MUSICA COME MEDICINA? ECCO COME INFLUENZA IL CUORE
La musica come medicina? È possibile e anzi sta ottenendo ottimi risultati anche grazie agli studi di Elaine Chew, secondo cui non solo le canzoni che ci piacciono ma pure determinati ritmi e accordi sono capaci di influenzare i nostri sentimenti e in maniera positiva il corpo. Secondo la Chew, il cui caso è stato raccontato da una intervista della ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ e che è nota per essere una pianista ma soprattutto una ricercatrice operativa specializzata nello studio delle strutture musicali applicate all’esecuzione e alla composizione, in futuro da ciò potrebbe derivare un grande aiuto pure per le patologie cardiache. Non solo: la ricercatrice è riuscita a trasformare le aritmie in concerti.
Come? Analizzando le tracce elettrocardiografiche dell’aritmia e ricorrendo anche alla terapia digitale. Pianista e matematica al King’s College di Londra, nel corso della lunga intervista concessa al quotidiano tedesco, la ricercatrice ha provato a spiegare qual è il suo campo di azione e gli effetti benefici che potrebbe avere in futuro: “Nella nostra ricerca ci concentriamo sulle reazioni del corpo e soprattutto il sistema nervoso autonomo ma anche come cambia la frequenza cardiaca, la respirazione e la pressione sanguigna mentre i soggetti che analizziamo ascoltano la musica”. Tra gli effetti di note e armonie sul nostro corpo, c’è anche quello di farci battere più forte il cuore, ma anche calmarci: spesso questi effetti sono stati attribuiti ai sentimenti, ed ecco perché i cardiologi sono interessati alle conseguenze della musica sul sistema nervoso, quello cardiaco e le malattie ad essi associate”.
ELAINE CHEW: “MODELLI MATEMATICI E PASSIONE PER LA MUSICA: ECCO COME…”
Nel corso della chiacchierata con la FAZ, la Chew ha spiegato che già agli inizi della sua carriera aveva cercato di combinare la matematica alla sua passione per la musica, accennando a un modello matematico sviluppato ad hoc con “una matrice a spirale”. Dietro le sue ricerche ci sono anche motivazioni personali: “Anch’io ho sofferto di aritmia cardiaca, da bambina ho avuto problemi di tachicardia, il mio cuore batteva così forte che il cervello non riceve più abbastanza ossigeno e… vedevo le stelle. Cominciandoli a studiare, poi sono rimasta affascinata dai miei dati che mi hanno portato all’idea di usare proprio i miei battiti cardiaci irregolari come ritmo per la musica! Ovvio che i miei cardiologi erano più interessati a capire in che modo la musica può influenzare il cuore…”.
E alla domanda se e quando sarà possibile mettere in pratica queste scoperte, Elaine Chew si è così espressa: “Nell’era dei computer e degli algoritmi, possiamo ottenere molto con i nostri dati. Stiamo lavorando ad un’app per la musico-terapia dato che, se capiamo come l’armonia influisce sull’attività cardiaca, possiamo allora usarla nei trattamenti e anche per evitare determinati effetti collaterali. Queste malattie sono una delle cause di morte più comuni in tutto il mondo e la nostra ricerca fornirà una migliore comprensione del problema”. E il sogno della ricercatrice per il futuro? “La guarigione dalle aritmie cardiache sarebbe un grande passo: non so se arriveremo a tanto ma dato che sono molto comuni e causa di stress e cambiamenti significativi nel sistema nervoso, ecco che allora la musica può alleviare questo stress e ridurre di conseguenza i rischi per il cuore. E chissà che in un futuro non diventi un rimedio efficace anche per la prevenzione e il trattamento delle patologie vascolari…” conclude la Chew.