Oltre l’emergenza sanitaria, oltre la paura di contagiarsi, oltre la pura di morire. L’ombra nefasta della pandemia si allunga sul futuro, sulla “normalità” da riguadagnare in tempi inimmaginabili e lunghi dopo la catastrofe che ha lasciato incalcolabili macerie. Nei giorni più bui, mentre un certo spirito di sopravvivenza suggeriva di guardare oltre, di raccogliere le energie, di inventare persino qualche slogan fantasioso che potesse infondere una speranza realisticamente distante, molti evocavano gli anni della ricostruzione post bellica, di quel “miracolo” di esuberanza e sviluppo che seguì alle rovine della guerra. Un’immagine che oggi risulta però, nei fatti, totalmente inattuale e distante di fronte alla calamità che unisce la virulenza del Covid non ancora domato alla grave inadeguatezza di un contesto politico impreparato e inefficiente, soprattutto distante dalla società. Oggi chi vuole rialzare la testa, uscire dal tunnel, rischia di vedersi umiliato da un potere che sembra non avvedersi della voragine economica che minaccia la tenuta delle attività imprenditoriali e la sopravvivenza dei lavoratori.



L’episodio dell’altro giorno a Milano presso l’Arco della Pace disegna la scena a tinte forti: un gruppo di titolari di bar e ristoranti hanno organizzato un flash mob per protestare contro le misure insufficienti prese dal Governo relative alla fase 2. Tranquilli, distanziati secondo le regole, con mascherina, i manifestanti hanno comunque determinato l’intervento delle Forze dell’ordine pronte a identificare i manifestanti tacciati di “assembramento” comminando a ciascuno una multa di 400 euro.



Momenti di forte tensione, di rabbia e sconforto espressi per qualcuno fino alle lacrime, hanno prodotto in pochi secondi la percezione di una distanza abissale fra una realtà sociale che non demorde, pronta a rimboccarsi le maniche, a ricominciare pur in condizioni svantaggiate e precarie, e un “potere” cieco e sordo, fino a oggi incapace di adottare misure adeguate ad affrontare la crisi. Del resto l’altro ieri su queste colonne lo sfogo di un barista, coinvolto nella manifestazione, riempie di concretezza la situazione di abbandono: Il decreto cura Italia ci ha promesso 600 euro a testa, che sono arrivati solo a me e non a mia moglie. In compenso, i 400 euro di multa ora sono arrivati a entrambi“.



Fra le reazioni di protesta di fronte al flash mob, quasi un tentativo ingenuo per provocare l’attenzione su un dramma che rischia di far degenerare e sfibrare un tessuto sociale produttivo, qualcuno ha espresso anche una rabbiosa rassegnazione: “Ma tanto abbiamo visto che la Costituzione non serve più a niente, a niente, è uno zero”. E con questa affermazione urlata di fronte a quella prepotente interruzione della manifestazione pacifica, peraltro in linea con le norme di distanziamento sociale, sembra aver segnalato i lineamenti di un Governo liberticida, sempre più indifferente alla catastrofe che non è in grado neppure di misurare e tanto meno di arginare.

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