MURRAY VS TSITSIPAS E IL CASO TOILET BREAK

Ha fatto discutere, e ne abbiamo parlato, il comportamento di Stefanos Tsitsipas nel corso del primo match degli Us Open 2021: una partita epica contro Andy Murray, che il greco ha vinto al quinto set dopo essere stato sotto 0-1 e 1-2 (ma anche 3-5 nel tie break del secondo set). Lo scozzese lo ha accusato di essere “birichino”, diciamo così: se un campione come lui parla di rispetto perso nei confronti dell’avversario – numero 3 Atp – qualcosa sarà successa, e infatti la strategia di Tsitsipas di servirsi dei toilet break è stata discussa, anche dagli addetti ai lavori e dai colleghi che, sostanzialmente, si sono schierati dalla parte di Murray. Anche perché era già capitato: Alexander Zverev per esempio si era reso conto di come papà Apostolos, che è l’allenatore di Tsitsipas, durante le pause per andare in bagno scrivesse sul suo telefonino, e dunque aveva fatto due più due accusando i due greci di messaggiarsi in maniera illegale, anche perché Tsitsipas junior era solito portare con sé tutta la borsa negli spogliatoi.



Ora, va premesso che il coaching (cioè “allenare”, nel senso più stretto del termine) nel corso degli Slam è illegale: lo sa bene per esempio Serena Williams, che per una penalizzazione a Patrick Mouratoglou ha tirato in piedi un polverone nella finale proprio degli Us Open, coinvolgendo anche la povera Naomi Osaka che alla fine l’ha battuta, ma per le intemperanze della collega (poi brava, se non altro, a chiamare l’applauso per la giapponese) si è vista rovinata una grande festa per il primo Slam in carriera. Per questo i toilet break di Tsitsipas sono sospetti per due cose: la prima, lo spezzare il ritmo all’avversario durante un match, specialmente quando si è in difficoltà allontanarsi per 10 minuti può avere parecchi effetti sul rendimento di chi sta vincendo. La seconda, appunto, la possibilità che durante quelle pause possano arrivare comunicazioni con il coach, violando apertamente il regolamento.

COSA DICE LA REGOLA SUL TOILET BREAK

Riguardo il toilet break in senso stretto, il problema sta nel regolamento: come accade in vari aspetti del tennis, la norma presenta qualche punto oscuro. Se nei tornei che si giocano sulla distanza dei tre set ne è consentito soltanto uno, negli Slam le partite possono durare anche oltre quattro ore (se non di più) e dunque una regola ferrea vera e propria non esiste, ma generalmente c’è maggiore flessibilità. Per questo Tsitsipas non ha torto nel dire che i suoi comportamenti rientrano nel consentito: è vero, anche la normativa sulla durata di queste pause non è netta ma parla di “tempo ragionevole”.

Il greco ha detto che a causa dell’ampia sudorazione non gli sembra giusto spogliarsi integralmente davanti a tutti, e quindi ha bisogno di andare negli spogliatoi; qualcuno ha notato anche che a dire il vero non è che sia particolarmente lindo e pinto quando torna in campo, il che ha aumentato i dubbi. Da parte nostra, diciamo una cosa: il regolamento sarà anche dalla parte di Tsitsipas e certamente i trucchetti per irretire gli avversari possono far parte del bagaglio di esperienza di un giocatore (anche in altri sport), ma nel codice non scritto del tennis – in questo caso – avrà sempre ragione uno come Murray, anche perché (lo ripetiamo) Tsitsipas non è nuovo a questi stratagemmi e ormai i colleghi se ne sono accorti. Certo, basterebbe magari rivedere la regola…