Muore in ospedale per antibiotico sbagliato: risarcimento ridotto
Ha del paradossale quanto accaduto a Pisa alcuni anni fa, dove un uomo è morto per via di una terapia antibiotica sbagliata per curare un’infezione. La storia è cominciata quando la vittima ha ingoiato per errore un nocciolo di susina, senza accorgersene. Giorni dopo alcune complicanze l’hanno costretto al ricovero in ospedale, dove ha subito un intervento chirurgico: alla fine, l’uomo è morto per via di una serie di infezioni post operatorie. La morte sarebbe sopraggiunta per via di una terapia antibiotica sbagliata ma l’Aoup di Pisa è stata condannata a risarcire solamente i danni da “perdita di chance di sopravvivenza”, con soli 46mila euro, per via di una malattia pregressa della vittima.
Come spiega infatti il Corriere della Sera, secondo i giudici se i medici avessero utilizzato il corretto antibiotico, avrebbero solamente prolungato la sua vita per un certo periodo di tempo, che sarebbe comunque stato limitato poiché l’uomo era malato di cancro al pancreas. Il 70enne è stato ricoverato il 23 agosto del 2016 con forti dolori addominali, per via dell’indigestione di un nocciolo di susina che aveva ingerito per errore. Il 3 settembre è stato operato e fino al 5 settembre dello stesso anno è rimasto in rianimazione per il monitoraggio post operatorio, e poi trasferito in chirurgia dove è stato curato con l’antibiotico sbagliato.
Muore in ospedale per antibiotico sbagliato: evento non legato alle azioni dei medici
Dopo essere stato trasferito nel reparto di chirurgia, il 7 settembre 2016 gli infermieri hanno notato del pus nella ferita e febbre alta. Così, dopo una consulenza, hanno deciso di sottoporlo a un intervento chirurgico urgente di revisione della ferita. Dopo averlo ricoverato nuovamente in rianimazione, l’uomo è stato curato e il 22 settembre è deceduto. I giudici hanno stabilito che al pazienze sono stati somministrati gli antibiotici sbagliati ma anche se ne avessero utilizzato altri, avrebbero solamente potuto ritardare il suo decesso ma non impedirlo.
Secondo i giudici, proprio per via delle sue condizioni di salute, l’uomo avrebbe potuto sperare solamente di vivere un po’ più a lungo ma non di guarire per via della sua patologia già avanzata. L’evento mortale non sarebbe dunque legato alle azioni errate dei medici, come sottolineato dai giudici e come spiega il Corriere della Sera. Per via però della “perdita di chance di sopravvivenza”, una parte di risarcimento sarà dovuta alla famiglia, pari a 46mila euro.