E’ stato arrestato il mullah Krekar su richiesta delle autorità italiane. L’uomo si trovava in Norvegia, dove si era trasferito da una trentina d’anni, e stando a quanto riferito dai colleghi della Rai di Bolzano, citando le autorità norvegesi, il fermo è scattato a seguito della sentenza emessa ieri dalla Corte d’assisi di Bolzano. L’uomo è stato infatti condannato a 12 anni di carcere, per 270 bis, associazione a delinquere finalizzata al terrorismo. Krekar, il cui vero nome è quello di Faraj Ahmad Najmuddin, è considerato il capo spirituale della cellula jihadista Rawthi Shax, smantellata nell’autunno del 2015 dopo un’indagine condotta dal Ros di Trento. Inizialmente l’Italia aveva rinunciato all’estradizione per una questione formale, ma oggi, dopo che è giunto il verdetto, sono scattate le manette. Krekar è considerato un personaggio da sempre controverso; pregò per i responsabili della strage islamica nei confronti di Charlie Hebdo, e dopo gli attentati delle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 è stato più volte arrestato e poi rilasciato dalle autorità di Oslo.



MULLAH KREKAR ARRESTATO IN NORVEGIA

Assieme a Krekar sono stati condannati altri cinque imputati, come sottolinea il Fatto Quotidiano, leggasi Rahim Karim Twana e Hamasalih Wahab Awat, a cui sono stati inflitti 9 anni, nonché Rahman Rahim Zana, Jalal Fatah Kamil e Hamad Bakr, condannati a 7 anni e sei mesi di reclusione. L’arresto del mullah, per cui l’accusa aveva chiesto 10 anni di galera, è avvenuto nella serata di ieri, e poco prima lo stesso si era esposto su Twitter, criticando pubblicamente la sentenza emessa nei suoi confronti. Dei sei condannati, tre vivevano in Norvegia, mentre gli altri tre erano residenti in Inghilterra. Il mullah è sempre stato considerato un uomo pericolo dai vari servizi segreti mondiali, e stando ad alcune indiscrezioni giornalistiche emerse negli ultimi anni, la Cia aveva tentato un’operazione di prelevamento, una cosiddetta extraordinary rendition, sventata però dalle autorità norvegesi. In Norvegia dal 1991 assieme alla famiglia con lo status di rifugiato, è sempre stato in contatto con i vertici di Al Qaeda.

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