La nomina dell’attivista trans Munroe Bergdorf ad ambasciatrice all’Onu come rappresentante delle cittadine britanniche ha fatto infuriare le femministe. «Questo maschio non ci rappresenta», attaccano 17 associazioni femministe, tra cui Women’s Declaration International e Women’s Right Network, nella cui lettera esprimono «sgomento e delusione», invitando UN Women Uk – organizzazione che si occupa di cambiare il modo in cui il mondo funziona per le donne, suggerendo quale deve essere la direzione strategica per il Regno Unito e realizzando politiche, programmi e campagne nel contesto britannico – a cambiare rotta. «È deludente vedere il comitato arrivare al punto di selezionare un uomo per rappresentare le donne».
Le femministe britanniche, ricostruisce Il Foglio, ritengono che la credibilità dell’organizzazione sia a «brandelli» e l’accusano di averle ignorate per scegliere «un maschio». Tali associazioni evidenziano che «l’attivismo ben pubblicizzato di Munroe Bergdorf non è a favore delle donne. Questa persona si è opposta al fatto che le donne facciano riferimento ai loro corpi femminili. Eppure molte questioni che riguardano le donne, come le mutilazioni genitali, i matrimoni precoci e forzati, i diritti riproduttivi, la violenza maschile, lo stupro come crimine di guerra, l’assistenza sanitaria in gravidanza e maternità e altro ancora, sono indissolubilmente legate alla biologia femminile. Come può questa persona essere una paladina delle donne se questi problemi sono ritenuti innominabili?».
LA NOMINA DI MUNROE BERGDORF FA IMBESTIALIRE LE FEMMINISTE BRITANNICHE
Munroe Bergdorf, in bilico tra politica e glamour, è stata la prima testimonial trans per L’Oreal, ma ha fatto parlare di sé anche per un violento attacco di wokeism in cui ha parlato di violenza razzista di «tutti i bianchi», anche se in un’altra occasione si era scagliata contro gli «stupidi negri sporchi e puzzolenti». Era consulente del Labour di Jeremy Corbin per le questioni lgbtq+, ma ha dovuto lasciare l’incarico dopo aver dichiarato che le suffragette erano «suprematiste bianche» e che i gay Tory sono «un particolare tipo di teste di ca**o», oltre a lasciarsi andare a svarioni misogini e omofobici. Per le femministe britanniche, Munroe Bergdorf fa bene giusto smantellare gli stereotipi di genere nella pubblicità e nei media, «ma non vediamo come un maschio, la cui presentazione come “donna” è una versione estrema e sessualizzata della femminilità, possa contribuire a questo obiettivo».
Invece, la presentazione di genere di Munroe Bergdorf «incarna l’oggettificazione che la maggior parte delle donne rifiuta in quanto esempio particolarmente umiliante di stereotipi di genere offensivi». Addirittura, Kelly-Jay Keen, aka Posie Parker, nota femminista, ha suggerito di fermare i finanziamenti per UN Women UK. Il Foglio evidenzia anche la decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di elaborare nuove linee guida per la salute transgender affidando il compito ad un gruppo formato per tre quarti da attivisti trans. Ne fa parte Florence Ashley, sedicente “giurista e bioeticista transfemminile”, secondo cui «i bloccanti della pubertà dovrebbero essere trattati come l’opzione predefinita» per tutti i giovani, anziché «lasciare che la pubertà faccia il suo corso alterando i loro corpi con il testosterone e gli estrogeni».