mentre le sue dichiarazioni sarebbero tutte da verificare, spunta quella di un avvocato, Nicola Mini, difensore del pm N., indagato per rivelazione del segreto istruttorio per aver rivelato circostanze dell’indagine Mps ad un avvocato che era intercettato.



L’avvocato, parlando a Genova, ha dichiarato che durante una telefonata tra il suo assistito e l’avvocato “i due avevano parlato di vari argomenti tra cui anche di sesso”, in particolare di “rapporti omosessuali” di cui il suo assistito si sarebbe vergognato. Come scrive il quotidiano oggi, “Le parole del legale hanno fatto maturare all’interno della famiglia il sospetto che dietro agli errori nelle indagini e all’archiviazione del fascicolo per istigazione al suicidio di Rossi ci possano essere presunti legami con i festini”. Eppure nel verbale gli argomenti citati dall’avvocato Mini non figurerebbero e quest’ultimo a La Verità ha commentato: “Il mio verbale di Genova riporta molte cose, ma non tutto. Ho parlato con i due pm per un’ora e 25 minuti e gli inquirenti sono stati estremamente sintetici”.



MPS, CASO DAVID ROSSI: NUOVE INTERCETTAZIONI

Intanto spunta anche una intercettazione del magistrato titolare dell’inchiesta il quale mostrava di temere che l’inchiesta Mps potesse avere delle ricadute negative sul Pd a pochi giorni dalle elezioni legislative che avrebbero visto trionfare a sorpresa i 5 stelle. Come riporta La Verità è il 19 febbraio 2013 quando vengono eseguite delle perquisizioni, una nell’ufficio di David Rossi. Il magistrato viene intercettato telefonicamente mentre parla con Samuele De Santis, avvocato e suo amico di infanzia, il quale sposta l’attenzione proprio sulle elezioni che si sarebbero tenute di lì a breve. “Io come al solito voterò Pd alla fine”, dice De Santis. Il pm N. replica: “Comunque se perde il Pd mi sentirò un po’ moralmente responsabile eh…”. L’amico tenta allora invano di rincuorarlo: “Forse lì a Siena […] forse il Pd ha perso 2 o 3 punti […] ma non di più […] ma tanto il Pd in questa campagna elettorale è inesistente, eh”. Parole, queste, destinate a far molto rumore e che ribadiscono ulteriormente come ci sia fin troppo “non detto” dietro il presunto suicidio di David Rossi.

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