Proprio in uno dei periodi più caldi ed intensi per il turismo, la riviera romagnola si trova ancora una volta nella sua storia a fare i conti con una vera e propria invasione di mucillagine proveniente del mare Adriatico: una condizione del tutto naturale e quasi completamente priva di rischi (e ci arriveremo a brevissimo), ma che sta avendo un notevole impatto sui turisti e i residenti che in una delle più calde estati degli ultimi anni non attendevano altro che farsi un rinfrescante bagno.



D’altronde la mucillagine è da sempre un fenomeno piuttosto noto sulle coste romagnole ma dopo quel famoso (o famigerato) boom del 1989 che causò la vera e propria trasformazione dell’area riminese in quella oggi nota come l’industria del divertimento – più che della balneazione – gli episodi si erano ridotti drasticamente e mai si era arrivata alla quantità immortalata (e diffusa online) in questi giorni da numerosi turisti più o meno infuriati.



Cos’è la mucillagine che ha invaso le spiagge romagnole: quali sono i problemi per la salute, per il turismo e per la pesca

Di fatto – e i video e le foto che trovate in calce a questo articolo lo dimostrano – la mucillagine che ha invaso la spiagge romagnole si presenta come una fitta e spessa coltre di gelatina bianco-giallastra che una volta osservata da vicino è composta da tantissimi filamenti: un fenomeno che si verifica in egual modo in ogni mare e oceano terrestre ma che nel nostrano Adriatico si condensa in veri e propri ‘tappeti’ che ondeggiano assieme al movimento del mare.



A produrre la mucillagine (composta dai cosiddetti fitoplancton) sono alcune alghe presenti sui fondali marini e – a livello chimico – si tratta al 97% di acqua mischiata a zuccheri complessi e proteine che la rendono fortunatamente quasi completamente innocua per gli esseri umani. Un discorso diverso però va fatto per le forme di vita marine che a causa della spessa coltre gelatinosa ricevono meno ossigeno dall’atmosfera con effetti che – a lungo andare – potrebbero ripercuotersi sulle loro possibilità di sopravvivenza: uno scenario (per ora) ancora lontano.

In altre parole, seppur l’idea di nuotare nella gelatina potrebbe far ribrezzo alla maggior parte delle persone non ci sono grosse controindicazioni, salvo rari (ma non impossibili) casi in cui un grosso accumulo di mucillagine potrebbe provocare la proliferazione di alcuni batteri e microorganismi; ma i rimetterci sono sicuramente – da un lato – l’industria del turismo che si trova a fare i conti con viaggiatori sconfortati che modificano le vacanze e – dall’altro lato – l’industria ittica che paga il prezzo di quel carente ossigeno e di reti per la pesca sporche e inutilizzabili.