Il Museo del Prado compie 200 anni. Per questo anniversario davvero speciale anche Google ha deciso di festeggiare lo storico museo spagnolo con un doodle. Il Prado è uno dei musei più grandi e famosi al mondo al cui interno si trovano 8600 quadri di grandissimi artisti italiani, spagnoli e fiamminghi: da Beato Angelico a Raffaello Sanzio, da Rogier van der Weyden a Pieter Paul Rubens, da Tiziano a Francisco Goya. Progettato dall’architetto Juan de Villanueva, il Museo del Prado è stato inaugurato in pieno centro a Madrid a circa vent’anni di distanza dal Louvre di Parigi. Inizialmente è stato chiamato Museo Real de Pinturas per via della presenza di opere provenienti dalla collezione reale spagnola, ma nel corso degli anni ha cambiato nome diventando il Museo del Prado. Dalla sua apertura ad oggi, il museo è diventato uno dei punti di riferimento per i tantissimi amanti di arte. Una tappa assolutamente imperdibile per chi visita la capitale spagnola. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)
Maya Desnuda e Vestida: il confronto
È uno degli autori forse più raffigurativi dell’arte pittorica spagnola e non può che mancare nel viaggio da “insider” nelle opere del Museo del Prado: Francisco Goya con le sue due opere più famose è presente al museo “bicentenario” di Madrid. Maja Desnuda e Maja Vestida sono messe lì, una a fianco dell’altra all’interno del Prado ritraendo la stessa donna nella medesima posizione prima vestita e poi completamente nuda. Non è difficile intuire quale dei due quadri di Goya compiuti nel 1800 abbia portato maggiore scandalo alla Spagna sotto la Santa Inquisizione; eppure, nonostante il divieto di ritrarre soggetti nudi o peggio erotici, Goya dimostra tutto il suo lato pittorico “romantico” presentando solo in apparenza due quadri “uguali”. Nella versione vestita, la Maya – che si è sempre vociferato fosse l’amante del Primo Ministro di Spagna – vede una pennellata quasi “approssimativa”, veloce e senza quella miriade di dettagli che invece appaiono curati e didascalici nella versione “desnuda”. La bellezza del corpo nudo Goya la ritrae con tutti i crismi della cura maniacale per il dettaglio, mentre l’elemento “vestito”, “coperto”, è come se invece serva decisamente meno tempo per ritrarlo e, sottilmente, per ammirarlo. (agg. di Niccolò Magnani)
LE DUE DONNE PITTRICI: IL TESORO DEL PRADO
Il tesoro di Madrid alla conquista del mondo, con molto più che un “pizzico” di Italia: il Museo del Prado oggi in festa presenta in queste ultime settimane una mostra assai particolare dedicata a due delle pittrici più famose del Cinquecento, entrambe italiane. Si tratta di Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana che fino al prossimo 2 febbraio 2020 saranno presenti con le loro 65 opere all’interno della collezione straordinaria del museo madrileno. Il percorso artistico, gli autoritratti e l’adesione all’età loro contemporanea: non capita spesso di assistere a grandi artisti nella pittura di genere femminile e l’occasione data dal Museo del Prado è anche per questo eccezionale. Dai rapporti con gli Uffizi ai contatti con van Dyck fino alla sezione finale dove la mostra comprende un testo di Pedro Pablo de Ribera pubblicato nel 1609 che approfondisce la storia e l’arte di queste due grandi pittrici italiane. (agg. di Niccolò Magnani)
LAS MENINAS DEL VELASQUEZ: L’OPERA AL PRADO
Proseguiamo il nostro viaggio virtuale nel museo del Prado di Madrid, oggi celebrato da Google con un Doodle apposito per via del suo 200esimo compleanno, con l’opera forse più nota ed importante della stessa collezione di quadri racchiusa in quel della capitale spagnola. Stiamo parlando precisamente de “Las Meninas” di Diego Velazquez. Si tratta di un dipinto maestoso, che misura più di tre metri di altezza per quasi 3 di larghezza (circa nove metri quadri, quanto un piccolo soggiorno), e che ha come protagonista la famiglia reale spagnola. Come ricorda artofbreakfast.it, lo stesso Velazquez si è ritratto nel quadro, ed è un’opera particolare in quanto dipinta “al contrario”. Si nota infatti la famiglia reale che assiste alla realizzazione dello stesso quadro, con al centro la piccola Margherita (Maria Teresa d’Asburgo), la cui particolarità è quella di seguire con il proprio sguardo ogni spostamento dell’osservatore. Secondo molti critici si tratta quasi di un dipinto storico visto che al suo interno troviamo numerosi elementi che descrivono la vita reale dell’epoca. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MUSEO DEL PRADO, “IL DAVIDE E GOLIA” DI CARAVAGGIO
