È in uscita un film su Stefano Bollani del regista padovano Francesco Schiavon, dal titolo Portrait in blue. Il lungometraggio, girato a Padova e prodotto da Harvey Film, sarà nelle sale a dicembre.
Questo lavoro, frutto di un anno passato con il pianista tra le quinte dei concerti, delle trasmissioni televisive, di quelle radiofoniche e dei teatri è andato a investigare i lati meno noti di un’artista sempre capace di stupire per le sue mille risorse.
Conosciuto in tutto il mondo per la sua genialità di improvvisatore e compositore, Stefano dimostra nei suoi concerti anche grande padronanza del palcoscenico e una capacità di divertire il pubblico fuori dal comune.
La cifra artistica del pianista non si discute e i riconoscimenti non si contano, anche se la sua ilarità viene comunque usata dai suoi detrattori e da chi lo declasserebbe volentieri a “pianista-cabarettista”.
I molteplici progetti musicali sembrano non esaurire la sua creatività, che si riversa così nella scrittura (da poco uscito il suo primo romanzo “La sindrome di Brontolo”) nel teatro, nella radio e chissà in cos’altro in futuro.
Questo viaggio dentro la vita e l’esperienza artistica di Bollani parte dall’European Jazz Prize ricevuto il il 14 dicembre 2007 a Vienna, trampolino di lancio per l’est europeo.
Il film si concentra poi su quell’eclettismo di Bollani prima accennato, che, come dice il regista Francesco Schiavon «ha estimatori in tutto il mondo: Stati Uniti e Giappone sono tappe consuete per lui, ma soffre di un amore-odio, non solo metaforico, da chi frequenta gli ambienti dei cosiddetti puristi del genere, ai quali non piace il Bollani scherzoso e cabarettista, quando fa i siparietti dissacranti alla fine dei concerti di piano solo… Riteniamo utile far conoscere altre prospettive, altre chiavi di lettura, per rendere meglio il dinamico mondo artistico di Stefano».
La storia prosegue ritrovando le origini: la musica di Carosone e il ragtime ascoltati da piccolo, l’amicizia con Renzo Arbore, la collaborazione con lo scrittore Fosco Maraini che sfocierà poi nella composizione delle musiche per la “Gnosi delle fanfole”. Il teatro con Lella Costa e la Banda Osiris. Il racconto dei colleghi, quelli di un’altra generazione come Enrico Rava, (il trombettista che lo lanciò) e Gianluigi Trovesi o quelli che, come Mirko Guerrini, lo accompagnano dall’infanzia.
Fino all’avventura e all’immersione nella musica brasiliana popolare (samba e choro) con il disco “Carioca”, un gruppo di musicisti brasiliani straordinari e la fortunata tourneè, che ha avuto come culmine il concerto all’ultima edizione di Umbria Jazz con Caetano Veloso.
ASCOLTA UN ESTRATTO DEL CONCERTO DI UMBRIA JAZZ 2008