Quella di oggi – 9 novembre 2024 – è una ricorrenza particolarmente importante (seppur del tutto simbolica, dato che viene festeggiata ad ottobre con un anno di ritardo) perché cade il 35esimo anniversario della famosissima caduta del Muro di Berlino che tenne diviso il territorio tedesco per 28 anni prima di aprire – letteralmente – le porte di una città che divenne simbolo delle profonde divisioni che seguirono alla Seconda guerra mondiale: il 9 novembre del 1989 – infatti – in seguito ad una dichiarazione mal interpretata dai cittadini tedeschi, il Muro di Berlino venne spontaneamente abbattuto, velocizzando un processo che avrebbe (quasi certamente) richiesto ancora diversi mesi.



Procedendo per ordine, prima di arrivare al Muro di Berlino è certamente interessate partire dalla sua genesi che ci ricollega – brevemente – alla fine della Seconda guerra mondiale in cui la Germania per vi delle sue (o meglio, di quelle di Adolf Hitler) colpe venne divisa in quattro parti: un blocco occidentale ripartito tra Francia, Stati Uniti e Regno Unito ed uno orientale – il più ampio dei quattro – in mano all’Unione Sovietica che incontrò non poche opposizioni da parte di cittadini che non volevano trovarsi a vivere in una seconda dittatura dopo gli anni bui nazisti.



Così, per frenare le continue fughe tra quelle che vennero di lì a poco rinominate ‘Germania Est’ e ‘Germania Ovest’ (nel frattempo, peraltro, al centro di contese da parte dei quattro attori che si riorganizzarono per opporsi ai tentativi di predominio da parte dei Sovietici) venne l’idea – a lungo fermamente smentita da politici, amministratori e quant’altro – di costruire il Muro di Berlino per impedire ai cittadini di abbandonare il blocco sovietico che rischiava di rimanere completamente deserto.

Il Muro di Berlino: dalla costruzione all’abbattimento ‘spontaneo’ 28 anni dopo

Il Muro di Berlino venne eretto in una singola notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 per mano dello stesso regime sovietico: inizialmente si trattava di una lunga ed alta linea di filo spinato, ma dal 15 agosto venne erette anche le prime lastre di cemento e pietra; mentre nel 1962 venne costruito un secondo muro (del quale non sono rimasti resti di alcun tipo) poco distante per designare una vera e propria ‘striscia della morte‘ e nel 1975 il progetto venne completato definitivamente con uno spesso muro interamente fatto di cemento armato rinforzato: il Muro di Berlino a questo punto era alto quasi 4 metri e largo un metro e mezzo, si estendeva per 155 km ed era costellato – sul lato Est – di pattuglie, torrette di guardia e fossati anticarro.



Inutile ricordare che dopo un iniziale periodo in cui i cittadini erano liberi di passare attraverso i checkpoint del Muro di Berlino, ben presto questo venne limitato a pochi funzionari e diplomatici, aumentando a dismisura i malumori dei cittadini, ormai intrappolati ad Est; talvolta senza le loro famiglie che erano scappate ad Ovest: i malumori divennero critiche, e le critiche vere e proprie manifestazioni, fino a quando il leader della Germania Est Erich Honecker fu costretto alle dimissioni.

Veniamo – così – al 9 novembre del 1989 in cui il ministro della Propaganda dell’Est Günter Schabowski annunciò che presto si sarebbero liberalizzati i visti per attraversare il Muro di Berlino: la notizia venne interpretata come una definita apertura della cortina e i cittadini del lato sovietico si riversarono nei checkpoint costringendo le guardie armate a lasciarli passare per evitare quello che sarebbe diventato un genocidio; mentre alcuni, ‘armati’ di piccone iniziarono ad abbattere il cemento armato e poco importò che per la riunificazione della Germania ci volle ancora quasi un anno, perché ormai i cittadini si sentivano parte di una sola nazione, non più divisa dal muro simbolo della Guerra fredda.