Il ministro dell’Economia Daniele Franco riferisce alle commissioni Finanza di Camera e Senato sull’operazione che vedrà il passaggio del Monte dei Paschi di Siena ad Unicredit: “Non sarà una svendita di comparti statali. Gli stress test confermano l’esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata”. Franco ha affermato che “solo due soggetti hanno manifestato un interesse per Mps: il fondo Apollo ed Unicredit. Quest’ultima costituisce una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese”.

Davanti a quello che è stato definito come uno ‘spezzatino’ di Monte dei Paschi di Siena, Franco ha sottolineato che “non vi sono al momento elementi che facciano intravedere rischi di smembramento della banca”. Dall’altro lato c’è però il rischio che si superino i 2.500 esuberi. Il ministro dell’Economia avverte che “nel caso probabile in cui la Commissione Ue ponesse un obiettivo più ambizioso di riduzione dei costi per Monte dei Paschi, gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente più elevati rispetto alle 2.500 unità di esodi volontari stimati dalla banca nel piano industriale”. (aggiornamento di Andrea Murgia)

MPS-UNICREDIT, AUDIZIONE FRANCO: IL SINDACO DI SIENA “NO A MACELLERIA SOCIALE”

Mercoledì 4 agosto alle ore 20 è convocata al Senato la Commissione Finanze (congiunta a quella della Camera) per l’audizione del Ministro Daniele Franco sul caso Mps-Unicredit, ovvero la trattativa tra il Ministero dell’Economia e la banca dell’ad Orcel per l’acquisizione del Monte dei Paschi di Siena. Il caos generato nel Governo dopo la notizia della trattativa è tutt’altro che risolto, nonostante Franco e Draghi già abbiano fatto intuire che di soluzioni migliori al momento non ve ne sono per evitare un “altra Alitalia”, ovvero una società in mano allo Stato e in costante perdita.

Vanno limitati i tempi sui danni a contribuenti, oltre che garantire la stabilità del sistema bancario nazionale: questo, secondo il Corriere della Sera, racconterà Franco in audizione mentre dai partiti giungono le posizioni sempre più serrate. Il Centrodestra accusa di conflitto d’interessi il Partito Democratico, vista la presenza dell’ex Ministro Dem Padoan alla guida di Unicredit (è l’attuale Presidente, ma fu anche il n.1 del Mef quando Mps venne salvata dallo Stato nel 2017); ma anche dal M5s il piano di vendita del Monte dei Paschi non convince, e pure nel Pd le acque restano agitate visto che proprio a Siena si candida alle Suppletiche il segretario Enrico Letta temendo un risvolto negativo in termini di consenso qualora dovessero intervenire riduzioni/riequilibri interni alla banca senese.

MPS, IL MONITO DEL SINDACO DI SIENA

«Credo sia comprensibile la preoccupazione della Lega e in generale del Parlamento. Non sarebbe la prima volta che operazioni di salvataggio risultano in extra costi “imprevisti” per il bilancio dello Stato: basterà ricordare i 4,7 miliardi di deficit e 11,2 di debito emersi dall’intervento sulle banche venete, cifre smentite dall’allora ministro Padoan a giugno 2017 ma purtroppo certificate da Eurostat ad aprile 2018», spiega il membro della Commissione Finanze in Senato in quota Lega, Alberto Bagnai. Le circostanze oggi sono parzialmente diverse – conclude il senatore – «ma resta la fretta, che in ambito di acquisizioni bancarie è spesso stata cattiva consigliera. Auspichiamo che da qui in avanti il Governo ci ascolti fornendo le risposte richieste: questo ci aiuterà a concentrarci sui percorsi futuri del nostro sistema bancario». Da Italia Viva arriva il pieno sostegno al progetto del MEF, mentre dalla città di Siena si solleva un coro di preoccupazione per la trattativa ancora in corso al Ministero del Tesoro: «No alla macelleria sociale su Mps», attacca il sindaco senese Luigi De Mossi (Centrodestra) nel commentare l’operazione Monte dei Paschi e Unicredit. Per la città il monito è chiaro, «Questa banca non è un supermercato. Non lo deve essere. la politica ora risponda visto che ha già messo mano in Mps con le acquisizioni di Banca 121 e di Antonveneta. Ora ci metta mano per ridare dignità e futuro a questa banca». Non è una piena bocciatura alla trattativa con Unicredit, ma poco ci manca: «è no a qualunque tipo di operazione che non soddisfi la tenuta sociale della città, di questa regione visto che Montepaschi è l’azienda che da più occupazione in tutto il territorio toscano». In conclusione, sottolinea De Mossi, la banca si chiama Monte dei Paschi di Siena, «non è che possiamo buttare via la sua lunga storia, solo perche dal 2002 al 2007 abbiamo fatto delle scelte politiche oggettivamente poco condivisibili tanto per dare un giudizio british. Ora facciamo squisitamente tecniche e intanto buttiamo tutto? Non funziona così».