Sono tantissime le opere del barocco spagnolo presenti al museo del Prado di Madrid, ma ovviamente non potevano mancare gli artisti italiani, a cominciare da uno dei massimi esponenti della pittura barocca. Nella capitale spagnola si può infatti ammirare un’opera dell’ultimo periodo di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, ovvero, “Davide e Golia”. Si tratta di un quadro, che come anticipa lo stesso titolo, rappresenta la scena biblica di Re Davide che ammazza il gigante Golia, decapitandolo, un olio su tela realizzato fra il 1597 e il 1598. Delle dimensioni contenute, circa un metro per un metro, nell’opera d’arte si vede Davide rappresentato con le stesse sembianze di Caravaggio, mentre tiene a terra, con un ginocchio sul corpo, il possente Golia, e nel contempo, nella mano destra, sfoggia la testa del gigante. Il quadro rientra in una serie di opere che lo stesso Michelangelo Merisi aveva iniziato a dipingere dopo che era stato condannato a morte per decapitazione, accusato dell’omicidio di un uomo durante un litigio. L’opera di Caravaggio si trova in una sola con altri 20 dipinti, ma storicamente è la prima che salta all’occhio. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MUSEL DEL PADRO, 200 ANNI DI BELLEZZA E PAZZIA
Duecento anni di bellezza e cultura. Duecento anni del Museo del Prado di Madrid. Uno dei musei più ricchi del mondo, ricchi di cultura e bellezza, taglia il traguardo del bicentenario e sembra più fresco che mai. E nel duecentesimo anniversario Museo del Prado c’è anche molta Italia. Come in tutti i maggiori musei del mondo, anche al Museo del Prado infatti sono custodite molte opere di artisti italiani, ma perfino il video celebrativo che accompagnerà per tutto l’anno la manifestazione è ad opera di un giovane artista visuale italiano, Rino Stefano Tagliafierro. Ed è quasi “miracoloso” provare in poco più di quattro minuti l’esperienza di essere dentro a una storia viva, quella del Museo del Prado, quella di una storia emozionale raccontata nell’animazione di alcune delle maggiori opere d’arte custodite proprio nel Museo del Prado. Una storia di “Bellezza e Follia”, dal Ragazzo seduto di Manzano y Mejorada al Giardino delle delizie di Bosch, da Las meninas di Velazquez sino alle tre grazie di Rubens che all’improvviso si muovono, così come le armi de Il 3 maggio 1808, la fucilazione dipinta da Goya. Ne esce un racconto quasi struggente, in particolare da quest’ultimo, che fa rivivere tre secondi: l’uomo in camicia bianca scuote le braccia e chiede l’assoluzione; I soldati francesi alzano le pistole e mirano; Un altro patriota abbassa la testa per evitare di guardare. I tamburi risuonano. E poi la storia è già trasferita a El aquelarre o El gran cabrón, sempre di Francisco de Goya. Un lavoro moderno e certosino al tempo stesso grazie al quale Tagliafierro opera una vera e propria destrutturazione di alcune opere per compierne una sorta di “restauro” visuale, elemento per elemento, armonizzandolo nella narrazione. Così come il Museo del Prado costituisce una sorta di mosaico culturale vivo e che respira l’aria della modernità. E che oggi arriva a tagliare per la seconda volta il traguardo del centenario.
Museo del Prado, l’annunciazione del Beato Angelico
Nel percorso che oggi faremo tra le opere del Museo del Prado, parliamo di uno dei quadri più iconici del ‘400, cioè l’annunciazione del Beato Angelico. Questo è solo uno dei capolavori custoditi al Museo del Prado, probabilmente la terza di una serie di tre grandi tavole dell’Annunciazione dipinte dall’Angelico negli anni trenta del quindicesimo secolo (le altre due sono l’Annunciazione di Cortona e l’Annunciazione di San Giovanni Valdarno). L’opera, tripartita (il giardino, l’arcata dell’Angelo e l’arcata della Vergine) è a sua volta un racconto della storia dell’umanità e del suo rapporto con Dio, che si ricompone nel Cristo. La prospettiva, sottolineata dal raggio di luce dello Spirito Santo, conferisce la chiave di lettura del capolavoro del Beato Angelico del Museo del Prado. La prospettiva passa dal giardino, dalla doppia valenza simbolica e da cui sono cacciati Adamo ed Eva, al grembo di Maria che accetta la parola di Dio su di se, come simbolizzato dal libro aperto sulle sue ginocchia. Tutto in questo dipinto (le rose per la passione di Cristo, la palma del giardino, il giardino stesso a simboleggiare la verginità di Maria, i colori…) narra una fase della storia dentro a un contesto sempre più ampio e spiccatamente allegorico che è la l’ingresso di Dio nella storia dell’uomo per la sua salvezza. Entro il 1435, quando i lavori al convento dovevano essere conclusi, la pala dell’Annunciazione di Beato Angelico doveva essere terminata. Ceduta, entrò poi nelle collezioni reali della monarchia spagnola e da qui al Museo del Prado, dove la possiamo ammirare oggi.