Luca Francesconi, compositore e neodirettore della Biennale Musica di Venezia, in un’intervista al Corriere della Sera (30/09) ha dichiarato «solo avendo il coraggio di inoltrarsi fino alle origini del suono si può progettare qualcosa di nuovo».
Fanno scalpore le sue geremiadi contro la musica contemporanea (che è il suo mestiere), che secondo lui “non esiste più”, ed è fatta da compositori che «insistono a strizzare l’occhio a un pubblico che non esiste». Andando oltre la polemica e le affermazioni con cui si può facilmente, ma superficialmente, essere d’accordo, cosa vuol dire andare alle origini del suono?
Una pista in questa direzione è stata percorsa già da diversi compositori. Suoni prodotti in modi insoliti (sassofoni suonati come flauti, violini suonati dietro il ponticello…) sono all’ordine del giorno già da tempo. Suoni nuovi sono propriamente il campo di azione della musica elettronica.
Eppure ci si chiede dov’è la musica che abbiamo perso “cercando il suono”?
Una cosa simile è successa già nelle altre arti. Molti pittori si sono interessati più del colore e della “texture” che della figura o dell’armonia di forme astratte. Diversi scultori hanno operato un passaggio simile, focalizzandosi sulle qualità delle superficie alla fine dell’itinerario che porta dalla figura attraverso la forma astratta. C’è chi biasima questo fatto; eppure esiste un fascino grande nel particolare. E non è scontato che l’artista ci faccia guardare con attenzione il travertino fratturato, la ruggine sull’acciaio, o i piccoli dettagli che la fotografia può mostrare con grande efficacia. Anche qui c’è bellezza. Ma ci si può perdere nei rivoli dell’essere.
La filosofia delle origini cercava l’arché, il principio, il prioritario, ma permaneva nella divisione del mondo in cose buone e cose cattive. Con la fede cristiana nella creazione ex nihilo si comincia ad affermare che tutto l’essere è positivo, e ancor di più si pone il problema delle priorità.
Omnia loquntur unum, si può arrivare a Dio anche partendo dal fascino della ruggine sul una lastra di metallo. Ci si può arrivare, ma a patto che si guardi il particolare all’interno dell’affermazione del significato totale.
Può mancare il contesto per apprezzare il particolare e allora può crescere il dubbio che ciò che è nato come appassionata ricerca delle origini del suono sia diventato un gioco sterile per gli iniziati.
Comunque, la Biennale sarà un interessantissimo banco di prova per le idee di Francesconi.
Già si vede dal programma qualche novità; sarà poi il pubblico a dimostrare di esistere o meno.



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