No vax, No Pass, lockdown, negazionisti e quant’altro: da diverse parti si ode in questi mesi il termine ripetuto “dittatura sanitaria”: ecco, ripescando un recente articolo di Michela Murgia su “Repubblica” il vero regime “illiberale” in Italia è praticato sul tema dell’aborto. Pro-choice convinta, femminista da tempo, la scrittrice ribalta le accuse mosse in questi mesi di una strisciante dittatura sanitaria emersa sul fronte Covid, sottolineando come l’ultimo caso del Molise – dove l’unico ginecologo che pratica l’aborto sta rimandando la pensione perché non v’è un sostituto – sia il vero scandalo da regime sanitario.
«È effettivamente in corso una dittatura sanitaria. Purtroppo però non è quella contro cui strillano i No Vax che si oppongono al Green Pass negli irresponsabili assembramenti di piazza dei giorni scorsi. La vera dittatura sanitaria viaggia sotto il nome di obiezione di coscienza, viene agita da decenni in tutte le strutture sanitarie e benché metta a rischio il diritto alla salute psicofisica di oltre la metà della popolazione, non fa alcun rumore», scrive Murgia su “Rep” gridando allo scandalo conto la legge 194. Conseguenze drammatiche per le donne che vogliono abortire, l’obiezione di coscienza secondo la scrittrice andrebbe limitata e controllata perché genera due diritti configgenti: «quello di decidere di non generare e l’altro, quello di sottrarsi a uno specifico compito medico regolato dalla legge. Poiché il secondo diritto è considerato indiscutibile, quando a rivendicarlo è la maggioranza dei medici di un territorio, appare chiaro quale dei due sia davvero prevalente».
L’ABORTO E LA ‘LIBERTÀ’
Secondo Michela Murgia, l’aborto è invece reale “libertà” per la donna che non vuole essere madre: «il diritto a obiettare per i medici è infatti garantito ovunque, mentre una donna che non vuole diventare madre deve avere abbastanza fortuna da vivere nella regione giusta. Se davvero vi indignano le dittature sanitarie, considerate questa, se non altro perché, a differenza dell’altra, è vera». Non solo, per la scrittrice e saggista, il mettere in correlazione la crisi di natalità con l’aborto è qualcosa di enormemente sbagliato: «in condizioni di quasi impossibilità di interruzione delle gravidanze, chi non vuole diventare madre non lo diventa comunque. Dietro quel pensiero, sostenuto apertamente dai partiti di destra e dai loro esponenti istituzionali, c’è però un ragionamento fallace: se siamo un Paese di vecchi la colpa è delle donne egoiste che non fanno più figli». Murgia bolla come “patriarcale” la società italiana e chi pratica l’obiezione di coscienza, arrivando a citare per paradosso Florynce Kennedy: «amava ripetere il paradosso che se gli uomini potessero rimanere incinti, l’aborto probabilmente diventerebbe un sacramento». Ma l’invito di Murgia – sottolineiamo purtroppo – non è così dissimile da quanto deciso lo scorso giugno presso il Parlamento Europeo quando ha votato una risoluzione (il Rapporto Matic, ndr) in cui teorizza la cancellazione dell’obiezione di coscienza: «l’aborto è un diritto umano» e per questo motivo, «nessun Governo può porre limitazioni». Il diritto alla scelta della donna – legittimo e garantito da tutte le democrazie liberali – viene prima del diritto del nascituro: questo non è un commento, è la dura e cruda realtà dei fatti.