Multe, dal 2012 lo Stato ci ha rimesso 6 miliardi di euro: tegola per la Giustizia, l’analisi di Milena Gabanelli su Data Room fa scattare l’allarme. Per molti reati è infatti prevista una conversione della pena in una multa o un’ammenda: basti pensare alle multe per lesioni personali colpose, furti e rapine mori o spaccio di droga, oppure alle ammende per guida sotto l’effetto di alcool-droghe o i reati ambientali. Nel 2018 sono scattate 66.949 pene pecuniarie per un totale di 973 milioni di euro, ma lo Stato è riuscito ad incassare appena 14,5 milioni di euro. Stesso discorso per quanto concerne i primi 10 mesi del 2019:1,6 miliardi di pene pecuniarie per una riscossione di 5 milioni di euro. Secondo quanto riportato dal Ministro della Giustizia, dal 2012 lo Stato è riuscito a riscuotere appena il 3 per cento del totale: 196 milioni di euro rispetto alla somma complessiva di 6,9 miliardi di euro.



MULTE, LO STATO CI HA RIMESSO 6 MILIARDI DI EURO

«Le pene pecuniarie non vengono né eseguite, né convertite. Le statistiche evidenziano un grave stato di ineffettività della pena», hanno evidenziato i giuristi della Statale di Milano Emilio Dolcini e Giorgio Marinucci. Il problema sembra risiedere nel meccanismo di riscossione: la procedura è lunga e ogni passaggio ha lo stesso costo, a prescindere dall’entità delle multe prese in considerazione. Le nuove norme non hanno reso più efficiente il sistema, anzi. Una situazione totalmente opposta rispetto al modello tedesco, dove la pena pecuniaria supera l’80% delle condanne e il tasso di riscossione si aggira intorno al 90% dei casi. Un modello inapplicabile in Italia, evidenza Dataroom: «In Italia sarebbe inapplicabile sia per profili di incostituzionalità, che per l’inefficienza generale del sistema giudiziario».

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